Di: Sergio Palumbo

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Pubblicato nel 1904, “Il fu Mattia Pascal”, di Luigi Pirandello, è una pietra miliare della letteratura italiana e segna una svolta nella narrativa europea del Novecento, allontanandosi dal realismo tradizionale per esplorare l’introspezione psicologica e la crisi dell’identità. Il romanzo racconta la vicenda di Mattia Pascal, un uomo che, creduto morto in seguito a un equivoco, coglie l’opportunità di ricominciare da capo con una nuova identità, Adriano Meis. Tuttavia, ben presto si rende conto che la libertà assoluta è un’illusione e che l’identità non è solo una scelta personale, ma una costruzione sociale dalla quale è impossibile sottrarsi.

Nell’adattamento di Marco Tullio Giordana e Geppy Gleijeses, la regia si distingue per l’innovativa scelta di sdoppiare il ruolo del narratore tra Mattia Pascal e Don Eligio Pellegrinotto, il bibliotecario. Questa soluzione drammaturgica permette di esplorare la dualità del protagonista e di approfondire il tema dell’identità, centrale nell’opera pirandelliana. La scenografia, curata da Gianni Carluccio, utilizza teli sospesi su uno sfondo nero, sui quali vengono proiettate immagini e filmati che ricreano vari ambienti, sia interni che esterni, conferendo allo spazio scenico una dimensione onirica e cinematografica.

Geppy Gleijeses, nel ruolo di Mattia Pascal, offre un’interpretazione di grande intensità e profondità, rendendo con efficacia la parabola di un uomo che tenta di sfuggire alla propria identità solo per ritrovarsi intrappolato in una nuova illusione. La sua recitazione si muove con agilità tra la leggerezza ironica e la malinconia esistenziale, evitando ogni eccesso teatrale per restituire un personaggio sfaccettato, tragico e al tempo stesso beffardo. La sua trasformazione da Mattia Pascal ad Adriano Meis è scandita con precisione, mettendo in evidenza il senso di spaesamento e inadeguatezza che caratterizza entrambi i volti del protagonista.

Totò Onnis, nei panni di Don Eligio Pellegrinotto, si fa narratore e guida all’interno della vicenda, con un’interpretazione misurata e incisiva. Il suo personaggio diventa una sorta di doppio di Mattia, un punto di riferimento per lo spettatore che osserva la storia dipanarsi attraverso i suoi occhi. La sua recitazione è solida, giocata su toni pacati ma incisivi, con un equilibrio perfetto tra distacco e coinvolgimento. Nicola Di Pinto, nel ruolo di Anselmo Paleari si distingue per il suo tono pacato e la sua gestualità sobria, dando vita a un personaggio enigmatico, immerso nelle sue teorie esoteriche e spiritistiche. Giocando sull’ambiguità tra saggezza e stravaganza, Di Pinto fa emergere con efficacia il carattere visionario del personaggio. Roberta Lucca, che interpreta Romilda e Pepita Pantogada, riesce a dare una forte caratterizzazione a entrambe le figure. Nei panni di Romilda, tratteggia con intensità una donna segnata da un matrimonio infelice, alternando momenti di rassegnazione a scatti di orgoglio e frustrazione. Come Pepita Pantogada, invece, si muove su toni più vivaci e frivoli, dimostrando grande versatilità. Giada Lorusso, nel ruolo di Adriana è delicata e sognante, un personaggio che rappresenta per Mattia un’illusione di felicità mai realmente raggiungibile. Ciro Capano, che veste i panni di Batta Malagna e di Papiano, è impeccabile nel rendere le sfumature più ambigue e opportuniste dei suoi personaggi, riuscendo in entrambi i casi a tratteggiare figure di grande impatto scenico. Teo Guarini, nel ruolo di Pomino, dimostra grande efficacia nel rappresentare l’amico timido e remissivo di Mattia, destinato infine a prenderne il posto accanto a Romilda. Il suo Pomino è goffo, insicuro, ma anche inaspettatamente risoluto quando si tratta di approfittare della presunta morte del protagonista. Marilù Prati, nei ruoli della Vedova Pescatore e di Silvia Caporale, si conferma una presenza scenica di grande spessore. Il suo doppio ruolo permette di mettere in evidenza due registri interpretativi diversi: la Vedova Pescatore, figura grottesca e caricaturale, e Silvia Caporale, più raffinata e sfuggente. Salvatore Esposito, nel ruolo di Pantogada, si distingue per una recitazione vivace e dinamica. Francesca Iasi e Davide Montalbano, rispettivamente nei ruoli di Oliva e di Scipione, offrono una performance convincente, restituendo la semplicità e l’autenticità di personaggi che, pur avendo un ruolo minore, contribuiscono a definire l’universo sociale in cui il protagonista si muove.

Le musiche originali di Marco Betta accompagnano lo spettacolo, sottolineando i momenti salienti e amplificando le emozioni dei personaggi. Il disegno luci, sempre a cura di Gianni Carluccio, gioca con chiaroscuri e contrasti, enfatizzando la dimensione psicologica della narrazione e creando atmosfere suggestive che avvolgono lo spettatore.

“Il fu Mattia Pascal”, di Luigi Pirandello, nell’adattamento di Marco Tullio Giordana e Geppy Gleijeses, sarà in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino al 2 febbraio 2025.

Link: il sito del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale – www.teatrodinapoli.it