Tempo di lettura stimato: 3 minuti
Giovedì 20 dicembre 2018, Teatro Elicantropo di Napoli
Fosco (storia de nu matto) di Peppe Fonzo
In scena un attore e un fisarmonicista si alternano in una commistione sonora, linguistica e fisica, che “odora” di cenere, di pietra, di terra, di sale e di fatica
Le note malinconiche di una fisarmonica, quella di Flavio Feleppa, nu scicareddu, un asinello appena accennato da semplice filo di ferro, e dal buio appare Fosco, uomo dal cuore aperto. Ha inizio così Fosco (storia de nu matto) racconto intenso dalla drammaturgia amara, scritto diretto e interpretato da Peppe Fonzo, in scena da giovedì 20 dicembre 2018 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 23), al Teatro Elicantropo di Napoli.
Presentato da Magnifico Visbaal Teatro, l’allestimento ripercorre la vita di un uomo semplice, dedito al lavoro in una sorta di ‘cunto’ di altri tempi.
Fosco è’ uno spettacolo ispirato a “lu Frasulino”, brano dialettale assolutamente sconosciuto di Domenico Modugno, che mescola la narrazione teatrale a momenti musicali e altre perle del cantautore salentino (lu Salinaro, Sciccareddu mbriaco, La sveglietta), scavando nella tradizione popolare dell’entroterra meridionale.
“Fosco lu matto” è un personaggio ai margini, il pazzo buffone che tutti deridono, sempre insultato e bastonato, un disadattato che brucia solitudine. Prima era uno come gli altri, con un lavoro, una casa, una vita monotona e integrata nella comunità, ma un giorno impazzisce e diventa “lu scemo de lu paese”, ma nessuno si chiede il perchè. Anzi, pare che per tutti sia meglio così.
Sullo sfondo le immagini di un paesino del sud, non meglio identificato, un contesto in cui la durezza della vita, la difficoltà dell’ignoranza danno corpo alla storia de “nu povero cristo”.
“E’ un lavoro – scrive Peppe Fonzo in una nota – dedicato a un mio pro zio, Peppe Lu Negus, lu scemo di Casalbore (paese originario di mia madre arroccato su una montagna nell’entroterra Sannita, che confina con la Puglia), luogo al quale s’ispirano ambientazioni, episodi e inflessione dialettale. Peppe lu negus era un inavvicinabile, viveva con il suo asino e solo a lui rivolgeva la parola”.
In scena l’attore e il fisarmonicista si alternano in una commistione sonora, linguistica e fisica, accompagnano lo spettatore in un percorso che odora di cenere, di pietra, di terra, di sale e di fatica, dove le note del musicista e la voce dell’attore creano momenti comici, drammatici, malinconici e surreali.
Fosco è lo scemo del villaggio con gli occhi arrossati che non vedevano, e, tra ricordi e canzoni, fa pensare all’andare della vita, si ritorna a quelle realtà antiche di paesi del sud, di pietre arse dal sole, di odore di sale, di sale che spacca la pelle e brucia le ferite.
In questo contesto si muove “Fosco ‘u salinaro”, che ha come alter ego solo Peppino, ‘u ciucciariello”, e il suo mestiere duro e faticoso, tutto per pochi ‘piccioli’.
Fosco (storia de nu matto) di Peppe Fonzo
Napoli, Teatro Elicantropo – da giovedì 20 a domenica 23 dicembre 2018
Inizio spettacoli ore 21.00 (venerdì e sabato), ore 18.00 (domenica)
Info e prenotazioni al 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio)
Da giovedì 20 a domenica 23 dicembre 2018
Napoli, Teatro Elicantropo
Magnifico Visbaal Teatro
presenta
Fosco
(storia de nu matto)
scritto, diretto e interpretato da Peppe Fonzo
musiche Flavio Feleppa
Durata della rappresentazione 55’ circa, senza intervalloi
“Ma lu Fosco… ma chi era?
Lo scemo de lu paese che si presentava sempre alla stessa ora la sera.
Quanno arrivava se metteva mmiezo a la chiazza e faceva ridere…
Tutti erano contenti e se divertivano come mmatti, ma lui non rideva mai…”
E’ un lavoro dedicato ad un mio pro zio: Peppe Lu Negus, lu scemo di Casalbore (paese originario di mia madre arroccato su una montagna nell’entroterra Sannita, che confina con la Puglia), luogo al quale si ispirano ambientazioni, episodi e inflessione dialettale. Peppe lu negus era un inavvicinabile, che viveva con il suo asino a cui solo rivolgeva la parola.
Quando mi raccontavano di lui, sentivo un profondo senso di misericordia misto ad ammirazione: un uomo isolato che sceglieva l’isolamento mentale per sfuggire alla desolazione dell’isolamento geografico.
Chissà cosa pensava? Che vita aveva fatto prima di diventare Lu Negus? Era davvero “pazzo” o semplicemente interpretava un ruolo?
Mescolando le sensazioni di un bambino a testimonianze raccolte e romanzate, ispirandomi alla durezza della vita contadina del dopoguerra con i racconti veristi, nasce “Fosco”, “nu cunto musicale” disarmante nella sua voluta semplicità.
Un attore e un fisarmonicista si alternano in una commistione sonora, linguistica e fisica, accompagnano lo spettatore in un percorso che odora di cenere, di pietra, di terra, di sale e di fatica, dove le note del musicista e la voce dell’attore creano momenti comici, drammatici, malinconici e surreali.
Dal 20 dicembre 2018 concerti e visite guidate alla Villa Campolieto con il Quartetto Savinio e ChamberCelli
“Incanti narrati”, rassegna di spettacoli e libri, dal 21 dicembre 2018 al 19 gennaio 2019 al Tin (Teatro Instabile Napoli)