
Di: Maresa Galli
Tempo di lettura stimato: 2 minuti“Detenuta in un carcere turco”, di Annalisa De Gregorio, infuga Edizioni, racconta una storia vera. L’autrice condivide tutte le emozioni provate, dall’attesa gioiosa di una vacanza in Turchia, paese di sogno, con l’amica Anna, all’incubo di essere rinchiusa in un carcere. La storia, che risale a oltre trent’anni fa, inizia da un drammatico, inspiegabile incidente stradale che coinvolge l’auto presa a noleggio dalla protagonista con a bordo l’amica Anna. Mentre attraversano Denizili, due pneumatici scoppiano durante un sorpasso, provocando la morte dell’autista di un minibus coinvolto nell’incidente e numerosi feriti. La protagonista potrebbe dirsi quasi fortunata perché in Turchia l’omicidio colposo è punibile “solo” con il carcere. Annalisa viene arrestata perché, oltre all’incidente, risulta alla guida di una vettura non idonea al noleggio, raggirata dall’uomo che gliela aveva messa a disposizione. Inizia così il calvario della donna, chiusa in carcere e separata anche da Anna che fa di tutto per aiutare l’amica reclusa. Walkman sequestrato, difficoltà a farsi comprendere e a capire la lingua, acqua gelata per le pulizie, cibo cattivo, materassi sporchi, rapporti difficili con il Consolato italiano. Abbandonata, confusa, incontra però brave donne in carcere, detenute e guardie, che le stanno vicino, quasi la coccolano comprendendone la disperazione. Quarantotto, interminabili giorni trascorsi in galera, con la paura di non tornare mai più a casa, fino alla condanna a quattro di anni di reclusione senza condizionale. “Ed ecco che la mano nascosta dell’imprevedibile ti stringe ferrea e davanti a te uomini in divisa che parlano un idioma a te incomprensibile che ti fanno firmare una deposizione nella stessa incomprensibile lingua, che ti portano all’interno di un carcere nel quale ti rinchiudono e sei fuori dal mondo, fuori dalla tua vita quotidiana, piombata in una realtà che nemmeno Hitchcock avrebbe immaginato nel tracciare la trama di uno dei suoi thriller. Una storia da legger d’un fiato…perché la tua vita in un secondo può cambiare e non sai mai quando arriva quel secondo…”. Così scrive Anna Maria Ghedina nella prefazione. I momenti di disperazione di Annalisa si alternano a giorni di speranza, con il sogno di riabbracciare i genitori, i fratelli, i nipoti, gli amici, la sua Napoli, di avere finalmente giustizia. Annalisa riflette sulla condizione della donna in Turchia, sul rispetto dei diritti umani, ma anche sulla storia e sulle bellezze naturali di un paese incantevole dai tramonti magici, dai luoghi di millenaria bellezza. Scarica la tensione fumando e dettando i suoi pensieri ad un diario, scrivendo alla famiglia, pur sapendo che le sue missive saranno lette e censurate. Poi, finalmente, i media si occupano della faccenda, una raccolta fondi le consente di risarcire la famiglia dell’autista deceduto, il padre si reca più volte a trovarla in carcere, e si giunge al processo.
“Non potrò mai cancellare questa esperienza, rimarrà dentro di me per sempre e, nonostante tutto, il mio desiderio è quello di ritornare in Turchia, là dove come per incanto si è interrotta una vacanza da mille e una notte”, scrive Annalisa, oggi mamma di un bellissimo ragazzo, tornata con questo bagaglio alla vita di tutti i giorni. Non fa più progetti, sogna le compagne di carcere, ringrazia per esserne uscita, sapendo che “la vita è come giocare a carte”.
Il libro è un prezioso diario su un incubo che potrebbe capitare a chiunque, umanissimo, coinvolgente, mai da odiatrice ma da donna di bei sentimenti che ama la vita, la famiglia, la cultura, la libertà.
“Serotonina”, dal romanzo cult di Michel Houellebecq, dal 30 aprile all’11 maggio 2025 al Teatro Mercadante di Napoli
Giovanni Esposito in “Benvenuti in Casa Esposito”, dal 2 al 18 maggio 2025 al Teatro Diana di Napoli