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Al Ridotto del Mercadante giovedì 18 aprile alle 21.00
il debutto in prima nazionale
dello spettacolo IMPOSSIBILE
testo di Erri De Luca nella messa in scena del regista Italo Spinelli
con Elia Schilton, Fausto Cabra, Antonio Turco
«In teatro, ci hanno insegnato i Maestri, tutto è possibile.
Erri De Luca ha scritto e ripetuto che impossibile è qualcosa che si dichiara tale fino a che non si avvera».
Un racconto, quello di Erri De Luca, per il quale
“il teatro è la forma più bella, democratica e diretta di arte che esista”
Impossibile – lo spettacolo in prima nazionale al Ridotto del Mercadante giovedì 18 aprile con repliche fino a domenica 28, prodotto dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale con la regia di Italo Spinelli dal romanzo omonimo di Erri De Luca pubblicato da Feltrinelli nel 2019 – è la storia di un interrogatorio che si trasforma in un dialogo su una stagione della storia italiana. Un giovane magistrato interroga un uomo anziano che ha scontato tanti anni in carcere per motivi rivoluzionari.
Nel dialogo emergono le ragioni, i sentimenti, le giustificazioni che portano un essere umano a impegnare la propria vita in maniera definitiva. Si parla al presente di un passato irrisolto, ambiguo, di scontri divenuti fatali tra una generazione e lo Stato.
Il magistrato adesso sembra non aver dubbi, chiede solo per avere conferma di quello che lui crede di sapere già. L’imputato è sospettato di omicidio, camuffato da incidente, avvenuto in alta montagna. La vittima era collaboratore di giustizia che aveva contribuito, quarant’anni prima, all’arresto dell’imputato e di numerosi suoi compagni. E’ stata solo una coincidenza o una premeditazione la presenza di entrambi su quello stretto sentiero sdrucciolevole? In mezzo ci sono le lettere d’amore che l’imputato, in stato d’isolamento, scrive alla sua compagna lontana, e che raccontano il suo altro versante, la vita iniziata da quando ha incontrato lei.
Una storia a due voci, che costringe chi è in scena e il pubblico ad accostarsi fisicamente ad un ascolto serrato, essenziale, alla ricerca di parole e momenti di verità.
In scena gli attori Elia Schilton nel ruolo dell’Imputato, Fausto Cabra in quello del Giudice, Antonio Turco in quello dell’Avvocato.
Le scene e i costumi sono di Elisabetta Di Pisa; il disegno luci di Carmine Pierri; assistente alla regia è Manuel Di Martino.
Durata dello spettacolo: 1h e 40’ senza intervallo.
Info: www. teatrodinapoli.it
Biglietteria: tel. 081.5513396 | e_mail: biglietteria@teatrodinapoli.it
Note di regia di Italo Spinelli
«Impossibile, il racconto di Erri De Luca, è la trascrizione di un interrogatorio, spezzato da lettere non spedite, domande e risposte senza didascalie d’azione: questo ha rappresentato la principale sfida posta agli attori e alla regia. Dalla pagina alla scena, il movimento degli interrogatori nel loro intreccio di visioni diverse che oppongono il magistrato all’imputato, è scandito dall’oralità: sono le parole a creare la dinamica dello spettacolo. Le tensioni di un passato irrisolto, politico, generazionale, collettivo, e ciò che oggi quelle tensioni rappresentano, è il filo d’acciaio teso a congiungere ogni parola, l’impulso che innesca la moltitudine di verità insite nel duello dei personaggi presenti ed evocati. Dalla prima battuta pronunciata, un nastro invisibile si srotola sempre più velocemente e a quel punto la parola deve fluire inesorabilmente fino all’ultima battuta. In rapida dissolvenza si aprono e si chiudono lettere d’amore private che l’imputato, in stato d’isolamento, scrive, legge, evoca alla sua compagna lontana, a scandire il fluire di un altro tempo, il ritmo dei pensieri sulla natura, mai interrotti da un io narrante la cui libertà non è mai messa in discussione dal carcere».
Impossibile di Erri De Luca
«A quarant’anni dal processo che li ha visti uno nei panni del pentito che rivela i nomi, l’altro in quelli dell’accusato, due uomini si incrociano su un sentiero di montagna poco battuto. Il primo è vittima di un incidente, mentre il secondo chiama i soccorsi, ma non c’è più nulla da fare. E ora se ne sta di fronte al magistrato che è convinto che quella caduta dalla Cengia del Bandiaracc sia un regolamento di conti, il duello fra due vecchi compagni di lotta e amici di gioventù, ritrovatisi poi l’uno contro l’altro. Il magistrato scarta l’ipotesi dell’incidente perché per lui la coincidenza di quell’incontro in montagna è impossibile; l’uomo che ha di fronte, di buoni vent’anni più anziano, gli risponde che impossibile è la definizione di un avvenimento fino al minuto prima che accada. Subito dopo diventa inevitabile. L’impossibile accade continuamente. Allora ecco che assistiamo a un serrato confronto di domande e risposte fra il giovane magistrato e l’imputato, un uomo che ha vissuto i suoi anni interrogandosi sempre e imparando a seguire il significato profondo delle parole, onorando la lingua: «perché» – dice al magistrato – mi piace questa lingua italiana, le sue precisioni che proteggono dalle falsificazioni. La lingua è un sistema di scambio simile alla moneta. La legge punisce chi stampa biglietti falsi, ma lascia correre chi spaccia vocaboli falsi. Io proteggo la lingua che uso». Intrecciate all’interrogatorio, si susseguono sette lettere per la donna a cui il protagonista è legato – lettere magnifiche, limpide nei sentimenti, che iniziano tutte con Ammoremio, nelle quali possiamo sentire una voce più calda continuare a indagare il senso riposto del vivere, dello stare insieme agli altri, delle parole fraternità, libertà, uguaglianza. Ci si trova così a mettere in dubbio anche le proprie più salde convinzioni, seguendo la voce pubblica e quella intima di un uomo coerente con se stesso, rigoroso eppure capace di infinita tenerezza, libero anche dentro una cella, proprio come in cima a una montagna».
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