Di: Maresa Galli

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Proseguono gli appuntamenti del TEATRO alla DERIVA (il teatro sulla zattera), giunto con successo alla XIII edizione, rassegna ideata da Ernesto Colutta e Giovanni Meola, che ne firma la direzione artistica per il dodicesimo anno. Il cartellone è all’insegna di “una comicità ironica e non sguaiata, ma anche all’insegna dell’intelligente riscrittura drammaturgica e scenica. Il tutto reso magnificamente in scena da un manipolo di attrici e attori capaci di giocare col pubblico in modo limpido e diretto. Chi vorrà esserci non se ne pentirà di sicuro”, spiega Giovanni Meola, pluripremiato autore, drammaturgo, regista, formatore, che racconta gli eventi ai lettori di CulturaSpettacolo.

D-Il pubblico premia il Teatro alla Deriva, giunto con successo alla sua XIII edizione. Un teatro che galleggia, stabile/instabile, grande metafora… Leit motif di quest’anno, l’ironia…

R-Sì, la santa ironia, senza la quale diventa praticamente impossibile costruire rapporti sani con se stessi e con gli altri, ma di cui si sente sempre più la mancanza in questa società iper-competitiva e iper-permalosa. Ma il teatro ha il potere di entrare dentro le nostre anime senza che nemmeno ce ne accorgiamo e così, quest’anno, mi sono divertito a creare un fil rouge chiaro ed inequivocabile, scegliendo spettacoli che, seppur su una zattera instabile e galleggiante, possano scoccare verso di noi la freccia di un’ironia coniugata in modi assai diversi, ma mi auguro sempre molto efficaci. Ironia intelligente e non crassa, chiaramente, dato che di quella crassa sono pieni i social, veloci, iper-rapidi e votati al consumo impietoso e senza memoria. Mentre a noi preme che il pubblico possa andarsene con un pensiero, un dubbio, un’intuizione, grazie a ciò che ha visto e ascoltato.

D-Come sempre, un’attenzione particolare alla drammaturgia contemporanea. L’esordio è con “Opera didascalica” di Alessandro Paschitto, provocatorio, paradossale…

R-Infatti, il lavoro di Paschitto e dei suoi compagni di scena ha questo intento sin dal titolo, a mio avviso. A teatro tutti noi aborriamo l’aggettivo ‘didascalico’ perché ci fa pensare a qualcosa di scontato, di prevedibile, mentre invece loro ci giocano su, coinvolgendo un pubblico costantemente spiazzato. Ecco, in tempi di teatro post-drammatico, un lavoro del genere apre le porte ad un tipo di riflessione diversa da parte di chi è tra il pubblico. E questo è assai interessante, a mio avviso.

D-C’è uno spettacolo-omaggio a Monica Vitti, “Monica (odellalibertà)”, di Francesca Fedeli, ma che rovescia i clichè sulla diva, con libertà, con un’autoironia dissacrante…

R-Infatti è proprio questa autoironia che mi ha spinto a inserire lo spettacolo nel nostro cartellone di quest’anno, oltre alla bravura delle due interpreti in scena.

D-Anche quest’anno un testo sul mondo shakespeariano, di Andrea Cioffi, ‘Tutto Shakespeare minuto per minuto’, omaggio al Grande Bardo, spettacolo privo di timore reverenziale…

R-Un lavoro estremamente divertente ma al tempo stesso assai intelligente, che si basa sulla totalità dell’opera shakespeariana ma affrontata attraverso i vizi e i vezzi dei giorni nostri, sia in ambito teatrale che non.

D-Non mancheranno storie della mitologia napoletana nello spettacolo per la regia di Diego Sommaripa che chiude la rassegna…

R-‘Leggende Napulitane’ è un contenitore, tra l’ironico e il demenziale, in cui trovano posto miti, leggende, personaggi cult della ultra-millenaria storia napoletana. Anche qui, come in tutti gli altri spettacoli selezionati del resto, troviamo in scena un pugno di attori che, grazie all’ironia intelligente messa da loro in campo, riescono a farci fare questo viaggio facendoci sorridere, ma anche facendoci ricordare di quanto indietro nel tempo vadano le nostre tradizioni.

D-Può anticipare i suoi prossimi progetti?

R-I miei personali progetti riguardano la ripresa di alcuni miei e nostri spettacoli ormai consolidati, come ‘TRE. Le Sorelle Prozorov’, liberamente tratto da Cechov, con cui abbiamo vinto il DoIt Festival del 2022, e ‘Io So e Ho Le Prove’, dal libro omonimo di Vincenzo Imperatore che, a dieci anni dalla sua uscita, sta per essere ripubblicato (cosa più unica che rara in Italia), in attesa del nuovo lavoro in cantiere che comincerà a prendere forma nei prossimi mesi. Dopodiché, c’è l’importante capitolo del cinema, con un mio documentario in uscita a strettissimo giro, ‘Art. 27, comma 3’, interamente girato all’interno del carcere di Poggioreale, e altri due in fase di sviluppo, tra cui uno a quattro mani sull’ex-Sindaco ed ex-Governatore della Regione Campania, Antonio Bassolino, e un altro sull’ultimo dei grandi autori della poesia e della canzone napoletana, Salvatore Palomba.