Di: Maresa Galli
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Al Teatro Mercadante, ultima replica il 14 aprile, è andato in scena lo spettacolo “L’albergo dei poveri”, tratto dall’opera di Maksim Gor’kij, diretto e interpretato da Massimo Popolizio, drammaturgia di Emanuele Trevi, una produzione del Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Conosciuto anche come “I bassifondi”, o “Sul fondo”, “Senza sole” o ancora “Il dormitorio”, il dramma corale di Gor’kij, rappresentato per la prima volta a Mosca nel 1902, fu ribattezzato “L’albergo dei poveri” da Strehler nel 1947, in occasione della sua indimenticabile regia che inaugurò il Piccolo Teatro di Milano, fondato dallo stesso Strehler e Paolo Grassi. L’opera, dopo Stanislavskij che fu il primo regista del dramma di Gor’kij, è stata messa in scena da maestri della regia teatrale e in magistrali versioni cinematografiche da Renoir e Kurosawa. Nuova, emozionante lettura di Popolizio e Trevi, con Popolizio nel ruolo di Luka, il pellegrino. In scena una nutrita compagnia composta da Giovanni Battaglia, Gabriele Brunelli, Luca Carbone, Martin Chishimba, Giampiero Cicciò, Carolina Ellero, Raffaele Esposito, Diamara Ferrero, Francesco Giordano, Marco Mavaracchio, Michele Nani, Aldo Ottobrino, Silvia Pietta, Sandra Toffolatti, Zoe Zolferino. La storia è ambientata nella Russia di fine XIX secolo, con le sue atroci ingiustizie sociali, la grande ricchezza di pochi e la povertà del resto della popolazione. Una Russia stremata nella quale si avvertono i primi crepiti della Rivoluzione. Non a caso, l’opera fu censurata e permessa solo al Teatro d’Arte di Mosca. Il grande autore russo descrive con finezza psicologica la vita dei residenti di un dormitorio per poveri, proprietà di Kostylev. “Qui non c’è alcun metateatro, questo è un teatro di personaggi che devono essere resi tridimensionali, che dalla carta devono alzarsi in piedi sul palcoscenico. Essendo di carne e d’ossa, una volta alzati in piedi ci raccontano qualcosa a prescindere dalle parole”, spiega Popolizio. Qui discutono, si mettono a nudo, un giovane attore alcolizzato, un’ex prostituta, un ladro che sogna il riscatto, un fabbro, una guardia, un barone in disgrazia e altre tipologie umane avvilite nella loro dignità dalla miseria e dai muri di crudeltà e indifferenza di chi detiene il potere. Del gruppo entrerà a far parte Luka, il predicatore, per alcuni messaggero divino, per altri un falso profeta che cerca di dispensare consigli e di aiutare tutti ma senza riuscirvi. “Cattiveria, amore, morte, violenza, invidia, patetismo, trasporto, cialtroneria… E la sala dell’Albergo, somiglia proprio alla pancia di un vascello: sottocoperta succede tutto ciò che succederebbe sul ponte. Io agisco da regista in un lavoro di attori, fatto per attori; non è una dimostrazione intellettuale di ciò che facciamo, è un lavoro fondamentalmente pratico, artigianale, incarnato ed estremamente complesso”, spiega Popolizio bravissimo nel ruolo che ha ritagliato per sé e nelle vesti di regista. Un cast strepitoso completa lo spettacolo, tutti perfetti nei loro ruoli. Le belle scene dello spettacolo sono di Marco Rossi, i Movimenti scenici, perfettamente eseguiti dagli attori, di Michele Abbondanza, i costumi di Gianluca Sbicca, le luci di Luigi Biondi. Una grande pagina di teatro che parla di dignità, ingiustizia sociale, degrado e impossibilità di riscatto per gli ultimi costretti a vivere in un sottomondo.
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