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Quest’anno il Teatro Bellini ha messo in scena due operette, “Cin-Ci-Là” e “Il paese dei campanelli”, entrambe del veneziano Virgilio Ranzato e del napoletano Carlo Lombardo, compositore della musica il primo e autore dei libretti il secondo. I due lavori sono certamente tra i più famosi esemplari dell’operetta italiana, nata sulla scia del travolgente successo dell’operetta mitteleuropea, di cui tuttavia all’inizio non riuscì a emulare la ricchezza inventiva, la raffinata eleganza, il brio travolgente. L’operetta italiana prima maniera ebbe vita stentata perché non aveva a suo supporto quel contesto sociale altoborghese proprio della Francia ottocentesca (da cui il genere era partito) e soprattutto dell’Austria imperiale, dove trovò forse la sua massima espressione. In seguito, però, anche l’operetta di casa nostra decollò, ottenendo trionfali successi, sia per l’adozione di modelli più popolari che per merito di autori particolarmente dotati. Tra questi, si affermò la coppia Lombardo-Ranzato, i cui lavori ottennero subito un successo paragonabile solo a quello della grande operetta viennese. Nelle loro pagine più riuscite, i nostri autori sanno ricreare quel misto di elegante vacuità, di ammiccante sensualità e di romantico candore, di farsa e di sentimento, di esotismo fiabesco (la Macao di Cin-Ci-Là e l’Olanda de Il paese dei campanelli) e di paesana ironia che ancora riescono a incantare anche lo spettatore smaliziato.
Il tutto è tenuto insieme dal filo argenteo delle arie musicali, la cui levità e gaiezza sono utile contravveleno alla volgarità greve della quotidianità contemporanea. Lo ha felicemente intuito Pippo Santonastaso (Petit Gris di “Cin-Ci-Là” e La Gaffe de “Il paese dei campanelli”) che con le sue esilaranti trovate, frutto di consumata esperienza caabrettistica, riesce a divertire senza alcun bisogno di far ricorso a gratuite scurrilità. La sua verve coinvolge subito il pubblico, chiamato a interagire con gli attori fino a una corale partecipazione canora. Pregevolissime le doti vocali delle due soprano (le belle e brave Cosetta Gigli e Piera Grifasi) e del tenore Fabio Buonocore, dotati di limpida sonorità e di chiaro fraseggio. Tali doti si accompagnano a una adeguata presenza scenica, molto importante quando il ruolo richieda di accompagnare al canto il ballo e la recitazione. Indovinati i costumi di Monica Conti e molto turate le coreografie di Ruggero Bogani.
Link: il sito del Teatro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it
Domenica 26 dicembre 2010 al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli “Sostakovic, il folle santo”
Martedì 21 dicembre: “Il sonno di Benino” al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli