Di: Redazione
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Ferzan Ozpetek al NapoliFilmFestival
“Massimo Troisi sul set mi chiamava verza”
Gli inizi sul set con Massimo Troisi, la genesi di Cuore Sacro, il suo lavoro “corale” con gli attori sul set. Ferzan Ozpetek sbarca al NapoliFilmFestival, prima rassegna in assoluto a dedicargli una retrospettiva completa, e parla del suo cinema a 360 gradi. Il regista incontrando la stampa napoletana ha accennato al suo nuovo film che inizierà a girare a ottobre: “E’ la prima volta che non giro un film nato da una mia idea, ma sarà tratto da un libro. Sto lavorando in questi giorni alla sceneggiatura”. Ozpetek poi ha ripercorso i suoi inizi assistente voltonatio alla regia di Massimo Troisi per Scusate il ritardo, nel lontano 1982: “Mi chiamava Verza, non si ricordava mai il mio nome… Durante quell’esperienza ho capito davvero che cos’è il cinema”. Pensando a Napoli, Ozpetek ha rivelato che Cuore Sacro doveva essere ambientato a Napoli “ma non volevo mostrare i luoghi poveri della città e mi sono reso conto che per farci un film dovrei viverci almeno un anno. Napoli è una città che mi stupisce sempre moltissimo, ogni volta che ci vengo”. Ricordando i suoi modelli, Ozpetek cita poi Vittorio De Sica, che è stato fondamentale per la sua formazione e che per lui è un genio assoluto.
Regista di emozioni e passioni forti, Ozpetek a proposito di cosa il cinema significa per lui ha dichiarato: “Per me girare un film e condividere con il pubblico le emozioni che suscita è la cosa più bella al mondo”. Il regista offre anche un saggio del suo metodo di lavoro: “Quando giro, voglio che tutti si sentano coinvolti a pieno. Faccio una lettura condivisa con tutti della sceneggiatura e voglio che tutti sentano che il film è anche il loro”. E a chi gli chiede cosa ci voglia per diventare registi, risponde: “Registi si nasce. Il talento ce l’hai dentro, non è una cosa che si impara”. L’incontro poi si è chiuso con una citazione di Elio Petri, che Ozpetek ha conosciuto negli ultimi anni di vita: “Tutto quello che facciamo nella nostra vità è per allontanare l’idea di morte”.
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