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Dal 28 febbraio al 5 marzo 2017, Teatro Bellini
Giocando con Orlando
liberamente tratto da Orlando Furioso di Ludovico Ariosto

adattamento e regia Marco Baliani

con Stefano Accorsi, Marco Baliani

produzione Nuovo Teatro

Dopo il successo di Furioso Orlando, Marco Baliani e Stefano Accorsi tornano a confrontarsi a modo loro con l’Orlando Furioso, il capolavoro di Ariosto che, secondo Italo Calvino «è un universo a sé in cui si può viaggiare in lungo e in largo, entrare, uscire, perdercisi». Con questo Giocando con Orlando Baliani e Accorsi, esplicitando fin dal titolo le loro intenzioni, esplorano quest’universo armati di curiosità e ironia. Su una scena abitata unicamente dalle opere di Mimmo Paladino vedremo i due artisti mentre entrano ed escono dai mille personaggi dell’Opera e ci raccontano l’amore, la gelosia, le fughe e i viaggi con le stesse parole usate da Ariosto, ma, al tempo stesso indagandole e attualizzandole, commentandole e nutrendole di nuova vitalità… rigorosamente in rima. Un gioco, per l’appunto, che come dice lo stesso Baliani, «sorprenderà lo spettatore, che, dopo esser stato condotto al campo da gioco, alla giostra e alla helzapoppiniana baraonda, si troverà all’improvviso di fronte a qualcosa di antico, i sentimenti, avrà appena il tempo per sentirli e provare qualcosa che assomiglia alla nostalgia, per poi essere trascinato di nuovo sulle montagne russe dell’Ippogrifo volante o dell’Orca ruggente».

durata 90 min.

Teatro Bellini dal 28 febbraio al 5 marzo 2017

Prezzi
MARTEDÌ
1′ SETTORE 22€
2′ SETTORE 18€
3′ SETTORE 14€

MER/GIOV/VEN/SAB/DOM
1′ SETTORE 32€
2′ SETTORE 27€
3′ SETTORE 22€

OVER 65/CRAL/CONVENZIONI
1′ SETTORE 28€
2′ SETTORE 23€
3′ SETTORE 18€
Esclusivamente per le repliche del mercoledì, giovedì, venerdì e sabato pomeriggio

UNDER 29
15€

Orari
MARTEDÌ, GIOVEDÌ, VENERDÌ, SABATO ORE 21.00 – MERCOLEDÌ ORE 17.30 – DOMENICA ORE 18.00

Nuovo Teatro
diretta da Marco Balsamo
presenta

STEFANO ACCORSI
e
MARCO BALIANI
in
GIOCANDO CON ORLANDO
liberamente tratto da Orlando Furioso di Ludovico Ariosto

adattamento teatrale e regia
Marco Baliani

scene Mimmo Paladino

impianto scenico Daniele Spisa

costumi Alessandro Lai

luci Luca Barbati

Progetto GRANDI ITALIANI

Ariosto ORLANDO FURIOSO, Boccaccio DECAMERON, Basile LO CUNTO DE LI CUNTI

di Marco Baliani, Stefano Accorsi, Marco Balsamo

Portare in teatro la lingua di tre grandi italiani Boccaccio, Ariosto, e per ultimo il Basile, sfidando la complessità delle loro opere, per scoprire quanto ancora possiamo nutrirci delle loro invenzioni, dei loro azzardi, delle loro intuizioni. E per mostrare, con l’arte della scena, che la bellezza delle loro creazioni è un tesoro inestinguibile, a doppio filo legato a quell’altra beltà che è il nostro paesaggio e le nostre opere d’arte.

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Stefano Accorsi e Marco Baliani, di nuovo insieme a giocare con i versi dell’Ariosto, una produzione Nuovo Teatro.

Attore, regista e drammaturgo, Marco Baliani ha trasformato i 38.746 versi dell’Orlando Furioso e le donne, i cavalier, l’arme, gli amori nello spettacolo Giocando con Orlando, un’inedita ballata in ariostesche rime e una singolar tenzone per il palcoscenico da condursi corpo a corpo, rima dopo rima con Stefano Accorsi.

Coincidenze, occasioni e imprevisti hanno generato questa avventura teatrale, che parte dal successo dell’edizione di Furioso Orlando, e raccoglie la necessità e la rinnovata sfida di provare a esplorare il testo in una direzione ancor più radicale dove l’arte sublime del giullare e dell’improvvisazione fa risuonare i corpi in scena attraversati da rime, versi, suoni, rumori trasformandoli in uno e in tutti i personaggi e nei mostri e nelle creature magiche del celebre ‘cantare’. “Come nasce Giocando con Orlando? Nasce da uno scherzo del caso. Mi trovavo ad Asti– racconta Baliani – per la regia della stagione estiva del Furioso Orlando, ma quel giorno l’attrice – Nina Savary – non è riuscita a prendere l’aereo e le scenografie non sono partite da Napoli. C’erano più di ottocento prenotazioni, il produttore Marco Balsamo e gli organizzatori erano disperati. Con Stefano Accorsi ci siamo messi a tavolino e siamo andati in scena così, senza costumi e luci, improvvisando. Io, che non conoscevo a memoria il testo, ho recitato le parti femminili e ho riprodotto con il suono della voce tutti i rumori di scena. Lì è nata l’idea di creare una nuova messinscena, con soltanto noi due attori in scena, tornando un po’ al fondamentalismo del mio Kohlhaas. È stato un nuovo esperimento, una nuova tappa di lavoro”. In Giocando con Orlando Stefano Accorsi interpreta sempre il paladino Orlando, ma è anche il cantore che aggancia i vari episodi nel flusso della storia, Marco Baliani invece è un fool, un regista in scena, pronto ad essere spalla e comprimario, a tendere trappole e inventare strofe. Lo spettacolo parte sempre dalle due storie d’amore principali: il paladino Orlando che insegue la bella Angelica e la guerriera cristiana Bradamante innamorata di Ruggiero, cavaliere saraceno destinato alla conversione, per poi moltiplicare i personaggi, creandone altri intorno, mostri compresi, per condurli a giocare sulla corrispondenza delle rime infilate in un ritmo galoppante, con molta improvvisazione verbale, con rime difficili da trovare, con gesti difficili da compiere.

Mimmo Paladino con i suoi celebri cavalli, realizza la giostra per i duelli, gli amori, gli scontri e gli incontri dei cavalieri che appaiono e scompaiono nel girotondo che il gioco impone. In un impianto scenico firmato da Daniele Spisa si muovono i costumi di Alessandro Lai nel disegno luci di Luca Barbati.

Note di regia

Ma che c’entra Baliani con Accorsi?

Tutt’e due in scena, due attori così diversi?

Cosa è successo? Il Furioso Orlando con in scena Stefano Accorsi e Nina Savary ha girato moltissimo e ha avuto il pregio di fare riscoprire l’immensa opera di Ariosto a migliaia di spettatori. Poi, complice il caso, ne è nata una seconda versione: mi ero accorto che quello che avevamo fatto fino ad allora era una scoperta interessante, ma si poteva fare di più. Mentre seguivo Nina Savary e Stefano Accorsi nella loro evoluzione, e vedevo la forza teatrale del repertorio, della ripetizione che genera nuove idee, ho provato a immaginarmi Ludovico Ariosto che declamava il suo poema. Ma declamava poi? Come raccontava le vicende, c’era musica, la faceva lui, era da solo? Come gli nascevano i cambi di scena, l’abbandono di un filone per cercare una nuova puntata recuperando un eroe dimenticato alcuni capitoli prima? Come decideva di accorciare, tagliare, ricucire, stava attento alle risposte del suo pubblico, provava prima di mettersi all’opera?

Sono corbellerie queste? Forse sì, lo sono, ma da artista devo immaginare un corpo in scena che dice parole e allora perché non provare a rendere il poema ancor più giullaresco, a farlo parente di quell’altro teatro che si svolgeva, appena fuori da quelle corti, nelle stesse piazze, magari con guitti che citavano a memoria gli stessi episodi, ma più rozzamente?

Così ho voluto provare a esplorare il testo in una direzione ancor più radicale.

Il gioco del teatro nel teatro è vecchio come il mondo, l’arte è saperlo condurre in un precario equilibrio, a misura, senza intaccare mai la poesia del poema, senza deridere i personaggi, senza distanza, ma con tutta la compassione amorosa dei guitti che amano le loro creature perché ci si identificano.

In questa nuova versione di Giocando con Orlando c’è molta fisicità, senza scene, senza illustrazioni di alcun tipo, ogni gesto, parola, suono, musica, temporale, vento e accidenti vari viene emesso da quei nostri due corpi affannati e saltellanti.

Il centro resta sempre il tema dell’amore, corrisposto e non, violento e non, tradito e non, con le due coppie di Orlando e Angelica e Bradamante e Ruggiero, e noi due che entriamo e usciamo dai personaggi, creandone altri intorno, mostri compresi, giocando, appunto, sulla corrispondenza delle rime infilate in un ritmo galoppante, con molta improvvisazione verbale, con rime difficili da trovare, con gesti difficili da compiere.

Saltando spazi e tempi con un semplice gioco di luci, o con un salto in più su una pedana rialzata. Stefano è il cantore che aggancia i vari episodi in un flusso più continuativo, io invece sono un fool, a far da regista in scena, a diventare spalla e comprimario, a tendere trappole e inventare strofe. Ma ecco, che grazie a questo gioco, a questa ludica gioia teatrale, a tratti appare, per intero, la passione dell’amore, distillata e resa straziante, la forza dell’amicizia, in un attimo di commossa fratellanza, la furia della gelosia in un esercizio distruttivo. Giocando con Orlando saprà sorprendere lo spettatore che, dopo esser stato condotto al campo da gioco, alla giostra e alla helzapoppiniana baraonda, si troverà all’improvviso di fronte a qualcosa di antico: i sentimenti. Avrà appena il tempo per sentirli e provare qualcosa che assomiglia alla nostalgia, per poi essere trascinato di nuovo sulle montagne russe dell’Ippogrifo volante o dell’Orca ruggente.

Marco Baliani

Domande & Risposte – Marco Baliani & Stefano Accorsi

Giocando con Orlando prende le mosse da una sorta di progenitore, ossia lo spettacolo Furioso Orlando. In questo passaggio, com’è cambiato il suo modo di confrontarsi con un autore come l’Ariosto?

Marco Baliani

In questa versione ho insistito molto di più sul senso del gioco teatrale e penso che la struttura narrativa dell’Ariosto si possa piegare bene ad una struttura più ludica e corporea. Per questo ho chiesto a Mimmo Paladino di aiutarci in questo gioco con le sue sculture cavalline, cavalli coloratissimi che sembrano anch’essi sospesi in una giostra, pronti a muoversi in tondo, come sognanti cavalli di imprese eroiche ancora da compiersi.

L’aspetto fisico del nostro lavoro d’attore diventa predominante e presenta molte sorprese legate alle parole e all’improvvisazione sulle rime, recuperando la tradizione popolare del canto in rima. Il gioco consiste nell’infilare, dentro la struttura compositiva del poema ariostesco, tante possibilità di digressione in rima che sembrano portarti via dal racconto, ma che in realtà ti riconducono sempre al filone centrale da noi scelto, quello dell’amor contrastato e conteso. Abbiamo creato dei pezzi nuovi rispetto allo scorso anno, rivisitando l’Ariosto: raccontiamo la storia dell’innamoramento di Rinaldo per Angelica, di Orlando che va a liberare Olimpia dall’orca assassina… Quello che emerge vedendo lo spettacolo è soprattutto un senso di nostra complicità nel giocare sempre molto fisico e a tratti quasi infantile. L’idea di questa versione era nata diverso tempo fa ad Asti, un giorno che non erano arrivate le scene del Furioso Orlando e l’attrice, Nina Savary, non ce l’aveva fatta ad arrivare da Parigi. C’erano più di ottocento persone paganti e così, siccome the show must go on, io e Stefano abbiamo cominciato ad improvvisare e a giocare molto in scena. Ed è proprio quella sensazione unica, provata in quell’occasione, come dire, senza rete, che cerchiamo di ricreare in scena, quel senso di sospensione dato dall’inconsapevolezza, non sapendo in precedenza quale strada intraprendere.

Stefano Accorsi

In questa versione siamo Marco Baliani e io in scena, l’approccio è molto giullaresco e fisico, con un rapporto forse più maschile verso la materia narrativa. La traccia è simile, si racconta sempre la storia di Orlando e Angelica, così come quella di Ruggiero e Bradamante – ma il taglio è giocoso, quasi comico: il nostro è un modo di giocare con il testo e anche con le convenzioni del teatro, rendendo così il pubblico più partecipe dei nostri meccanismi scenici.

Uno dei temi principali di Giocando con Orlando è l’amore; vedendo lo spettacolo, che cosa si comprende di questo sentimento?

M.B.

Sicuramente che l’amore è sempre una questione di contrasti, anche quando due si amano, non c’è mai pace ma sempre tensione. Inoltre oggi esiste un elemento maschile concupiscente in eccesso, molto compulsivo e passionale: pensiamo, per esempio, ai femminicidi e l’Orlando Furioso è un prototipo di questo discorso. Per fortuna Orlando non ammazza Angelica ma soltanto perché, ormai fuori di senno, non la riconosce, altrimenti la farebbe a pezzi! È il meccanismo della gelosia che nasce dentro l’animo maschile e anche nell’amore, bello, tra Bradamante e Ruggiero si innesca l’elemento maschile perturbante: Ruggiero insegue tutte le gonnelle che vede, quindi è espressione dell’uomo che non riesce ad essere fermo nell’unico amore della sua vita e ha sempre bisogno di fuggire immaginandosi altre storie.

S.A.

A un certo punto raccontiamo di una fonte magica che ha due getti d’acqua, se si beve da uno ci si innamora della prima persona che si incontra, se si beve dall’altro invece la si odia. La parola amore racchiude molti significati, spesso opposti, è difficile darne una definizione. A volte si chiama amore tutto ciò che in realtà non lo è, altre volte l’amore ci passa accanto e non ce ne accorgiamo nemmeno, non siamo pronti. L’amore dipende da tante cose che sono in noi. E poi nell’Orlando c’è la gelosia, il tema di come l’amore possa anche essere, a volte, ingannatore.

Rimane ancora qualcosa da scoprire nell’Ariosto? Si può ipotizzare un Orlando 3.0?

M.B.

Nell’Ariosto ci sono almeno sei o sette filoni narrativi diversi: c’è quello dell’amicizia, che è strepitosa, anche fra nemici; si può individuare anche il tema della figliolanza o quello della fedeltà… Ariosto, con le sue invenzioni narrative, è stato il primo autore, per così dire, seriale, e, con la figura di Orlando, è precursore anche del romanzo moderno, se oggi fosse vivente scriverebbe sceneggiature per le fiction, non ho dubbi!

S.A.

È un testo vastissimo, le cose da scoprire sono ancora tante… Mi sembra che non possiamo ancora definire totalmente questo autore, anche tra i due spettacoli che abbiamo messo in scena gli ingredienti appaiono simili, ma in realtà non si finisce mai di approfondire certe tematiche.

Oltre al lavoro sull’Orlando Furioso, avete attraversato anche un altro grande classico, ossia il Decamerone. Qual è stata la sfida in quel caso e, in generale, qual è la sfida del progetto “Grandi Italiani”?

M.B.

Nel Decamerone di Boccaccio si parte da un punto ben preciso: si raccontano storie per non morire, finché esiste il racconto la peste non ci tocca. Il tema da cui ero partito era che la peste non rappresentava soltanto un’epidemia biologica, ma anche una peste morale, quella che attualmente ci circonda. Allora, per proteggerci, ci siamo rifugiati in scena e abbiamo iniziato a raccontare storie, tante storie, come fossimo – anche noi, ancora oggi – su una collina di Firenze. Quello che stiamo progettando per il futuro è di continuare a raccontare storie e stiamo focalizzando la nostra attenzione sul capolavoro di Giambattista Basile, Lo cunto de li cunti, ovvero il Pentamerone, raccolta di racconti del primo Seicento napoletano.

S.A.

Mi piace molto questo viaggio che abbiamo intrapreso nella letteratura. E dopo l’Orlando e il Decamerone l’idea de Lo cunto de li cunti di Basile mi sembra perfetta! I classici sono fonti inestinguibili di tesori e sorprese perché alla fine parlano di noi: dell’essere umano, è per questo che sono diventati classici. Chi viene a vedere lo spettacolo può sempre riconoscersi in quello che vede e ascolta.

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Tournée Stagione 2017

FEBBRAIO 2017

28 al 5 Marzo – NAPOLI – Teatro Bellini

MARZO 2017

dal 1 al 5 – NAPOLI – Teatro Bellini

8 – MANTOVA – Teatro Sociale

dal 9 al 12 – RAVENNA – Teatro Dante Alighieri

14 e 15 – SOLOMEO (Perugia) – Teatro Cucinelli

16 – ROSIGNANO SOLVAY (Livorno) – Teatro Solvay

dal 17 al 19 – LUCCA – Teatro del Giglio

21 e 22 – SEREGNO (Monza) – Teatro San Rocco

23 – SONDRIO – Teatro Sociale

24 e 25 – LOCARNO – Teatro di Locarno

26 – CHIASSO – Teatro di Chiasso

28 e 29 – PESCARA – Teatro Circus

30 – CIVITANOVA MARCHE (Macerata) – Teatro Rossini

dal 31 al 1 Aprile – SENIGALLIA (Ancona) – Teatro La Fenice

BIOGRAFIE

Marco Baliani

Attore, autore e regista. Con lo spettacolo Kohlhaas del 1989, attraverso un originale percorso di ricerca, dà vita al teatro di narrazione che segna la scena teatrale italiana. Figura eclettica e complessa del teatro italiano contemporaneo, ha sperimentato drammaturgie corali creando spettacoli-evento per molti attori, come Come gocce di una fiumana (premio IDI per la regia), o Antigone delle città, spettacolo di impegno civile sulla strage di Bologna del 2 agosto, o ancora dirigendo progetti come I Porti del Mediterraneo con attori provenienti da diversi paesi dell’area mediterranea. Per il cinema è stato diretto da registi quali Francesca Archibugi, Roberto Andò, Saverio Costanzo, Cristina Comencini e Mario Martone. Come scrittore ha pubblicato romanzi, racconti e saggi tra cui Ho cavalcato in groppa ad una sedia (Titivillus edizioni) e per la Rizzoli Corpo di stato, Pinocchio Nero, L’Amore Buono, Nel Regno di Acilia, La metà di Sophia, e L’occasione. Tra i lavori più recenti, la regia e la scrittura del testo per lo spettacolo Decamerone. Vizi virtù passioni e Giocando con Orlando (anche interprete) con Stefano Accorsi. Come attore e autore, insieme a Maria Maglietta, ha realizzato lo spettacolo Identità. Negli ultimi due anni ha anche firmato come autore librettista e regista le opere liriche contemporanee Il sogno di una cosa e Corpi eretici, su musiche di Mauro Montalbetti. Nel 2015, nella ricorrenza del centenario del primo conflitto mondiale, è protagonista dello spettacolo Trincea, per cui ha vinto il premio Enriquez come migliore interpretazione. Nel 2016 è regista e autore, con Lella Costa, dello spettacolo Human.

Stefano Accorsi

Nato a Bologna. Nel 1991 è coprotagonista del film Fratelli e sorelle di Pupi Avati. Dopo il film studia alla Scuola di Teatro di Bologna dove si diploma nel 1993, poi la Compagnia del Teatro Stabile dell’Arena del Sole con cui recita in diversi spettacoli classici da Pirandello a Goldoni. Nel 1994 lo spot pubblicitario di un noto gelato, diretto da Daniele Luchetti, gli regala un’immediata popolarità. Tra i suoi film: Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enza Negroni, Piccoli maestri di Daniele Luchetti, Ormai è fatta di Enzo Monteleone (Grolla d’Oro miglior attore), Un uomo perbene di Maurizio Zaccaro (Grolla d’Oro), Capitaës de Abril (Capitani d’aprile) di Maria de Medeiros, Come quando fuori piove di Mario Monicelli, Radiofreccia di Luciano Ligabue (David di Donatello, Premio Amidei e Ciak d’Oro), L’ultimo bacio e Baciami ancora di Gabriele Muccino, Saturno contro e Le fate ignoranti di Ferzan Özpetek (Nastro d’Argento 2001, Ciak d’Oro e Globo d’Oro della Stampa Estera in Italia), La stanza del figlio di Nanni Moretti, Santa Maradona di Marco Ponti, L’amore ritrovato di Carlo Mazzacurati, Romanzo criminale e Un viaggio chiamato amore di Michele Placido (Coppa Volpi miglior attore 59a Mostra di Venezia), La vita facile di Lucio Pellegrini. Nel 2006 torna a teatro diretto da Sergio Castellitto con Il Dubbio di John Patrick Shanley. Nel 2012, sempre in teatro, nel fortunato spettacolo Furioso Orlando e nelle stagioni 2013/14/17 in Giocando con Orlando, ambedue liberamente tratti dal poema cavalleresco Orlando Furioso di Ludovico Ariosto adattati e diretti da Marco Baliani. Nelle stagioni 2014/15/16: Decamerone vizi, virtù, passioni, liberamente tratto dal Decamerone di Giovanni Boccaccio, adattamento teatrale e regia di Marco Baliani. Si divide tra Italia e Francia, dove ha fondato una casa di produzione la Stephen Greep. È stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres (Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere) dal Ministero della Cultura francese. In Francia ha lavorato nei film: La faute á Fidel (Tutta colpa di Fidel) di Julie Gavras, Les brigades du tigre (Triplice Inganno) di Jérôme Cornuau, Un baiser s’il vous plaît (Solo un bacio per favore) di Emmanuel Mouret, Les deux mondes di Daniel Cohen, Le jeune fille et les loups di Gilles Legrand, Baby blues di Diane Bertrand, Je ne dis pas non di Iliana Lolic, Nous trois di Renaud Bertrand, Tous le soleils (…Non ci posso credere) di Philippe Claudel, la serie tv Mafiosa di Pierre Leccia per Canal+. Nel 2013 ha debuttato alla regia con il cortometraggio Io non ti conosco, prodotto da Yoox Group del quale è anche interprete (Nastro d’Argento 2014 miglior esordio alla regia). Un anno dopo per Peugeot Italia, realizza altri tre cortometraggi: Ultimo Tango, Parking e Autostop. Sempre per Peugeot nel 2015 dirige e interpreta tre video di Virtual Reality per la tecnologia Oculus e nel 2016 la webserie #Sensationdrive. Lavori recenti: nella serie tv Il clan dei camorristi, al cinema in Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi, L’arbitro di Paolo Zucca, La nostra terra di Giulio Manfredonia, Veloce come il vento di Matteo Rovere (Nastro d’Argento 2016, Premio FICE 2016 attore dell’anno), Fortunata regia di Sergio Castellitto. Per Sky Italia la serie 1992 e il sequel 1993 con la regia di Giuseppe Gagliardi, della quale è ideatore e interprete. Per Sky Italia in collaborazione con HBO The young Pope di Paolo Sorrentino. Nel 2016 riceve il Premio Gian Maria Volonté.