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Il regista Alessandro D’Alatri firma lo spettacolo
Il cappotto di e con Vittorio Franceschi
ispirato all’omonimo racconto di Gogol’
in scena dal 3 all’8 dicembre al Teatro Mercadante

Dopo il debutto all’Arena del Sole di Bologna dello scorso 5 novembre arriva al Teatro Mercadante – in scena da martedì 3 a domenica 8 dicembre – lo spettacolo Il cappotto, testo di Vittorio Franceschi liberamente ispirato all’omonimo racconto di Gogol’, con la regia di Alessandro D’Alatri, prodotto da Arena del Sole/Nuova Scena Teatro Stabile di Bologna.
Il 58enne regista romano – autore dei film Senza pelle, Caso mai, Commediasexi, Sul mare, impegnato in questi settimane nelle riprese di Un nuovo inizio con Silvio Muccino e Raoul Bova – torna con questo spettacolo alla regia teatrale rinnovando la collaborazione con l’autore e attore Vittorio Franceschi iniziata con successo nel 2005 all’Arena del Sole con Il sorriso di Daphne.
In scena, con Vittorio Franceschi nel ruolo del protagonista Akàkij Akàkievič Bašmàčkin, recitano Umberto Bortolani, Marina Pitta, Andrea Lupo, Federica Fabiani, Matteo Alì, Giuliano Brunazzi, Alessio Genchi, Valentina Grasso. Le scene dello spettacolo sono di Matteo Soltanto, i costumi di Elena Dal Pozzo, le luci di Paolo Mazzi, le musiche di Germano Mazzocchetti.
Il cappotto racconta la vicenda di Akàkij Akàkievič Bašmačkin, mite impiegato, copista presso un ministero, nella Russia zarista di metà ‘800. Deriso dai colleghi, l’uomo da fondo a tutti i suoi risparmi e acquista dal sarto Petrovič un nuovo cappotto perché il vecchio è impresentabile. L’arrivo dell’indumento è per il copista un evento importante, che sembra fargli guadagnare anche il rispetto dei colleghi e dei superiori. Ma il dramma è dietro l`angolo: invitato per la prima volta a una serata con i colleghi, nel rincasare Akàkij viene aggredito e derubato del suo nuovissimo cappotto. E’ l’inizio di una drammatica agonia: la polizia ignora la denuncia dell’uomo e lo tratta in malo modo; fallisce anche il tentativo di una colletta tra i golleghi al lavoro. Preso dalla disperazione e vinto dal freddo Akakij Akakievuc muore dopo qualche giorno.

Per Vittorio Franceschi, Il cappotto di Gogol’ «è la storia di un innocente, di un semplice. Non di uno sciocco, non di un essere colpito da speciale accanimento del destino. E’ la storia della maggioranza degli esseri umani, dei “copisti della vita” i quali mandano avanti il mondo pur subendone le violenze e gli insulti. Akàkij non si aspetta nulla, non reclama nulla più di quel che ha. Gioia per lui è poter copiare in bella calligrafia quel che hanno scritto gli altri. È la sua missione, e si ha l’impressione che dalla sua penna il mondo si sforzi di uscire migliore. Ma l’unica volta che la vita lo costringe a una grande prova, ne è schiacciato fino a morirne. Non era in grado di reggerne il peso, non era preparato. Infatti, di quel meraviglioso – e minaccioso – cappotto nuovo lui avrebbe fatto volentieri a meno. Gli bastava rammendare quello vecchio. Ma le convenzioni sociali e l’arbitrio degli arroganti, più che il freddo dell’inverno, lo hanno sovrastato e vinto. In una società che rottama gli uomini insieme alle cose, il suo vecchio cappotto, che “fra toppe e rammendi era tutta una piaga” come la casacca di Geppetto, è quello che prende luce alla fine della storia e che quasi sventola come una bandiera».

«Vittorio Franceschi – scrive D’Alatri nelle note di regia – ha portato in teatro un adattamento del racconto di Gogol’ che mi ha subito affascinato sia per la fedeltà alla struttura narrativa che per la straordinaria effervescenza della trasposizione. Nel racconto non ci sono molti dialoghi e la potenza di questo adattamento sta proprio nella vitalità realistica e poetica che Franceschi ha saputo restituire alla parola viva dei personaggi. In una parola: il teatro.

Partendo da queste considerazioni ho affrontato la regia cercando di dilatare i confini del reale, proprietà esclusiva del teatro, restituendo una continuità al racconto come se non dovesse esistere mai una interruzione. Come un unico “piano sequenza” che seguendo il candore di un umile personaggio ci accompagna tra le pieghe dei vizi e della corruzione della condizione umana. Un viaggio che, nonostante la distanza storica, ci fa sentire tutta la contemporaneità dell’opera».

Il cappotto
personaggi e interpreti
Akàkij Akàkievič Bašmàčkin, copista di ministero Vittorio Franceschi
Grigòrij Petròvič, sarto Umberto Bortolani
Olga Semiònovna, sua moglie Marina Pitta
Agrafèna Ivànovna, padrona di casa di Akàkij Federica Fabiani
Anatòlij Shalòmovič Kokoròv, capufficio Andrea Lupo
Andrèj Matvèievič Rastakòvskij, impiegato Matteo Alì
Nikolaj Vasìlievič Kartkòv, impiegato Giuliano Brunazzi
Ivàn Jàkovlevič Bulgàrin, impiegato Alessio Genchi
Polkàn l’ubriaco, poeta Giuliano Brunazzi
Malìk Mustàfovič, mercante Alessio Genchi
La donna ubriaca, Valentina Grasso
Il gendarme, Matteo Alì
La signora focosa, Valentina Grasso

Al Teatro Mercadante dal 3 all’8 dicembre 2013
Orario delle rappresentazioni
3 e 6 dic. ore 21.00 | 4 e 5 dic. ore 17.00 | 7 dic. ore 19.00 | 8 dic. ore 18.00

Informazioni tel. 081.5524214 | e-mail: info @teatrostabilenapoli.it | www. teatrostabilenapoli.it
Biglietteria tel. 081.5513396 | e.mail: biglietteria @teatrostabilenapoli.it