Di: Maresa Galli

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Ha debuttato il 4 dicembre 2024 (in scena fino al 15 dicembre) al Teatro Mercadante di Napoli il “Macbeth” di Shakespeare, regia di Jacopo Gassmann, traduzione di Paolo Bertinetti, produzione di Stagione del Teatro Nazionale di Napoli diretto da Roberto Andò con Campania Teatro Festival-Fondazione Campania dei Festival.
Protagonisti nei ruoli di Macbeth e di Lady Macbeth Roberto Latini e Lucrezia Guidone. Completano il cast Gennaro Apicella, Riccardo Ciccarelli, Sergio Del Prete, Antonio Elia, Marcello Manzella, Fabiana Fazio, Nicola Pannelli, Olga Rossi, Michele Schiano di Cola, Paola Senatore, quasi tutti interpreti di più personaggi, come è spesso consuetudine nel teatro shakespeariano, con la voce registrata del piccolo Giovanni Frasca. Spiega il regista: – “Macbeth è il lungo viaggio di un uomo alle radici del male. O meglio ancora, il progressivo inabissamento di una coscienza nel vasto e inesplorato territorio del rimosso. Una lunga giornata che procede inesorabilmente verso la notte, una notte in cui tutto va storto, in cui l’ordine delle cose è rovesciato e la natura stessa viene ferita e violentata”. Macbeth possiede la capacità distruttiva e visionaria di accelerare il tempo, di vedere prima che le cose accadano. Il bravo regista ne dà una lettura psicanalitica, dopo aver messo in scena il “Macbeth” di Verdi al Teatro Comunale di Bologna. Il personaggio non appartiene a un tempo determinato ma ad un “metatempo”. I costumi immaginati per la pièce da Roberta Mattera, infatti, sono moderni, giacche di pelle e casacche, con elementi simbolici. I castelli scozzesi sono proiettati in scena, onirici, sostrato di una storia di sangue e potere nata da un profondo trauma: l’impossibilità dei due protagonisti di procreare. Le loro vittime sono infatti padri e figli, e la ricerca del potere ad ogni costo è anche la sublimazione della loro carenza. “Macbeth” è un dramma dominato dall’antitesi: bene e male, luci e tenebre, bello e brutto, sacro e demoniaco, realtà e apparenza. “Bello è il brutto e brutto il bello”, affermano le tre streghe all’inizio del dramma. Macbeth, a differenza del Riccardo III shakespeariano, non è un mostro ma un uomo indagato in tutte le sue fragilità e contraddizioni. Bravo Gassmann nel rendere il senso profondo della tragedia che si sposta dal piano magico a quello umano e psicologico. Ben sottolineati il rimorso e l’incapacità psichica e fisica dei protagonisti, un tiranno sfrenato a la sua crudele istigatrice, di sopportare tutta la malvagità arrecata, la consapevolezza di sprofondare negli inferi. Alla fine, nel monologo la metafora del teatro del Bardo: il mondo come teatro, l’uomo come attore: “la vita non è che un’ombra che cammina…una storia raccontata da un’idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla”. Tutti bravi gli attori, in stato di grazia i due protagonisti. Potenti, evocative, cupe come la sete di sangue e di potere, le scene costruite da Gregorio Zurla; completano l’atmosfera scarna nella quale risaltano i segni e la magnifica prosa, il disegno luci di Gianni Staropoli, il disegno sonoro di Daniele Piscicelli, i video di Alessandro Papa, i movimenti di Sara Lupoli, la realizzazione calco 3D di Emanuele Paribello. In occasione delle rappresentazioni di Macbeth, il Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, in collaborazione con l’Università L’Orientale, l’Università di Salerno, il Comune di Napoli, il Centro Argo (Centro Interuniversitario di Argomentazione, Pragmatica e Stilistica) e Arci Movie, ospiterà giovedì 12 e venerdì 13 dicembre 2024 il convegno “Macbeth, voci dall’inferno/voci dall’interno”, a cura di Roberto D’Avascio, Bianca Del Villano, Annamaria Sapienza.