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Piccolo Bellini
dal 27 febbraio al 1 marzo
Look Like
con
Chiara Celotto, Rosita Chiodero, Salvatore Cutrì, Simone Mazzella, Manuel Severino
regia di Salvatore Cutrì
drammaturgia di Francesco Ferrara
Durata 60 minuti
Look Like, scritto, diretto e interpretato dagli allievi della Bellini Teatro Factory, tratta, con un tono agrodolce e ironico, l’ossessione di apparire propria della società contemporanea. Francesco Ferrara scrive la storia di Chiara, che aspira a essere bellissima perché convinta che solo la perfezione estetica possa condurla al successo; dunque, si rivolge ad Arturo Marras, il chirurgo estetico delle showgirl. Il consulto, i dubbi, le paure, le illusioni e, infine, l’intervento. Ma dopo? Cosa resta di Chiara e dei suoi diciotto anni? Il regista Salvatore Cutrì ha creato dei personaggi che vivono in posa, con le labbra sempre apparecchiate, pronti a un ininterrotto selfie. Una metafora che sottolinea, come spiega il regista, che oggi tutti noi siamo «inconsapevolmente all’interno di una perenne cornice virtuale e gettati, anche involontariamente, in una continua esibizione alla quale sembra impossibile sottrarci».
Piccolo Bellini, dal 27 febbraio al 1 marzo
Orari: feriali ore 21:15, giovedì ore 19:00
Prezzi: 18€ intero, 15€ ridotto, 10€ Under29
Durata: 60 min
NOTE DI REGIA
Chiara vuole essere bella. Ma non bella come tutte le altre ragazze, in giro ce ne sono già abbastanza. Lei vuole essere bellissima, anzi no, non le basta, lei aspira ad essere perfetta, perché solo la perfezione apre le porte che conducono al successo. E allora Chiara va da un chirurgo estetico per rifarsi la carrozzeria, ma non da uno qualsiasi, lei va da Arturo Marras, uno famoso, uno che ha ritoccato Simona Ventura, Melissa Satta, Alessia Marcuzzi, quella del Grande Fratello con la sesta. Marras è quello che ha ritoccato le donne più fighe della televisione italiana e se ritocca pure Chiara, magari finisce anche lei nel giro che conta.
Prima un consulto. Parole, tante. Poi dubbi, paure, ma anche illusioni. Infine la decisione e quindi l’intervento. Ma dopo? Dopo cosa ne resta di Chiara e dei suoi diciotto anni?
Chi guarda e chi è guardato. Chi giudica e chi è giudicato. Sottoposti incessantemente alla nostra stessa immagine, creata e ricreata, modificata, migliorata dai filtri delle fotocamere, approvata con un like, commentata da un’emoticon, siamo costretti, anche inconsapevolmente, all’interno di una perenne cornice virtuale e gettati, anche involontariamente, in una continua esibizione alla quale sembra impossibile sottrarci.
Quando ho iniziato a lavorare al testo, ho quindi provato ad esasperare il meccanismo ormai quotidiano del mettersi e dello stare in mostra. Ho portato al centro della scena la frontalità dell’obiettivo fotografico, come se Chiara e i suoi due compagni di viaggio, Simone, il suo ragazzo) e Rosita, amica e rivale nella corsa al successo televisivo, vivessero una vita sempre in posa, con le labbra apparecchiate per un ininterrotto selfie. Ma non solo. Ho deciso di stremare i corpi, di sfinirli, sfiancarli, stancarli, sottoponendoli a movimenti sempre uguali, ripetitivi, monotoni e meccanici, per renderli ancor di più oggetti di una «catena di montaggio dell’apparire», prodotti di una «fabbrica dell’immagine» in cui si confeziona merce sempre più vicina al gusto comune.
Soffocati, come avvolti da un telo di nylon, messi sotto vuoto, implodiamo ogni giorno, collassiamo, insicuri, incerti, dubbiosi su ciò che siamo e su ciò che appare di noi al mondo, un mondo condensato tutto nello sguardo dell’altro, degli altri. Look. Guardare. Like. Piacere. Imperativi del nostro tempo. L’unica scelta che ci rimane è decidere se affrontarli con gioia o con dolore. Nient’altro.
Salvatore Cutrì
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