Di: Sergio Palumbo
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Torna al Teatro San Carlo di Napoli la Carmen di Georges Bizet nell’allestimento Daniele Finzi Pasca che ha aperto la stagione 2015/2016.
Daniele Finzi Pasca, con le scene di Hugo Gargiulo, si distingue per l’equilibrio tra semplicità e simbolismo, con una scenografia che lascia spazio all’immaginazione, utilizzando simboli e oggetti scenici semplici ma evocativi per raccontare la storia senza distrarre dal dramma centrale dei personaggi. Gli spazi scenici sono spesso ampi e ariosi, delineati in modo da suggerire l’aridità dei luoghi dove si muove Carmen, metafora della sua vita solitaria e ribelle. Le scene di Gargiulo sono concepite per trasformarsi agilmente, riflettendo i cambiamenti emotivi e gli sviluppi narrativi senza sovraccaricare lo spazio visivo. Siviglia è evocata dalle grandi luminarie che fanno da sfondo. Questo minimalismo funzionale si unisce a un’attenzione meticolosa alla disposizione degli interpreti, creando una scenografia mutevole e profondamente simbolica che si presta a una messa in scena essenziale e onirica, quasi cinematografica.
Un aspetto fondamentale dell’allestimento è il progetto delle luci, creato congiuntamente da Finzi Pasca e Alexis Bowles, che gioca un ruolo cruciale nell’amplificare le emozioni e nella trasformazione degli spazi. Le luci seguono il dramma di Carmen e di Don José con una dinamica che alterna tonalità calde, simbolo di passione e desiderio, a ombre e penombre che suggeriscono l’inevitabilità della tragedia. Il contrasto tra luce e oscurità, con effetti di chiaroscuro talvolta delicati e talvolta drammatici, accompagna le tensioni dei protagonisti, richiamando le atmosfere spagnole della storia ma senza legarsi a un realismo convenzionale. Bowles e Finzi Pasca hanno ideato un uso della luce che in alcuni momenti è soffusa e in altri si fa più tagliente, creando una dimensione estetica che affonda le radici nella poetica visuale, evocando il senso di destino che permea l’intera opera. Ogni atto è stato caratterizzato da un colore dominante: giallo per il primo, bianco per il secondo, nero per il terzo e rosso per il quarto. I giochi di colore, come l’uso del rosso per rappresentare il sangue e la passione e del blu per simboleggiare la serenità perduta, rafforzano la caratterizzazione visiva delle emozioni in scena.
I costumi di Giovanna Buzzi sono altrettanto significativi e giocano con un linguaggio cromatico raffinato. La costumista è riuscita a creare abiti che, pur rispettando l’estetica spagnola tradizionale, aggiungono un elemento di modernità ed eleganza, conferendo a ciascun personaggio una personalità visiva unica e riconoscibile. Carmen, per esempio, indossa un abito dai colori intensi e sensuali che rispecchia la sua personalità indomita e libera, mentre Escamillo sfoggia un abbigliamento ricco di dettagli che rimanda alla sicurezza di sé e al fascino del torero. Anche nei costumi dei ruoli minori, come quelli di Mercédès e Frasquita, è evidente la cura dei dettagli, che rende ogni personaggio ben caratterizzato, con una presenza scenica che si armonizza alla storia senza mai sovrastarla.
Le coreografie di Maria Bonzanigo hanno un ruolo integrato nella struttura dell’opera, accompagnando le scene corali e amplificando l’energia della narrazione. I momenti di danza arricchiscono l’allestimento con una fisicità che rende ancora più vivide le scene di gruppo, come i festeggiamenti o gli incontri segreti dei contrabbandieri. Il corpo di ballo, sotto la direzione di Clotilde Vayer, ha dimostrato grande coesione e precisione, in un lavoro coreografico che si è dimostrato ben bilanciato, alternando momenti di grande dinamismo a sequenze di movimento più intime e delicate.
La direzione musicale di Dan Ettinger è stata di grande precisione e profondità, con una lettura della partitura che rispetta il carattere spagnolo della musica di Bizet e che sa esaltare le dinamiche orchestrali senza mai sovrapporsi alla narrazione drammatica. Ettinger ha saputo gestire i tempi con grande maestria, permettendo all’orchestra del San Carlo di esprimere le emozioni in modo ricco e sfaccettato, soprattutto nei momenti di pathos più intenso. L’orchestra ha risposto con una sonorità avvolgente, capace di passare dalla potenza dei ritmi incalzanti delle scene di battaglia a una dolcezza quasi lirica nelle arie più intime. Il Coro del San Carlo, diretto da Fabrizio Cassi, ha dimostrato un affiatamento impeccabile, contribuendo a creare un’atmosfera corale che ha amplificato l’emotività della narrazione. L’intervento del Coro di Voci Bianche, diretto da Stefania Rinaldi, ha offerto un delicato contrappunto nelle scene che richiedevano una maggiore leggerezza, aggiungendo una nota di freschezza che contrasta con la tensione drammatica.
Per quanto riguarda le interpretazioni vocali, Aigul Akhmetshina ha dato vita a una Carmen dalla voce sensuale e corposa, piena di carattere e determinazione. La sua interpretazione risalta per il perfetto controllo della linea vocale, che le ha permesso di sottolineare ogni sfumatura del personaggio, incarnando sia la passionalità che il tormento interiore. Don José, interpretato da Dmytro Popov, ha offerto una performance drammatica e intensa, rendendo palpabile il conflitto interiore tra dovere e passione con una voce possente e ricca di nuances. Mattia Olivieri ha dato al personaggio di Escamillo un’interpretazione vocale decisa, con una potenza espressiva che ha trasmesso la sicurezza e il fascino del torero. Nel ruolo di Micaëla, Selene Zanetti ha incantato con un’interpretazione delicata e struggente, rivelando una sensibilità che ha dato ulteriore profondità al personaggio, con un canto intenso e raffinato.
Nei ruoli secondari, le interpreti di Mercédès e Frasquita, rispettivamente Floriane Hasler e Andrea Cueva Molnar, hanno fornito una solida prova vocale, dando vita a duetti brillanti che hanno impreziosito le scene corali. Régis Mengus e Loïc Félix, nei ruoli del Dancairo e del Remendado, hanno contribuito a portare in scena la vivacità delle scene dei contrabbandieri, rendendo i loro personaggi vivaci e pieni di energia. Pierre Doyen ha dato incisività al ruolo di Moralès, mentre Nicolò Donini ha conferito autorevolezza a Zuniga, entrambi aggiungendo sfumature significative ai momenti corali e di interazione. Silvia Cialli, nel ruolo della Merchande d’Orange, ha mostrato grande naturalezza e sicurezza vocale, riuscendo a distinguersi per la freschezza interpretativa. Giacomo Mercaldo e Sergio Valentino, rispettivamente nei ruoli del Bohémien e di Lillas Pastia, hanno aggiunto ulteriori sfumature all’opera, mostrando l’importanza dei ruoli minori nella costruzione dell’atmosfera generale.
“Carmen”, di Georges Bizet, sarà in scena al Teatro di San Carlo fino al 3 novembre 2024.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli: https://www.teatrosancarlo.it
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