Di: Sergio Palumbo

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Al Teatro Politeama di Napoli è andata in scena “La traviata”, di Giuseppe Verdi, nella produzione del Sicilia Classica Festival. Due cambi di cast all’ultimo momento: Maria Francesca Mazzara ha preso il posto di Desirée Rancatore nel ruolo di Violetta, mentre Rosolino Claudio Cartile ha sostituito Francesco Castoro nel ruolo di Alfredo Germont.

La regia di Lorenzo Lenzi si è mossa nell’ambito della tradizione, con qualche trovata interessante, come quella di mostrare sullo sfondo, mentre Violetta esala gli ultimi respiri, l’asta dei suoi beni, rievocando il romanzo di Alexandre Dumas figlio su cui è incentrato il libretto di Francesco Maria Piave. Ordinarie e senza particolari guizzi, le scene hanno comunque creato un’atmosfera coinvolgente, evocando il fascino e la caducità di un’epoca passata, anche mediante l’uso di dipinti proiettati sullo sfondo della scena, che hanno enfatizzato le varie scene attraverso categorie pittoriche suggestive. Ben curati i costumi di Fabrizio Buttiglieri e gradevoli le coreografie di Stefania Cotroneo, che hanno conferito vivacità ai cori delle Zingarelle e dei Mattadori.

Non sempre condivisibile la scelta dei tempi staccati da Francesco Di Mauro, che ha diretto l’Orchestra Filarmonica Pugliese con ritmi spesso troppo serrati, così limitando la possibilità di esplorare e rendere appieno tutte le sfumature della partitura musicale. L’eccessiva rapidità con cui sono stati eseguiti alcuni passaggi musicali, soprattutto nel primo e nel terzo atto, ha limitato la capacità dei musicisti e dei cantanti di esplorare la ricchezza emotiva e drammatica della musica di Verdi. In diverse fasi dello spettacolo, il suono potente dell’orchestra ha sovrastato le voci dei cantanti, rendendo difficile per il pubblico apprezzare appieno le loro esibizioni e comprendere le parole e le emozioni trasmesse attraverso il canto. Quasi inudibili le voci di Violetta e di Alfredo nei duetti del primo atto.

Maria Francesca Mazzara ha interpretato il ruolo di Violetta con una combinazione di grazia, forza e vulnerabilità. La sua voce, dal bel colore, duttile ed agile sugli acuti, ha saputo trasmettere tutta la gamma delle emozioni del personaggio, dalla gioia dell’amore alla disperazione della malattia e della perdita. Con buona pertinenza scenica, ha saputo esplorare i diversi aspetti del personaggio di Violetta, dalla sua vivacità e sensualità al suo struggente senso di isolamento e solitudine. Magistrale la sua esecuzione della romanza “Addio, del passato bei sogni ridenti”.

Rosolino Claudio Cartile ha offerto un’interpretazione appassionata e coinvolgente nel ruolo di Alfredo, portando sul palco un mix di fervore giovanile, determinazione e vulnerabilità. La sua voce calda e potente ha reso giustizia alle esigenze musicali del personaggio, trasmettendo sia la passione che la fragilità del giovane amante.

Meritatissimo il tripudio del pubblico per Giovanni Palminteri, che ha interpretato con autorevolezza e sensibilità il ruolo di Giorgio Germont. Imponente per voce e presenza scenica, Palminteri ha reso perfettamente la complessità e l’ambivalenza del personaggio di Giorgio Germont, incarnando il rigore morale e la determinazione del personaggio, al contempo mostrando una profonda umanità e compassione. Perfetta la sua “Di Provenza il mare, il suol”, applauditissima dal pubblico.

Non da meno il resto del cast. Gabriella Aleo ha dato vita a Flora Bervoix con eleganza e vivacità, mentre Francesco Ciprì ha portato allegria e spirito al personaggio di Gastone. Francesco Cascione ha reso il Barone Douphol un antagonista credibile, mentre Maria Mellace ha interpretato con discrezione e sensibilità il ruolo di Annina. Alex Franzò ha conferito classe al personaggio del Marchese D’Obigny, mentre Luciano Montanaro ha reso il Dottor Grenvil autorevole e compassionevole. Eccellente il lavoro del Coro Lirico di Lecce.