Di: Sergio Palumbo
Tempo di lettura stimato: 3 minuti
Con l’apertura al pubblico della prova generale di “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi, il Teatro San Carlo di Napoli conferma il proprio impegno per il sociale, devolvendo parte del ricavato all’Associazione genitori autistici Napoli (AGAN Onlus). Simpatica l’idea di far vestire le mascherine del teatro, durante le rappresentazioni di questo titolo verdiano, con i bei costumi realizzati da Giovanna Buzzi per l’allestimento di “Pagliacci”, opera andata in scena ad inizio febbraio.
La regia di Leo Muscato, ripresa da Alessandra De Angelis, riporta la vicenda nel giusto tempo e nel giusto luogo, cioè nella Svezia del 1792, quando il re Gustavo III fu assassinato durante un ballo in maschera. A causa della censura borbonica, difatti, Verdi fu costretto ad ambientare la vicenda in una improbabile Boston del Seicento, modificando il protagonista, re Gustavo, in un fantomatico conte Riccardo, governatore della città americana. “C’era una volta… Un Re, il suo miglior amico e una donna…” si legge sui sovratitoli all’inizio dell’opera: Muscato valorizza il contenuto fiabesco dell’opera ed imposta la sua regia come se fosse, appunto, il racconto di una favola, senza però tradire la fedeltà al libretto, giocando un po’ con i personaggi più fantastici, come il paggio Oscar, qui reso un giocherellone dispettoso, e la maga Ulrica, presentata simpaticamente quasi come una fattucchiera ciarlatana, che legge le carte a pagamento e propina dulcamareschi intrugli. In perfetta sintonia con le scelte registiche sono le scene di Federica Parolini, belle e curate fin nel minimo dettaglio, che passano dallo sfarzo del palazzo reale di Stoccolma al cupo abituro di Ulrica, al fiabesco campo solitario in cui si incontrano Gustavo ed Amelia, per poi tornare al palazzo reale nel bellissimo salone dove si svolge il ballo in maschera, dopo essere stati a casa di Carlo (Renato, nella versione ambientata a Boston) ed Amelia e nello studio di re Gustavo, con le pareti disseminate di ritratti. Le scene sono impreziosite dal sapiente disegno luci di Alessandro Verazzi (qui ripreso da Marco Alba), che molto giocano con i chiaroscuri e con fasci di luce che seguono i vari personaggi. Eleganti e dal grande impatto visivo i costumi di Silvia Aymonino.
Donato Renzetti dirige con esperienza e gesto sicuro un’orchestra del San Carlo in stato di grazia, garantendo il perfetto equilibrio tra palco e buca e scegliendo tempi sempre condivisibili, in grado di valorizzare le tante sfaccettature della partitura verdiana e, in particolare, i momenti di maggiore lirismo. Un particolare plauso va al Coro del San Carlo, diretto da Gea Garatti Ansini, che in quest’opera riveste un ruolo fondamentale, sia in termini vocali che scenici, cavandosela egregiamente su entrambi i versanti.
Celso Albelo, al debutto nel ruolo di re Gustavo, convince per il timbro brillante ed avvolgente, unito ad una presenza scenica autorevole, a patto, però di perdonargli alcune défaillance mnemoniche, che lo portano ad invertire parole o interi versi. La sua “Ma se m’è forza perderti” è uno dei momenti più intensi della rappresentazione, così come incanta il suo duetto nel secondo atto con Amelia, nel cui ruolo Susanna Branchini può contare su una voce potente negli acuti, dal bel colore e dalla grande espressività. Nel ruolo di Carlo, Seung-Gi Jung conquista il pubblico per la voce potente e ben timbrata, che merita l’ovazione del pubblico dopo l’aria “Eri tu che macchiavi quell’anima”, ma sul fronte della recitazione risulta piuttosto monocorde. Anastasia Boldyreva è una Ulrica che convince per pertinenza teatrale, ma dalla voce troppo ingolata. Adorabile l’Oscar di Marina Monzò, che conquista il pubblico per la bella presenza scenica, le ottime doti attoriali ed una voce dal colore pregevole e dall’agilità necessaria per un ruolo non affatto semplice nella sua linea di canto. Bene anche Laurence Meikle (Conte Horn), Cristian Saitta (Conte Ribbing), Nicola Ebau (Cristiano) e Gianluca Sorrentino (Giudice).
“Un ballo in maschera”, di Giuseppe Verdi, sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 28 febbraio 2019.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
Benedetto Casillo in “Tanti guai per Felice Sciosciammocca”, dal 1° al 3 marzo 2019 al Teatro Sannazaro di Napoli
“Socrate il Sopravvissuto”, di Simone Derai, il 26 febbraio 2019 al Teatro Politeama di Napoli