Di: Sergio Palumbo
Tempo di lettura stimato: 3 minuti
Vinicio Capossela ha conquistato Napoli con il tour Conciati per le feste, una celebrazione caleidoscopica che abbraccia l’essenza del suo ultimo album, Sciusten feste n.1965, arricchito da brani del suo vasto repertorio. L’esibizione, nella cornice della Casa della Musica, è stata un’esperienza immersiva che ha saputo fondere tradizione, innovazione, arti circensi e teatralità. Lo spettacolo non è solo un omaggio al Natale e alle feste, ma anche un invito a riflettere sull’importanza della condivisione e della memoria collettiva. Con il suo approccio teatrale, Capossela ha saputo unire musica, narrazione e simbolismo, rendendo il concerto un’esperienza unica per il pubblico.
Il concerto si è aperto con Sopporta con me, un brano intenso e meditativo che invita a condividere il peso dell’esistenza con solidarietà, subito seguito da Bianco Natale (White Christmas), dove la malinconia del classico viene amplificata da arrangiamenti poetici e dalla voce unica di Capossela.
Il ritmo si è acceso con Voodoo Mambo, un’esplosione di energia esorcizzante che ha trasformato la sala in una pista da ballo. Questo mood è proseguito con Mambo italiano e …E allora mambo, brani che fondono ironia, vitalità e un travolgente spirito festivo. La performance ha raggiunto un momento di pura magia con Voglio essere come te, omaggio al leggendario Louis Prima, che Capossela ha interpretato con vivacità, giocando con la sua band per creare un dialogo musicale intriso di swing e umorismo. Questo tema è stato approfondito con Come e più di te, dove l’artista esplora l’evoluzione e la competizione umana con testi densi di significato.
L’atmosfera si è fatta più rarefatta con Notte newyorkese, un viaggio evocativo tra luci e ombre metropolitane, seguito da Angelina/Zooma Zooma, che ha iniettato nuova energia grazie alla sezione fiati, guidata da Michele Vignali e Sophia Tomelleri. Non è mancata l’ironia tipica di Capossela, che ha reinterpretato Santa Claus is coming to town in un modo unico, trasformando Babbo Natale in un triste fattorino di Amazon che si suicida per non aver soddisfatto le richieste di un consumatore esigente. Il percorso musicale ha toccato vertici poetici con Charlie, un brano struggente di Tom Waits tradotto da Capossela che ha portato il pubblico a riflettere su temi come la solitudine, la liberazione e la ricerca di un senso, seguito da La notte se n’è andata e In clandestinità, che hanno aggiunto sfumature narrative a una scaletta già ricca e variegata.
Conforto e gioia ha portato il pubblico in un clima di riflessione, mentre con La danza della fata confetto, Capossela ha regalato un momento onirico, ispirato a suggestioni burtoniane, grazie all’uso di strumenti insoliti come il theremin suonato da Vincenzo Vasi, mentre Marajà ha riportato il pubblico a una teatralità esotica e visionaria. L’esibizione ha toccato punte di energia esplosiva con Sul divano occidentale, un brano incalzante e ritmicamente complesso che ha acceso la sala, e con Aggita, dove ironia e vitalità hanno creato un momento di assoluto coinvolgimento.
La scaletta ha continuato a mescolare momenti intimi e festosi: Campanelle (Jingle Bells) e Dankeschoen (Grazieschoen) hanno aggiunto un tocco di leggerezza e nostalgia, prima di giungere al cuore del concerto con Sciusten feste n.1965, che ha sintetizzato l’intero spirito dell’album, mescolando testi ironici, ritmi travolgenti e un omaggio alle tradizioni europee del passato. La chiusura del set principale con Il guastafeste (con la coda di Bardamù) è stata un momento agrodolce, dove la riflessione malinconica si è intrecciata con l’ironia sottile di Capossela, seguita dalla travolgente Polka di Varsavia.
I bis si sono aperti con la classica presentazione della band con Il friscaletto (Eh cumpari). Con Tico Tico Capossela ha invitato gli spettatori a fare il trenino in sala, mentre dopo la travolgente Al veglione con Il tempo dei regali la serata si è conclusa con un messaggio di speranza e comunità, enfatizzando il valore del dono e della condivisione. La band, composta da musicisti di straordinario talento come Alessandro “Asso” Stefana alla chitarra, Piero Perelli alla batteria, Andrea Lamacchia al contrabbasso, Michele Vignali al sax baritono, Sophia Tomelleri al sax tenore, clarinetto e cornamusa, Vincenzo Vasi al theremin e al vibrafono e Irene Sciacovelli ai cori, ha fornito un supporto impeccabile e versatile, contribuendo a creare un’esperienza sonora indimenticabile.
“Rusalka”, di Antonín Dvořák. inaugura Stagione d’Opera 2024/25 del Teatro San Carlo di Napoli, dal 20 novembre al 7 dicembre 2024