Di: Sergio Palumbo
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Dopo un’assenza di oltre vent’anni, “Anna Bolena”, capolavoro di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani, fa finalmente il suo ritorno sul palco del Teatro San Carlo di Napoli. Questo evento rappresenta un momento significativo per gli amanti dell’opera e del belcanto, che attendevano con ansia l’opportunità di godere di questa produzione.
La regia di Jetske Mijnssen fornisce una visione coerente dell’opera, pur risultando a tratti piuttosto statica e restando discutibili alcune scelte registiche. Ad esempio, non convince che il monile, prova del tradimento alla fine del primo atto, qui diventi una bambola, feticcio di Anna che ricorre fin troppo nell’opera. Un po’ troppo “pulp” la scena dello sventramento da parte di Enrico di un cervo dal quale tira fuori il cuore, di cui fa dono ad Anna. Alcune delle movenze dei personaggi e del coro potrebbero essere sembrate forzate, ma in generale non distolgono l’attenzione dal potenziale drammatico dell’opera.
Le scene, ideate da Ben Baur, hanno contribuito a creare un ambiente visivo suggestivo, con una scelta di tinte fosche che ben si intonano con la cupa vicenda e risultano efficaci nel loro minimalismo, consentendo di mettere in risalto le performance dei cantanti, anche grazie al disegno luci di Cor van der Brink, che con un uso sapiente di giochi di luce ed ombre sottolinea le emozioni dei personaggi.
I costumi di Klaus Bruns hanno contribuito a creare l’atmosfera dell’Inghilterra del XVI secolo, rispecchiando con cura l’epoca e i ruoli sociali dei personaggi. Ogni dettaglio era curato con precisione, aggiungendo profondità e autenticità alla rappresentazione. Le coreografie di Lillian Stillwell hanno aggiunto un tocco di eleganza e di movimento allo spettacolo, integrandosi perfettamente nella narrazione.
Sotto la direzione del maestro Riccardo Frizza, l’orchestra ha eseguito le complesse partiture con maestria, creando un tappeto sonoro coinvolgente e ricco di emozioni. Il direttore ha dimostrato grande sensibilità nel portare in luce le sfumature musicali dell’opera, accompagnando i cantanti con precisione ed attenzione all’equilibrio tra palco e buca. Il coro, preparato da José Luis Basso, ha convinto per la buona coesione e la precisione nelle esecuzioni, sia nelle parti corali che nei numerosi concertati.
Maria Agresta, nel ruolo del titolo, ha affascinato il pubblico con la voce espressiva e dal colore prezioso, una spiccata sensibilità e la capacità di trasmettere la complessità del personaggio. Ha affrontato le sfide delle intricate melodie del belcanto con padronanza tecnica, agilità e precisione. La sua interpretazione ha egregiamente dipinto il ritratto di una regina tormentata e vulnerabile, sapendo catturare l’attenzione del pubblico con la sua presenza scenica magnetica e donando al personaggio una profondità e umanità straordinarie. La sua performance ha raggiunto l’apice nelle arie più celebri, come “Al dolce guidami castel natio”, eseguite con maestria e intensità emotiva, lasciando il pubblico senza fiato.
Annalisa Stroppa, nel ruolo di Giovanna Seymour, ha dimostrato ancora una volta di essere un’interprete di talento nel repertorio belcantista, eseguendo con precisione le sfumature dinamiche e le variazioni vocali richieste dal ruolo. La sua voce ha brillato per bellezza e versatilità, permettendole di esprimere pienamente l’intensità delle emozioni del personaggio, di cui ha reso con precisione i conflitti interiori.
Alexander Vinogradov, nel ruolo di Enrico VIII, ha colpito il pubblico con la sua presenza scenica potente e la voce imponente. Vinogradov ha eseguito le linee vocali con sicurezza e maestria, anche grazie ad una voce dalla timbrica profonda, che gli ha permesso di esprimere l’autorità, l’impulsività e la passionalità del personaggio in modo convincente, nel contempo sapendo esprimere la complessità psicologica di Enrico VIII attraverso la sua interpretazione scenica.
René Barber ha conferito al ruolo di Lord Riccardo Percy una voce di grande bellezza e una tecnica impeccabile, con accurato controllo delle dinamiche, precisione nell’intonazione e l’uso di abbellimenti vocali appropriati. Ha incarnato il nobile inglese con eleganza e carisma, riuscendo a trasmettere la sua passione, il suo amore per Anna Bolena e il suo tormento interiore. Convinti applausi per lui dopo la perfetta esecuzione della cavatina “Ah! Così ne’ dì ridenti” del primo atto.
Molto bene anche Caterina Piva nel ruolo en travesti di Smeton, che ha colpito il pubblico per la qualità cristallina della pregevole voce. Con padronanza sia sul fronte vocale che su quello attoriale, ha esplorato le molteplici sfaccettature del personaggio, cui ha conferito varietà di colori ed accenti.
Convincenti anche il Lord Rochefort di Nicolò Donini (pur talvolta difettando di volume) e l’Hervey di Giorgi Guliashvili.
“Anna Bolena”, di Gaetano Donizetti, sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 18 giorno 2023.
Il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
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