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Di: Sergio Palumbo
Tempo di lettura stimato: 3 minuti
Al Teatro Sannazaro di Napoli, dal 14 al 16 febbraio 2025, è andato in scena “La ragione degli altri”, di Luigi Pirandello, diretto da Alfonso Postiglione e adattato dalla dramaturg Linda Dalisi.
Lo spettacolo si presenta come una rilettura contemporanea del primo dramma in tre atti scritto dall’autore siciliano, che affronta temi come il conflitto tra doveri coniugali e desideri personali, la complessità delle relazioni familiari e l’ipocrisia delle convenzioni sociali. Questi elementi preannunciavano i temi dell’identità ambigua e delle maschere sociali che sarebbero diventati centrali nella poetica pirandelliana. Un lavoro che nasce da “Il nido”, novella del 1895, e si sviluppa poi nella versione teatrale, messa in scena per la prima volta nel 1915. In questa nuova trasposizione, tuttavia, Postiglione e Dalisi compiono un’operazione radicale: scompongono il testo, eliminano orpelli verbosi e ne esaltano il cuore pulsante, rendendolo ancora più attuale e coinvolgente.
Il dramma ruota attorno a un triangolo sentimentale che, pur nella sua apparente semplicità, si fa veicolo di interrogativi ancora oggi spinosi: maternità e paternità, famiglia e legami di sangue, diritto e desiderio, colpa e imposizione sociale. Leonardo Arciani, scrittore fallito e marito scialbo di Livia, intraprende una relazione con la sua ex amante Elena, da cui nasce una bambina. Quando decide di tornare dalla moglie, quest’ultima pone una condizione inaspettata: accetterà il ritorno del marito solo se con sé porterà anche la bambina, accettandola come propria figlia. Un intreccio che nel tempo ha mantenuto intatta la sua forza, oggi reso ancora più vivo dalla scelta registica di destrutturarlo e metterlo in discussione attraverso una narrazione metateatrale.
La regia di Postiglione e l’adattamento di Linda Dalisi operano per sottrazione e reinvenzione. Il primo atto viene eliminato per concentrarsi sul nucleo emotivo del dramma, mentre un personaggio aggiuntivo, mutuato dalla novella, funge da narratore e commentatore esterno. Si tratta di una figura poliedrica, interpretata da Monica Palomby, che assume di volta in volta il ruolo della zia, del padre di Livia e del coro contemporaneo che interroga lo spettatore. Il dispositivo metateatrale è onnipresente: gli attori entrano ed escono dai loro ruoli, discutono della pièce, si osservano mentre recitano, ripetono le stesse scene in più modi, portando avanti una riflessione sul teatro stesso e sulle sue possibilità espressive, in un gioco di specchi di cui Pirandello è stato pioniere.
L’interpretazione degli attori si inserisce perfettamente in questo meccanismo. Ettore Nigro è un Leonardo Arciani sfuggente e fragile, un uomo alla deriva, senza un’identità chiara, la cui unica certezza sembra essere il legame con la figlia. La sua recitazione è misurata, intensa, costruita su sfumature di incertezza e debolezza. Anna Bocchino è un’Elena che alterna dolore e orgoglio, spezzata ma mai domata, mentre Viola Forestiero dà vita a una Livia complessa e stratificata, ben lontana dal cliché della moglie tradita e vendicativa: la sua richiesta di maternità è un atto di potere ma anche una disperata ricerca di senso. Monica Palomby, nel suo ruolo di raccordo, è incisiva e ironica, capace di spezzare il dramma con momenti di straniamento che amplificano la riflessione del pubblico.
La scena, curata da Sara Palmieri, è essenziale e mutevole, pensata per assecondare il gioco di rimandi tra realtà e finzione. Il video diventa parte integrante della narrazione: gli attori vengono ripresi in tempo reale, mentre alcune scene chiave vengono proposte su schermi laterali, enfatizzando la moltiplicazione dei punti di vista. La scena madre del confronto tra le due donne viene recitata in tre versioni diverse: prima con ripresa dal vivo, poi in un video cinematografico di sette minuti e infine nuovamente in teatro, come a voler esplorare la stessa verità attraverso tre linguaggi distinti. Un’operazione raffinata e audace, che porta il teatro a dialogare con il cinema e con i dispositivi digitali, senza perdere la sua forza emotiva. I costumi di Giovanna Napolitano accompagnano questo processo, costruendo un’atmosfera sospesa tra il classico e il contemporaneo.
In definitiva, “La ragione degli altri”, in questa versione firmata da Postiglione, è un Pirandello vivo, dinamico, capace di parlare al presente senza essere ingabbiato nella sua stessa tradizione. La scelta di destrutturarlo e renderlo un’esperienza multiforme si rivela vincente, portando in scena un dramma che non si limita a raccontare una storia, ma interroga lo spettatore e lo costringe a riflettere sulle proprie certezze.
Link: il sito del Teatro Sannazaro di Napoli – www.teatrosannazaro.it
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