Di: Sergio Palumbo
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Il 4 novembre è una data speciale per il Teatro San Carlo di Napoli: è il giorno in cui festeggia sia il compleanno che l’onomastico. Nel giorno in cui le candeline diventano ben 278, la platea, i palchi e la balconata del Lirico sono ben gremiti per la replica de “La traviata” di Giuseppe Verdi, dopo una prima di grande successo, sia di pubblico che di critica.
L’allestimento è quello già andato in scena al San Carlo nel 2012 e la regia, come allora, è di Ferzan Ozpetek, che abilmente apporta qualche ritocco alle proprie scelte registiche, eliminando eccessi orientaleggianti e narghilè di troppo, canalizzando maggiormente l’attenzione sull’azione in scena e sulla carica drammatica dei protagonisti e rendendo ancor più significativa la scelta di spostare la vicenda nei primi del Novecento, in una Parigi proustiana con forti contaminazioni ottomane, a ridosso del primo conflitto mondiale, con salotti sfarzosi tra damaschi e sete rosse, senza però tradire un’impostazione tradizionale, che ben si sposa con la direzione d’orchestra del Maestro Nello Santi. Bellissime le scene del Premio Oscar Dante Ferretti, dalla ricercata eleganza orientaleggiante del salone della casa di Violetta del primo atto, al raffinato giardino della casa di campagna del secondo atto, che, con un breve cambio di scena e l’innesto di una sontuosa scalinata, diventa il luogo dove Flora Bervoix riceve gli ospiti della festa in maschera. Nel terzo atto, la dimensione intima è egregiamente caratterizzata da una scena completamente sgombra, in cui campeggia solo il grande letto dove Violetta consuma le ultime ore della propria vita. Di gran fascino i costumi di Alessandro Lai, studiati fin nei minimi particolari, tra cui i vistosi gioielli sfoggiati nel primo atto, come la mirabile (e purtroppo molto rumorosa) collana indossata da Violetta. Ad impreziosire il tutto, il pregevole disegno luci di Carlo Netti e le suggestive coreografie di Lienz Chang.
Nello Santi, che ben conosce l’orchestra del Massimo napoletano, da lui più volte diretta (tra le sue ultime direzioni al San Carlo, i Pagliacci nel 2014 ed il memorabile Andrea Chénier di inizio 2015), è uno dei massimi conoscitori della partitura verdiana, cui si pone “umilmente al servizio” con la sua immensa esperienza, tenendo in massima considerazione le indicazioni di Arturo Toscanini. Proprio nel senso della fedeltà alla partitura va la scelta di tagliare il Mi bemolle sovracuto di tradizione al termine della cabaletta del soprano del primo atto “Sempre libera degg’io” e si rivela felicissima la scelta di utilizzare tromboni d’epoca a canneggio stretto. La scelta del taglio della cabaletta “No, non udrai rimproveri” non fa dispiacere nessuno. La direzione di Santi è sempre energica e consente all’orchestra del Teatro San Carlo di esprimersi al meglio. In splendida forma il coro, preparato da Marco Faelli.
Stefan Pop, che si alterna nel ruolo di Alfredo Germont con Ismael Jordi e Merunas Vitulksis, si fa apprezzare per il bel timbro e la voce solida ben adatta alla parte, che fanno perdonare la sua eccessiva staticità nel primo atto. Meritati applausi per lui al termine dell’aria “De’ miei bollenti spiriti” e dopo la cabaletta “Oh mio rimorso!”, brillantemente eseguite all’inizio del secondo atto. Nel ruolo di Violetta Valery, in cui si alterna con Maria Grazia Schiavo e Jessica Nuccio, Cinzia Forte ci mette un po’ a carburare. Nel primo atto, il suo bel colore vocale è sacrificato da un volume non sempre adeguato ed una leggera mancanza di fluidità, probabilmente complice l’emozione. Se nel secondo atto le cose vanno già meglio, è nell’ultimo atto che il soprano è davvero magistrale, dando il meglio di sé nella romanza “Addio, del passato bei sogni ridenti”, nel duetto con Alfredo “Parigi, o cara, noi lasceremo” e nell’ultima scena, dove il regista la fa accasciare davanti al proscenio, con il sipario che si chiuderà dietro di lei, con la veste bianca ricoperta di sangue, per un finale denso di pathos. Ottima l’accorata interpretazione di Giovanni Meoni nel ruolo di Giorgio Germont, che si distingue per il fraseggio ricercato, la spiccata espressività ed una buona presenza scenica. Particolarmente toccante la sua esecuzione della meravigliosa aria “Di Provenza il mare, il suol”. Bene le parti minori, dove spiccano Michela Antenucci (già apprezzata nel ruolo di Laura in “Luisa Miller”), che interpreta Annina, e Giuseppina Bridelli, nel ruolo di Flora Bervoix.
“La traviata” sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 13 novembre 2015.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
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