Di: Sergio Palumbo
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La prolifica penna di Maurizio De Giovanni, dopo il successo di Sonata per il commissario Ricciardi alla scorsa edizione del Napoli Teatro Festival, si cimenta con la scrittura di un testo teatrale piuttosto lontano dal suo genere. Lo scrittore napoletano, autore di numerosi gialli di grande successo, come la saga del Commissario Ricciardi (il cui ultimo capitolo, Serenata senza nome, è attualmente sul podio delle classifiche di vendita) o quella dei Bastardi di Pizzofalcone (da cui è tratta la fiction che sarà trasmessa il prossimo autunno sugli schermi televisivi), firma una commedia a tinte rosa, leggera e piacevole, con forti echi cinematografici. Come non pensare, ad esempio, a L’appartamento di Billy Wilder, o a film di impianto teatrale come Carnage di Roman Polansky, Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, Il nome del figlio di Francesca Archibugi (e ancor prima Cena fra amici di Alexandre de La Patellière) o Dobbiamo parlare di Sergio Rubini (peraltro recentemente portato a teatro con il titolo Provando… Dobbiamo parlare e rappresentato lo scorso gennaio proprio al Teatro Diana).
Il protagonista della commedia di Maurizio De Giovanni è Massimo, impiegato in un’azienda privata che aspira ad una promozione per poter sposare Valeria, sua fidanzata decennale. Per ingraziarsi il direttore, Ludovico, da cui dipende il suo futuro lavorativo, Massimo accetta di prestargli il proprio appartamento, che ha il pregio di garantire una certa privacy, avendo l’ingresso indipendente. Lì Ludovico si intrattiene con l’amante Rosalba, che ambisce ad un rapporto alla luce del sole e spera, quindi, che Ludovico lasci la moglie Giuliana. Proprio con questo obiettivo, Rosalba decide di restare nell’appartamento di Massimo, costringendo Ludovico a partecipare ad una cena durante la quale dovrà presentarle sua moglie, in modo da far uscire la situazione allo scoperto. Gli incontri tra i vari personaggi saranno l’innesco di una serie di equivoci e di rivelazioni, dove si scoprirà che nessuno è realmente come appare.
La regia di Vincenzo Incenzo ha due principali meriti. Prima di tutto, pone forte attenzione ai ritmi, che sono perfettamente calibrati e contribuiscono a rendere gradevolissima la commedia. In secondo luogo, ed è probabilmente la carta vincente di questa rappresentazione, si concentra notevolmente sul calare i personaggi del testo di De Giovanni sugli attori in scena e sulle loro peculiarità, riuscendo praticamente a cucire un abito su misura per ciascuno di loro.
Ottima la prova attoriale di Serena Autieri: bellissima e conturbante nel ruolo di Rosalba, prima in sottoveste e poi con un abito rosso dagli spacchi vertiginosi, è bravissima a rendere perfettamente la metamorfosi del suo personaggio, che da donna aggressiva e determinata si rivelerà buona e generosa. Tosca D’Aquino è una Valeria spumeggiante e simpaticamente sopra le righe, con una catartica uscita di scena finale che solo lei potrebbe fare in quel modo. Giovanni Scifoni è abilissimo nell’impersonare l’impacciato Massimo, sballottolato di qua e di là, balbuziente e sottomesso, dando vita ad un personaggio con richiami fantozziani, ma di grande simpatia. Di gran classe l’interpretazione di Biancamaria Lelli nel ruolo di Giuliana, dolce e sinceramente innamorata di Ludovico, interpretato con sicura esperienza da Pierluigi Misasi. Simpaticissime le incursioni di Fiammetta Mari, nel ruolo della signora Forgione. Belle le scene di Luigi Ferrigno, ben impreziosite dal disegno luci di Francesco Adinolfi e ben curati i costumi di Giuseppe Fontani. Sapiente l’utilizzo delle musiche, curate dallo stesso regista Vincenzo Incenzo.
Link: il sito del Teatro Diana – www.teatrodiana.it – di Napoli ed il sito del Napoli Teatro Festival – www.napoliteatrofestival.it
Foto di Salvatore Pastore (Cubo Creativity Design).
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