Di: Maresa Galli

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Lorenzo Hengeller cura gli arrangiamenti musicali di “Carosone, l’americano di Napoli”, il musical di e per la direzione artistica di Federico Vacalebre, da venerdì 5 a domenica 14 novembre in scena al teatro Augusteo di Napoli. Firma la regia dello spettacolo Luigi Russo; Andrea Sannino interpreta Carosone; con lui in scena Raffaele Giglio, Giovanni Imparato, Claudia Letizia, Geremia Longobardo e Forlenzo Massarone. Il Complesso Carosone è formato da Vincenzo Anastasio (sax e clarino), Gaetano Diodato (contrabasso), Luigi Patierno (sax), Pino Tafuto (pianoforte), Roberto Funaro (DJ). In scena anche un corpo di ballo electroswing; remix di Gransta MSV. Hengeller, “cantapianista”, compositore, maestro di swing, protagonista di famosi programmi televisivi e radiofonici, vincitore del Premio Carosone 2007, si caratterizza per talento amplificato dalla comunicativa e dal sorriso. Ascoltarlo al pianoforte è una gioia assoluta, con la sua musica che tritura la lezione di Carosone, Luttazzi, Kramer, Buscaglione, che fa proprio il linguaggio del jazz per regalare, con una cifra originale, un sound irresistibile, uno swing elegante, testi curatissimi e tanta ironia. “Il giovanotto matto”, per citare il titolo del suo album del 2006, fa splendido gioco di squadra con altri grandi artisti, da Enrico Rava a Stefano Bollani, da Angela Luce a Roberto Del Gaudio, da Antonio Sinagra a Jesper Bodilsen. Il suo ultimo cd, “Piano Napoli”, realizzato con Elisabetta Serio e prodotto da Gigi D’Alessio, si avvale di preziose collaborazioni, da Bollani a Raiz, da Gragnaniello a Ricciardi, da Servillo a Concato, da Luché a Montecorvino. Chi meglio di lui può raccontare la rivoluzionaria musica di Carosone?

Ai lettori di CulturaSpettacolo.it racconta il musical.

Come ha immaginato gli arrangiamenti del musical?

Le canzoni, gli arrangiamenti di Carosone sono già perfetti così e quindi io li ho trattati con grande rispetto. È già è tanto se sono riuscito a stare accanto al Maestro! L’errore è mettersi davanti a Carosone. Ho aggiunto qualche piccola cosa, leggerissima, adatta al linguaggio degli anni ’50 che prevedeva i fiati. Infatti la band dal vivo ha in organico 2 fiati, 2 sassofoni, così come era per il Quartetto Carosone. Ho lavorato soprattutto su questa idea ritmica dei fiati. Ho cercato solo di offrire un po’ di bellezza (spero!) nei dettagli.

Rispetto al musical del 2013, oggi rinnovato nei protagonisti e nella regia, ha cambiato gli arrangiamenti? Quelli di Carosone sono stati anni di grande innovazione in campo musicale, di svolta verso il ritmo e il jazz…

La novità fondamentale che mi fa piacere è che il protagonista sia Andrea Sannino, un ragazzo molto umile e intelligente. Gli ho consigliato di cantare nella sua fascia vocale medio-bassa, quella che lui non usa normalmente nel suo repertorio. Ascolterete un Sannino che canta in un nuovo range vocale molto bello, nuovo, interessante, che rende ancor più verosimile la vicenda carosoniana. Abbiamo fatto un lavoro molto forte su questo. Questa è la maggiore differenza rispetto al musical precedente: le tonalità e l’utilizzo della voce di Andrea. La novità musicale di Carosone, così come per Buscaglione, per Gorni Kramer, per lo stesso Luttazzi ma anche per la televisione dell’epoca, è che tutti i protagonisti erano rivoluzionari senza saperlo. Stavano compiendo una rivoluzione musicale e anche del costume italiano ma non ne erano consapevoli. Come sempre, è poi la Storia a deciderlo. Quando Carosone, nel ’58 scriveva “Caravan Petrol” e “Tu vuò fa’ l’americano”, in realtà stava unendo soltanto le sue esperienze africane, di orchestra, di ripassatore, di autore anche di musiche per i burattini con la sua passione per il jazz. Come al solito, la commistione porta alla novità e, nel suo caso, è stata rivoluzionaria ma lui non ne era consapevole. È questa la sua forza, la novità musicale.

I giovani conoscono Carosone attraverso remissaggi, il rap, riff inframmezzati: forse non lo comprendono ma ne apprezzano il grande ritmo, la ballabilità…

Anche nello spettacolo ci sono dei remix e molto belli. La bellezza è di chi la usa, come diceva Massimo Troisi nel “Postino”, non di chi la fa, per cui il modo di “usare” Carosone può essere qualunque: di come lo fanno i ragazzi, di come lo conoscono, di come lo vogliono tagliare, remixare, usarne il ritmo… è giusto così. L’unico modo di perpetrare la rivoluzione è usarla con i nuovi linguaggi. Se mai i ragazzi non capiscono fino in fondo le piccole novità tecniche che sono nei dettagli, nei testi di Nisa, nella batteria, per come la usava Gegè, senza fill e soltanto nelle parti basse, e senza usare i piatti. Oppure l’uso dei bassi del pianoforte di Carosone, uso molto particolare tipico del boogie woogie. Tutto questo i ragazzi non lo colgono, però usano la musica di Carosone, i riff delle canzoni ed è un’ottima cosa!

Di sicuro ha nuovi progetti in cantiere…

Ho nuovi progetti per gennaio, diversi concerti e collaborazioni. In post pandemia mi piace togliermi gli sfizi e realizzare concerti particolari e incontri con altri artisti, con alcune nuove collaborazioni. Altre ritornano, come quella con Tonino Carotone ma non voglio anticipare le altre sorprese.