Di: Sergio Palumbo

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Lo spettacolo “L’erba del vicino è sempre più verde”, scritto, diretto e interpretato da Carlo Buccirosso, apre la stagione teatrale 2024/2025 del Teatro Sannazaro di Napoli. Con un mix sapiente di comicità e noir, Buccirosso porta in scena una storia che cattura lo spettatore dall’inizio alla fine, grazie a una narrazione coinvolgente e un cast di attori brillanti.

La trama ruota attorno a Mario Martusciello (interpretato dallo stesso Buccirosso), un impiegato di banca insoddisfatto e oppresso dalla routine quotidiana, che si trova coinvolto in una serie di eventi al limite dell’assurdo. Il sipario si apre con Mario, confuso e visibilmente sconvolto, alle prese con un cadavere avvolto in un tappeto e nascosto nel suo appartamento. Da questo scenario si sviluppa un’indagine retrospettiva che, attraverso un lungo flashback, permette di ricostruire la serie di avvenimenti che lo hanno condotto a questa situazione surreale.

Il pregio principale di questa commedia noir è la capacità di mescolare sapientemente due generi che, apparentemente, sembrano incompatibili: il thriller e la commedia. Sin dalle prime battute, lo spettacolo gioca su un equilibrio sottile tra il mistero del delitto e il tono leggero e umoristico dei dialoghi. La regia di Buccirosso, come la scrittura, è studiata nei minimi dettagli. Ogni attore ha una precisa direzione da seguire e ciascun personaggio si evolve scena dopo scena, mantenendo la propria personalità e arricchendo la trama. Questo equilibrio tra gli attori è ciò che rende lo spettacolo coeso, nonostante il continuo alternarsi tra comicità e suspense.

L’interpretazione di Carlo Buccirosso è, senza dubbio, uno dei punti forti dello spettacolo. Buccirosso è perfettamente a suo agio nei panni di Mario, un uomo al limite della crisi di nervi. Il suo Mario è un personaggio in cui convivono tratti tragicomici: da una parte l’impiegato frustrato, succube della moglie e della famiglia, dall’altra il protagonista di un intrigo noir che sfugge al suo controllo. Buccirosso, con la sua consueta abilità, rende il protagonista un personaggio ambiguo e ironico, capace di suscitare al contempo simpatia e sospetto. Buccirosso porta in scena un’interpretazione autentica, carica di sfumature emotive: le sue espressioni esasperate, i tempi comici perfetti e il linguaggio del corpo comunicano tanto quanto i dialoghi, riuscendo a far ridere e a tenere alta la tensione allo stesso tempo.

Accanto a lui, brilla Maria Bolignano nel ruolo di Margherita, la moglie di Mario. Bolignano si conferma un’attrice di grande talento, capace di infondere al personaggio una comicità naturale, accompagnata da una vena di dramma. Margherita, con le sue scenate di gelosia e i finti malori, appare prima come una figura quasi caricaturale, ma grazie alla maestria di Bolignano, emerge anche il lato umano di una donna che, in fondo, cerca di salvare il suo matrimonio. La sua presenza scenica è potente e ogni battuta, ogni gesto, aggiunge un ulteriore livello di profondità alla storia.

Peppe Miale, nel ruolo di Lorenzo, il vicino di casa che affascina Mario con la promessa di una vita più eccitante, offre una performance brillante. Miale dà vita a un personaggio che rappresenta l’antitesi di Mario: spavaldo, sicuro di sé, quasi un alter ego di ciò che Mario desidererebbe essere. La sua interpretazione è carismatica e profonde la giusta ambiguità al suo personaggio.

Anche Donatella De Felice, nel ruolo di Rosa, sorella di Mario, si distingue per la sua abilità comica. Rosa è un personaggio caustico, una presenza costante nella vita di Mario che, come Margherita, contribuisce a soffocare la sua già fragile autostima. De Felice riesce a esprimere questa dinamica con un’ironia pungente, giocando con i toni sarcastici e mantenendo sempre alta la tensione comica.

Un altro contributo significativo alla trama arriva da Elvira Zingone, che interpreta Lucia, una figura che, a prima vista, potrebbe sembrare solo una caricatura della moderna influencer. Tuttavia, Zingone riesce a dare profondità a un personaggio che va oltre la sua immagine superficiale. Lucia, infatti, non è solo la strampalata protagonista del mondo virtuale, ma rappresenta una forma di evasione dalla monotonia per il protagonista, Mario, e simboleggia il desiderio di novità e libertà che il personaggio principale insegue. La performance di Zingone coglie perfettamente queste sfumature: con un’energia contagiosa e una vivacità irresistibile, Lucia appare inizialmente frivola e sopra le righe, ma man mano che la storia si dipana, emergono elementi di insicurezza e ricerca di autenticità. Lucia diventa così una figura emblematica di quel vuoto che molti cercano di colmare, non solo attraverso l’apparenza, ma anche attraverso le relazioni che costruiscono. Zingone è abile nel far emergere questo contrasto: dietro l’apparente superficialità del personaggio si cela un bisogno di riconoscimento, che va oltre il numero di follower o i selfie. In questo senso, Lucia si rivela un personaggio centrale nell’intreccio: la sua presenza non solo porta leggerezza e risate, ma invita anche a riflettere sui cambiamenti della società moderna e sul modo in cui la ricerca dell’approvazione esterna può essere un meccanismo di difesa. Zingone, con una recitazione misurata e intelligente, è capace di far emergere questa complessità, trasformando Lucia in una figura molto più sfaccettata di quanto si potrebbe pensare inizialmente.

Fiorella Zullo veste i panni di Teresa, l’avvocato della famiglia e sorella di Margherita. Difende con determinazione la sorella in un matrimonio tormentato, e, con battute pungenti e un atteggiamento autoritario, contribuisce a rendere ancora più caotica la vicenda, aggiungendo tensione e ironia.

Infine, Fabrizio Miano, nei panni di un sospettoso fattorino, è l’elemento che fin dall’inizio accende la miccia della tensione. Con il suo modo di fare ambiguo e i dialoghi misteriosi, Miano riesce a inserire il primo elemento noir nella trama, destabilizzando Mario e creando un’atmosfera di sospetto e intrigo.

La scenografia di Gilda Cerullo e Renato Lori trasforma l’appartamento di Mario in uno spazio dinamico, dove ogni dettaglio, come la finestra rotta o il tappeto, diventa parte integrante della trama. Le luci di Luigi Ascione giocano abilmente con ombre e colori per modulare l’atmosfera, passando da toni comici a momenti più oscuri e tesi. Le musiche di Paolo Petrella, discrete ma efficaci, accompagnano i cambi di scena e amplificano la suspense senza mai risultare invasive, sottolineando l’equilibrio tra commedia e noir.