Di: Sergio Palumbo
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Il fortunato libro d’esordio di Nicolai Lilin, Educazione Siberiana, venduto in 24 paesi e tradotto in 19 lingue, già oggetto di trasposizione cinematografica ad opera di Gabriele Salvatores con un’interpretazione memorabile di John Malkovich, arriva in teatro per la regia di Giuseppe Miale di Mauro, che ne firma l’adattamento insieme allo stesso Lilin. Nella versione teatrale, che sarà in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 9 marzo 2014 , la storia della comunità di Fiume Basso, dei “criminali onesti” siberiani che vi si sono stabiliti dopo le deportazioni staliniane, si sviluppa intorno alle vicende dei fratelli Boris (Adriano Pantaleo) e Yuri (Francesco Di Leva). Il primo è fedele agli insegnamenti del vecchio nonno Kuzja, ai valori fondanti della comunità, composta sì da criminali, divenuti tali solo per lottare per la propria sopravvivenza, combattendo chi vuole privarli della propria libertà, come gli odiati sbirri corrotti, ma che al tempo stesso seguono una ben precisa e granitica etica, rispettosa dei più deboli, rifiutando droga ed immorali speculazioni il cui unico scopo è l’arricchimento fine a sé stesso, perché “un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore possa amare”. Yuri, invece, è travolto dal delirio consumistico della Russia post sovietica, pronto a tradire affetti, valori e parenti per inseguire il sogno americano, arricchendosi senza scrupoli con il traffico di droga. Una contrapposizione che, nel microcosmo della comunità degli Urka siberiani, simboleggia il conflitto di valori che, su scala più ampia, ha investito i paesi ex sovietici negli ultimi decenni. Centrali nella narrazione sono le figure del nonno Kuzja, interpretato magistralmente da Luigi Diberti, che tramanda i valori e le regole della comunità ai propri nipoti, e della madre (Elsa Bossi), che si dispera di fronte al destino ineluttabile di avere dei figli criminali, nel quotidiano terrore di perderli come già accaduto con loro padre.
La regia asciutta di Miale di Mauro è sostenuta non solo da un’ottima interpretazione di tutti gli attori in scena, caratterizzata da una forte intensità, ma anche da una geniale scenografia, curata da Carmine Guarino, suddivisa in due piani, trovata molto cinematografica che consente rapidi cambi di scena nell’alternanza tra i due piani, uno in un’ideale inquadratura fissa sull’interno della casa di famiglia e l’altro a proiettare luoghi e situazioni che si svolgono all’esterno dell’alveare domestico. Grazie anche ad un ottimo lavoro sia sulle luci, ad opera di Luigi Biondi, che sulle musiche, da parte di Francesco Forni, il risultato è uno spettacolo avvincente e suggestivo, con ritmi serrati e grandi prove attoriali, in grado di tenere il pubblico con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Dal 7 al 23 marzo 2014 al Teatro Il Primo di Napoli Rosario Ferro in “La compagnia dei tre disperati”
Sara Pallini in “Pazza d’amore” di Dacia Maraini, per la regia di Emanuele Vezzoli, al Teatro Elicantropo di Napoli