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Il Teatro Tasso compie vent’anni, ed a presentare la ventesima stagione alla stampa è il suo fondatore e direttore artistico, Giampiero Notarangelo, che nel lontano 1995 fu l’artefice dell’apertura di un teatro negli spazi che per decenni erano stati dello storico cinema Italnapoli. Come di consuetudine, la stagione si snoderà fra classici del teatro rielaborati (lo stesso Notarangelo firmerà come regista “Il nemico del popolo” da Ibsen un adattamento dei racconti di Edgar Allan Poe ed un nuovo allestimento di “Il ventaglio di Lady Windermare” di Oscar Wilde, e molto attesa è il riadattamento del capolavoro di Gogol “L’ispettore generale”, che sarà ambientato nell’Italia di oggi da Ciro Fiengo) e nuova drammaturgia con l’interessante lavoro sulla maschera ed il corpo di Margherita Romeo (“Who am I”), testo working progress con gli allievi della Rome, che importa in Italia il suo metodo già sperimentato in Russia, e la commedia degli equivoci che aprirà la stagione, “Finalmente mamma” di Ciro Puglia, all’insegna della fedeltà alla tradizione napoletana del far ridere con elementi di dramma. Fuori dalla programmazione in abbonamento, che prevede 6 spettacoli al costo complessivo di € 50,00, l’8 marzo lo spettacolo “Cattiva” scritto da Angela Matassa e diretto da Fabio Brescia, che vede in scena Daniela Cenciotti in una virtuosistica prova d’attrice, interprete di ben quattro ruoli differenti. Giampiero Notarangelo, oltre ad aver presentato gli spettacoli di cui è regista, ha tenuto, non senza orgoglio, a confermare l’attività didattica del teatro, attività che il regista ha iniziato ben dieci anni prima dell’apertura del teatro, e che ancora oggi, forte del blasone come più antica scuola di teatro in città, è tra le più frequentate in assoluto.

Sabato 24 e Domenica 25 Ottobre 2015 la Compagnia Gli Artigiani del Teatro in FINALMENTE MAMMA di Ciro Puglia

Regia Carlo Valastro

Donna Rachele e Don Alberto sono una coppia benestante, sposata da molti anni, che non sono riusciti ad avere figli. Perciò decidono di adottare una bambina. Chiedono ad un avvocato di aiutarli per l’adozione. Donna Rachele intanto sfoga tutta le sue frustrazioni su Rusina, la cameriera, che passa per una poco di buono perché corteggiata con eccessiva insistenza dai due lavoranti di casa Vincenzo e Peppino. Quando alla masseria di Don Alberto si presentano la piccerella da adottare e una suora che le fa da accompagnatrice. Il problema è che la piccerella è troppo grande di età e ha un carattere ribelle ed autoritario, tanto da farla credere addirittura posseduta dal demonio. Il veterinario e il prete del paese cercano di liberare la ragazza dalla possessione. I due ovviamente non ci riescono, i loro tentativi falliscono miseramente con aggressioni anche fisiche che li fanno desistere dai loro intenti. Il finale è tutto da scoprire, tutti gli intrighi e le situazioni un po’ strane vengono alla luce del sole. La commedia offre molti spunti comici con situazioni assurde e divertenti ma che fanno riflettere sui valori della vita.

Sabato 14 e Domenica 15 Novembre 2015 Compagnia Teatro Tasso e Compagnia DO.TE in UN NEMICO DEL POPOLO di Ibsen

Regia Giampiero Notarangelo

Questa è una delle più belle opere scritte da Henrik Ibsen.

Ci narra la storia di un dottore che scopre che le terme pubbliche, fiore all’occhiello della cittadina e apportatrici di innumerevoli villeggianti, sono appestate da inquinanti scarichi montani di conciatura delle pelli.

Subito il dottore vuole fare un pubblico appello per denunciare la cosa e far porre rimedio a questo problema, ma da una parte suo fratello, rappresentante dei potenti azionisti di maggioranza delle terme, e dall’altra i redattori di un giornale popolare che si schiera contro i potenti della città, tutti si oppongono alla pubblicazione della relazione del dottore, e gli impongono di tacere.

Il dottore non riesce più a trovare nessuno che sia disposto a dargli ascolto, perché tutti sarebbero parte lesa nella questione.

Gli appelli al potere sono inutili, quelli alla coscienza popolare anche: sia vinti che vincitori sono una schiera di opportunisti, interessati solo alla reputazione e al denaro. E’ in questo scenario che il dottore compie l’unica scelta possibile per lui: se prima vuole abbandonare la città, ora i accorge che la risposta migliore a questa situazione è data dalla conoscenza: vuole quindi istruire i giovani, poveri o ricchi che siano, per aiutarli a comprendere meglio la realtà, e a renderli cittadini di una società più civile di quella attuale.

E’ splendida quest’opera, vero segno del pensiero elevato del suo autore, e apportatrice di un messaggio di rilevanza universale: la conoscenza, il sapere come mezzo per un futuro migliore.

L’ attualità di questo testo è tutta nella drammaticità di questa testimonianza:

“23 anni e un sogno nel cassetto, 23 anni un 110 e lode in tasca e il sogno che si avvera: 900 euro al mese, la più giovane del gruppo”, con un radioso sorriso, pensavo di contribuire a scoprire la storia, le nostre civiltà, le nostre radici… e felice, lavoravo senza risparmio in mezzo a quel terreno e respiravo a pieni polmoni…..

Oggi, l’amara scoperta….Una maledetta malattia ha rovinato la salute a molti di noi, altri se li è già presi. Niente vi tormenta?

Gli scavi preventivi per la TAV, avevano dato a molti giovani archeologi la gioia di poter lavorare nella propria regione, la Regione Campania. Il “nostro” pensiero va a tutte quelle persone che sapevano, e hanno taciuto, e a quelle belle menti che hanno avvelenato la nostra terra. Dobbiamo ringraziare voi, per gli amici e colleghi che abbiamo perso. E’ iil sistema capitalistico, tutto si deve sfruttare per soldi, solo e sempre soldi. Questa società non ha futuro.” Sono vicino a tutte le vittime della così detta società del “benessere”

Sabato 6 e Domenica 7 Febbraio 2016 Compagnia Teatro Tasso e Compagnia DO.TE in EDGAR ALLAN POE NEL MANICOMIO DELL’ ORRORE

da “ I racconti del Terrore” e scritti poetici di Edgard Allan Poe

Avvicinarsi a Edgar Allan Poe è un viaggio nelle viscere del terrore puro, alle origini del mistero e dell’angoscia umana.

Il testo di G. Notarangelo prende ispirazione dal racconto “Il sistema del dr. Catrame…” e inserisce altri suggestivi racconti di Poe (la maschera della morte rossa, Berenice, colloquio di Monos e Una, il crollo della casa Usher …) che contribuiscono a rendere inquietanti le atmosfere di una fantasia che usa il mistero e l’orrore per creare emozioni.

un suo viaggio in Francia meridionale, Edgar Allan Poe decide di visitare una Casa di Cura per malati mentali, gestita da privati, di cui ha sentito parlare a Parigi . Il direttore, certo dott. Maillard, lo accoglie molto gentilmente.Il narratore chiede al direttore di parlargli del metodo che ha reso famosa la Casa: il cosiddetto «metodo della dolcezza», consistente nell’assecondare il più possibile le manie dei malati, ma questi dichiara che il metodo è stato abbandonato per gli inconvenienti che causava e sostituito da quello di due eminenti studiosi (secondo il Maillard), certi dottor Catrame e professor Piuma. Sono presenti numerosi ospiti , vestiti in modo piuttosto stravagante, che il Maillard dichiara essere infermieri e collaboratori della Casa. E stravagante è la conversazione: ciascuno degli ospiti cerca di parlare di un paziente ivi ricoverato in passato, che soffriva di una determinata mania credendosi qualcosa o qualcuno, ed in questa descrizione tende ad imitare il comportamento del paziente da lui descritto. Alla fine di questi racconti si odono grida provenienti dall’esterno via via più forti ed irrompono nella sala individui, cosparsi di catrame e piume, che risultano essere in realtà il legittimo direttore ed i suoi collaboratori, divenuti circa un mese prima prigionieri dei pazienti stessi a seguito di un ammutinamento organizzato proprio dal Maillard, ex direttore della Casa divenuto pazzo ed ivi ricoverato come paziente.

Poe è l’ apprendista stregone che evoca incessantemente incubi, mostruosità e bizzarrie, dai quali pare egli stesso travolto e spinto nel precipizio della follia. I racconti di Poe danno vita ad un universo stregato. Nei molteplici misteri dei suoi racconti cerchiamo sempre il mistero dell’ uomo grande e disperato.

La scelta stilistica che abbina suoni evocati e immagini, è perfettamente corrispondente alla prosa di Poe che sempre accoppia alla descrizione attraverso le immagini, corrispondenti effetti sonori. La vista e l’udito sono per Poe i sensi rivelatori.

Sabato 27 e Domenica 28 Febbraio 2016 Compagnia DO.TE in L’ISPETTORE GENERALE IN VISITA A “ITAGLIA”
Adattamento de “L’Ispettore Generale” di Gogol’ e Regia di Ciro Fiengo
Disegno Luci di Andrea Bonetti

L’ispettore generale è un’opera teatrale satirica di Nikolaj Gogol’. Scritta nel 1836, è considerata uno dei capolavori dello scrittore russo. I personaggi sono grotteschi, fortemente corrotti e disposti a tutto pur di salvare il salvabile. Ho voluto sfruttare la dinamica e l’intreccio dello scrittore russo per ambientarla ai giorni nostri, affrontando le stesse dinamiche, gli stessi “inciuci” di potere, ancora attualissimi. Ecco allora come il paesino russo di provincia, diventa “Itaglia”, piccola cittadina immaginaria, microcosmo dell’intero paese, dove imperversano corruzione, lentezze burocratiche, bustarelle e prepotenze, insomma una Tangentopoli istituzionalizzata. Nulla viene tolto alla trama e al significato del testo. La satira c’è, e aleggia dalla prima all’ultima scena. Il protagonista, che il Sindaco e gli altri “pezzi grossi” del paese scambieranno per un ispettore generale in incognito, mandato da Roma per indagare sulle malefatte dei “notabili” di Itaglia, non è altro che uno squattrinato attore della provincia di Napoli in cerca di fortuna, che saprà ben sfruttare a suo favore il fortunato scambio di persona. Il testo di Gogol’ è del 1836 e ci dimostra come la natura umana rimanga immutata e sempre permeabilissima ai vizi e alla corruzione. Un testo ancora di grande attualità che ci insegna satiricamente, rileggendolo oggi, che la Storia non è per niente maestra di vita.

Ciro Fiengo

Sabato 12 e Domenica 13 Marzo 2016 WHO AM I

uno spettacolo di Margherita Romeo

‘’Who Am I ‘’ è un progetto appena iniziato che ha come obiettivo il montaggio di uno spettacolo costruito volta per volta da un gruppo di giovani attori e danzatori di Napoli.

Il punto di arrivo è la creazione di un prodotto che sviluppi un linguaggio teatrale originale, che non sia ne’ la prosa ne’ la danza , ne’ il mimo,ma una elaborazione di queste forme , attraverso l’uso a volte della maschera , a volte no.

E’ una vera e propria sperimentazione. Si cerca di creare un linguaggio universale che possa essere perfettamente inteso da un pubblico di qualsiasi provenienza geografica, un po’ come ci insegna la tradizione della Commedia dell’Arte , tanto che , nell’attuale fase laboratoriale, si utilizzano alcune di quelle tecniche trasmesse nel tempo creando il lavoro su canovacci e improvvisazioni.

Si tratta di cucire insieme vari sketch che abbiano un tema conduttore. Quello dell’amore e della separazione sara’ sicuramente una delle basi su cui lavorare. Si lavora sull’equilibrio tra l’elemento comico e l’elemento drammatico, su come l’uno possa nutrire l’altro a teatro.

La sottoscritta è alla guida di questo progetto in base all’esperienza di insegnamento fatta in Russia presso gli allievi dell’Universita’ delle Arti Drammatiche di Petrazavostdt.

Mi avevano chiesto di tenere un seminario sulla Commedia dell’Arte. Io non sono particolarmente esperta di questo linguaggio, venendo si’ anche da una formazione di danza e di mimo, ma soprattutto di prosa.

Da li’ ho cercato, insieme agli allievi del secondo e quarto anno di accademia, di ricercare la dimensione comica e quella drammatica drammatico dell’attore con l’aiuto dell’uso della maschera.

Dall’uso delle maschere della Commedia ho utilizzato la maschera neutra, ritruccata dall’attore stesso.

Da questo inizio di esperimento è nata l’intenzione di sviluppare una ricerca e un prodotto finale con attori napoletani.

Spero che ne nascano buoni frutti!

Margherita Romeo.

Sabato 23 e Domenica 24 Aprile 2016 Compagnia Teatro Tasso e Compagnia DO.TE in IL VENTAGLIO di Oscar Wilde

regia di Giampiero Notarangelo

Quando il “Ventaglio di Lady Windermere venne portato in scena il Febbraio del 1892 a Londra, il genio di Oscar Wilde (1854-1900) era riconosciuto in tutto il mondo. Anche questa commedia brillante riscosse all’epoca un grande successo. Ambientata a Londra, in epoca contemporanea, si sviluppa in ventiquattro ore. Nel giorno del suo compleanno, Lady Windermere,una giovane aristocratica di alti valori e principi, sposata ad un uomo molto ricco, respinge le “avances” d’amore di Lord Darlington, ma viene a sapere dalla duchessa di Berwick che suo marito, Lord Windermere, si intrattiene segretamente con una certa Mrs Erlynne, donna criticata per la sua condotta in società, alla quale presterebbe anche ingenti somme di danaro.
Al ballo organizzato per il compleanno, i Windermere ricevono a casa tutta la buona società d’Inghilterra. Si presenta anche Mrs Erlynne, che per fascino e bellezza attira sia l’ interesse degli uomini, sia la curiosità delle donne. Offesa per la presenza di quella che lei ritiene sia l’amante del marito, Lady Windermere decide di lasciare la casa per rifugiarsi in quella di Lord Darlington. Prima di fuggire, lascia un biglietto d’addio per il marito, che viene però notato e letto da Mrs Erlynne che la raggiunge nell’appartamento di Lord Darlington, per spiegarle che quello che lei crede non corrisponde a verità, e per convincerla a non commettere un errore che potrebbe esserle fatale. Improvvisamente si sentono delle voci che si avvicinano, le due si nascondono; sono Lord Darlington, Lord Windermere e altri nobili. Quando viene notata la presenza su un mobile del ventaglio della moglie che lei aveva dimenticato, esce allo scoperto Mrs Erlynne (mentre la Windermere fugge) e la salva dicendo di averlo preso per sbaglio alla festa.
Mrs Erlynne sebbene considerata amorale e condannata dal giudizio dell’aristocrazia ricca, dimostra di essere in grado di sostenere principi etici proibitivi per chiunque e di sensibilità e altruismo encomiabili. Si scopre che è la madre di Lady Windermere, che era ricca e rispettata in società ma condannata dall’ aristocrazia senza possibilità d’ appello per un errore: l’ abbandono del marito per una fuga d’ amore. Ora salva la figlia non permettendole di fare lo stesso errore, senza rivelarle la sua vera identità. I personaggi rispecchiano il gusto e il costume dell’epoca vittoriana. L’ipocrisia, i vizi, la falsità, sentimenti simulati, che servono a nascondere l’egoismo, le magagne.
“Il Ventaglio di Lady Windermere” insieme a “Una Donna senza Importanza” e “Un Marito Ideale”, fanno parte dei cosidetti Society Drams, che lo scrittore inglese scrisse tra il 1893 e il 1895.
Oscar Wilde ebbe un’ importanza fondamentale nel teatro inglese per la sua rivoluzione.
Diversamente da Henrik Ibsen (1828-1906), nel suo “dramma borghese” , adotta un linguaggio e uno stile più fermo, riflessivo; Wilde si rifaceva al teatro francese settecentesco, in particolare a Molière, con le sue commedie brillanti, scene frizzanti e battute raffinate che rivelavano i vizi e le virtù del mondo.

EVENTO FUORI CARTELLONE

Martedi 8 Marzo 2016

in occasione Giornata Internazionale della Donna

CATTIVA di Angela Matassa

con Daniela Cenciotti

regia Fabio Brescia

Donne di mezza età si raccontano. Ciascuna ha un punto su cui riflettere, da cui partire per esprimere sentimenti e disagi.

Nello studio di uno psicoanalista, ciascuna di loro si sofferma su un avvenimento importante della propria vita, mostrando le ripercussioni psicologiche dei fatti. Ogni figura rivive sulla scena le scelte, le imposizioni, gli incontri, i lutti, le gioie passate come se avvenissero nel presente.

Tante voci per un’attrice sola, un monologo che avvicina i personaggi al cuore dello spettatore con tono ironico e leggero, quasi fosse una sola protagonista che mostra i tanti lati della personalità femminile. Temi che appartengono a tutte le donne, che con leggerezza potranno trovare un po’ di sé.

Ritorna il rapporto con la madre, ormai anziana, figura fondamentale nella vita di ogni individuo. La frustrazione della ‘regina della casa’. L’ambizione dell’intellettuale e la ‘necessità’ di essere sempre belle. Le amicizie, gli amori, gli oggetti che rendono sicuro e confortevole il proprio spazio vitale.

Un percorso, insomma, nell’essere donna ai giorni nostri, non scevro da pregiudizi e condizionamenti.

Il titolo, più che un giudizio dell’autrice, rappresenta piuttosto una visione ancora diffusa nella nostra società. Una donna è cattiva se abbandona il lavoro. Se ‘taglia’ le amiche. Se lascia il marito. Se ascolta se stessa. Se diventa consapevole.

Il finale sorprenderà lo spettatore al momento della riflessione finale.

Angela Matassa

Note di Regia

Cattiva è una donna, o forse più donne, o tante donne in una.

E’ comunque il tentativo di rappresentare un caleidoscopio di personalità, tutte con un minimo comune denominatore, la cattiveria, appunto, non perché la bontà non sia più di moda, ma perché la cattiveria senza dubbio è più scomoda, leggi: più teatrale.

Una seduta psicoanalitica del personaggio che racconta, si racconta e non raccoglie soluzioni ma una ri-soluzione, unica e definitiva.

E chissà quanti/quante leggeranno la propria storia in quelle racconta

Fabio Brescia