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ED ENTRAMMO A RIVEDER LE STELLE
E anche quest’anno ce l’abbiamo fatta!
Una nuova stagione teatrale è stata realizzata, ideata e programmata ed ora non resta che augurarci che vogliate accoglierla con la stessa curiosità e partecipazione con la quale avete accolto quella che si è appena conclusa e, al di là degli spettacoli proposti, l’impressione è che il nostro amore e la nostra passione per il teatro in generale, e per questo teatro in particolare, vi stiano contagiando, influenzando, coinvolgendo, sempre di più, contribuendo alla creazione di una comunità sempre più allargata in cui ritrovarsi e riconoscersi.
La sensazione, forte, è che non ci siamo più noi a programmare e voi a “subire” la proposta ma che ci sia un tutt’uno che con noi gioisce per la riuscita di uno spettacolo, che con noi soffre se la sala è più fredda, che con noi si fa domande, che con noi si preoccupa di una comunicazione giusta o sbagliata, che con noi si premura di segnalarci qualcosa di bello che ha visto altrove, che con noi crede nella possibilità di tendere al bello. In un momento in cui ci si interroga spesso sul senso del fare teatro, o se addirittura ne abbia o meno, mi pare che la risposta sia che non è mai stato così necessario. E’ singolare quel che sta accadendo, nell’era del dominio dell’informatica e del digitale, dei social e delle intelligenze artificiali, questo rito collettivo, antico come l’uomo, sempre uguale a se stesso ma allo stesso tempo sempre nuovo, sembra assumere un valore irrinunciabile. Un fenomeno partecipativo di tale portata siamo portati ad immaginarlo più assiduamente collocato a Nord o in Europa ed è invece qui che si sta sviluppando più forte che altrove, ed è questo il dato che andrebbe analizzato, compreso e potenziato, contrariamente ai soliti preconcetti. Quanto dico ci è dimostrato dalla reazione di tutte le compagnie, italiane ed internazionali che abbiamo ospitato quest’anno e che hanno trovato in noi ed in voi un dodicesimo uomo in campo – per dirla in termini sportivi – molto più vivace, entusiasta ed attento che altrove. E’ forse il momento in cui rompere e ribaltare tutti i preconcetti che assillano Napoli. In molti di voi ci sembra stia nascendo una voracità teatrale alla quale sentiamo di dover rispondere con attenzione, competenza e presenza costante, non a caso siamo ormai arrivati ad una proposta complessiva che nel tempo è passata da 7 a 9 mesi di programmazione, e chissà che nelle prossime stagioni non aumenti ancora.
E’ a partire da questi presupposti che abbiamo costruito la Stagione 2023-2024 che proponiamo, e che partirà il 13 ottobre per terminare il 2 giugno. Tradotta in numeri significherà:
- 28 spettacoli e 180 repliche in sala grande;
- 70 appuntamenti per i più piccoli fra laboratori, spettacoli per le scuole e per le famiglie;
- 25 spettacoli e 180 repliche al Piccolo Bellini.
Per un totale di oltre 500 appuntamenti fra prosa, spettacoli internazionali, danza, performance, concerti, recital, reading, presentazioni di libri e tutte le attività dedicate al teatro scuola, alla formazione ed ai bambini.
Quel che è stato scelto e pensato è solo la conseguenza di un pensiero generale che ci guida da anni ma che di anno in anno evolve, cambia, si trasforma.
Ogni anno che passa, questo teatro, strutturalmente e per contenuti, cambia. Non può rimanere fermo per sua stessa natura, in un percorso di osmosi con il presente che trasformandosi continuamente trasforma il teatro e viceversa. E’ troppo dire che il lavoro che si fa in questo teatro stia contribuendo a cambiare la città? Che la cura e l’attenzione che mettiamo in ogni dettaglio dentro queste mura si trasferisce fuori dall’edificio influenzando altre attività, altre persone, altro pubblico, altri cittadini? La nostra sensazione è che non sia un’esagerazione. E come percepisce tutto questo la politica cittadina incapace di rispondere anche alla richiesta di un cassonetto dell’immondizia? Saremmo curiosi di saperlo.
Tornando al bello, tornando al Bellini, la nostra tensione verso un teatro popolare d’arte, inclusivo e multidisciplinare, capace di dialogare con il presente in tutte le sue forme, l’interesse verso un repertorio nazionale ed europeo, necessario ad allargare orizzonti, confronti e curiosità, ad uscire dal guscio dei propri simulacri culturali, sono gli obbiettivi a cui ci dedichiamo anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno.
E’ stato entusiasmante vedere le due sale, quella grande e quella più piccola, affollate da una nuova generazione che sembra molto più attenta e stimolante di quel che ci vogliono far credere.
I più giovani aspettano solo che l’offerta arrivi, se arriva c’è una parte virtuosa pronta ad accoglierla. Mai come quest’anno appena terminato una nuova generazione, che in molti danno per spacciata davanti a uno smartphone, ha scelto di frequentare il teatro con continuità, mescolandosi al pubblico più adulto e consolidato. Mi sa che delle nuove generazioni non ne capiamo abbastanza, c’è da sperare solo che si prendano il loro spazio e proiettino il mondo verso un nuovo modello. Noi, con la proposta degli spettacoli in programmazione ma anche con le tante attività collaterali tese all’approfondimento, alla formazione, all’incontro, alla partecipazione oltre che attraverso il lavoro sull’accoglienza, la struttura e la comunicazione, cerchiamo di offrire le alternative che cercano. Abbiamo il dovere di farlo, senza dogmi concettuali, combattendo contro i giganti della comunicazione di massa.
In questa ottica ed in linea con quanto gradualmente stiamo già facendo da anni, dalla prossima stagione aumenteranno le “incursioni” di teatro internazionale, sempre più radicato e presente nella nostra programmazione, per abbattere muri e ricordarci che qualche anno fa ci è stata prospettata l’Europa, non l’Italia, non Napoli, non il mio quartiere o il mio condominio. Potremmo dire che esista un vero e proprio festival all’interno della stagione o forse è ancora più interessante che ciò che potrebbe rappresentare il contenuto di un festival diventi invece contenuto di una “stagione ordinaria”.
One song – Historie(s) du Teathre IV, della regista Miet Warlop, spettacolo rivelazione del festival di Avignone nel 2022, arrivato fin sulle pagine del New York Times per la forza della messinscena, non a caso chiuderà la nostra prossima stagione teatrale.
Era un paio d’anni che desideravamo portare a Napoli qualcosa dall’oriente, dove si stanno vivendo anni di grande produzione in tutti gli ambiti della creatività, dal cinema, al design, all’arte contemporanea fino ad arrivare al teatro. Kuro Tanino, pluripremiato regista giapponese, è in questo momento uno dei registi più rappresentativi nel teatro di prosa ed è per questo che a febbraio ospiteremo il suo Fortress of smile.
La compagnia francese del coreografo israeliano Emanuel Gat sarà ospite con Lovetrain2020, spettacolo performativo potentissimo, in linea con la qualità elevatissima della danza contemporanea internazionale che abbiamo ospitato in questi anni, portando a Napoli compagnie ed artisti come Peeping Tom, La Veronal, Vandekeybus, Lili Elbe Show nella sezione curata dal preziosissimo lavoro delle due direttrici artistiche Manuela Barbato ed Emma Cianchi.
Ed ancora: tornerà la tedesca Familie Flöz con la sua ultima creazione Hokuspokus ed il musical Rocky Horror Show nella versione originale curata dall’americano Richard O’Brien.
In questo contesto assume ancor maggiore forza aprire la stagione con Sanghenapule un progetto di Roberto Saviano e Mimmo Borrelli, che arrivano a Napoli dopo sette anni dal debutto dello spettacolo al Piccolo di Milano per raccontarci a modo loro la storia di San Gennaro, che è poi la storia di Napoli.
Ed a maggior ragione Annibale Ruccello sarà presente in stagione due volte, prima con Ferdinando, diretto ed interpretato da Arturo Cirillo, e poi con il ritorno delle Le cinque rose di Jennifer diretto da me ed interpretato da Daniele Russo e Sergio del Prete.
Ancora Daniele Russo sarà protagonista accanto a Sergio Rubini di un’altra nostra nuova produzione, Il caso Jekyll diretto dallo stesso Rubini.
Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller diretto e interpretato da Massimo Popolizio, Agosto ad Osage County diretto ed interpretato da Filippo Dini, Antonio e Cleopatra diretto da Walter Malosti con la strepitosa Anna Della Rosa rappresentano le scelte della grande prosa.
Misery, ancora per la regia di Filippo Dini, il provocarorio Cirano deve morire in chiave rap di Leonardo Manzan, Festen diretto da Marco Lorenzi, Salveremo il mondo prima dell’alba, il nuovo spettacolo degli amatissimi Carrozzerie Orfeo, Napoleone scritto e diretto da Davide Sacco (autore de “L’uomo più crudele del mondo”) con Lino Guanciale rappresentano le scelte di testi, autori e compagnie contemporanee.
Tornerà Toni Servillo con Tre modi per non morire scritto da Giuseppe Montesano, dopo i sei giorni di vertigini teatrali che ci ha regalato la scorsa stagione altre cinque repliche straordinarie qui al Bellini.
Finalmente a Napoli per la prima volta avremo invece Stefano Massini con L’interpretazione dei sogni di Freud. Torneranno anche le lezioni di psicanalisi del professor Massimo Recalcati, con due nuovi appuntamenti a marzo.
A Natale TILT, della compagnia Le Cirque World’s Top Performers, spettacolo di circo acrobatico nato da una costola del Cirque du Soleil.
E per finire, lo show di Drusilla Foer, Venere nemica, che ritroveremo a distanza di due anni dall’exploit che l’ha resa popolare dopo tanti anni di onorato teatro.
Il Piccolo Bellini, che ormai da parecchi anni lo è solo per le dimensioni ma non per la qualità degli spettacoli proposti è difficilissimo da programmare. Difficilissimo!
Le proposte interessanti che ci arrivano per questo spazio sono numerosissime. Troppe. Ingestibili. Scegliere è un’ardua impresa. E’ una misura di teatro in cui c’è tanto fermento e tanto talento che cerca spazio. E’ anche il luogo che dà la misura di alcune grosse criticità del sistema teatrale italiano, e programmarlo con la massima attenzione è importantissimo. Quest’anno la sala è stata piena tutte le sere, e per tutto l’anno, e dobbiamo ancora una volta dire grazie a voi, al pubblico, che in questo modo contribuisce in maniera sostanziale all’evolversi della programmazione e dà senso agli sforzi fatti per questa piccola grande sala.
Riapriremo la stagione con altre tre settimane di repliche di Muratori di Edoardo Erba diretto da Peppe Miale, spettacolo che ha riscosso un grande successo l’anno scorso e che ci preme riproporre ancora, così come abbiamo scelto di riproporre Glory Wall di Leonardo Manzan e la compagnia Generazione Disagio con due spettacoli, Dopodiché stasera mi butto e Capitalism*.
Ferdinando Bruni sarà protagonista di Rosso di John Logan, diretto da Francesco Frangia; Penelope, scritto e diretto da Martina Badiluzzi con Federica Carruba Toscano; il divertentissimo Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione e’ n’anno per la regia di Roberto Capasso; La gloria di Fabrizio Sinisi; Ashes, scritto e diretto da Riccardo Fazi; Opera Viva di Elvira Buonocore; Home, I’m darling, diretto da Luchino Giordana e Ester Tatangelo; Filottete dimenticato per la ideazione e regia di Gianpiero Alighiero Borgia; Smarrimento scritto da Lucia Calamaro per Lucia Mascino; ancora gli amatissimi Vuccirìa che tornano con Battuage di Joele Anastasi; L’estinzione della razza umana di Emanuele Aldovrandi; La Foresta, scritto e diretto da Mario De Masi; Rimbambimenti, di e con Andrea Cosentino; Se son fiori moriranno, testo e regia di Rosario Palazzolo; Barabba con Michele Schiano di Cola diretto da Teresa Lodovico; En Abyme di Tojla Djokovic diretto da Fabiana Iacozzilli.
Opera Pezzentella, scritto e diretto da Mimmo Borrelli, con gli allievi della nostra Bellini Teatro Factory,chiuderà la stagione del Piccolo Bellini andando in scena fuori sede, nel Complesso Museale Santa Maria Delle Anime del Purgatorio ad Arco, continuando il nostro investimento ormai più che trentennale nella formazione di attori professionisti.
Questi i nomi ed i titoli che comporranno la prossima stagione, come vedete la lista è lunga e rappresenta solo una piccolissima parte del possibile poiché tocca scegliere, e tanto altro di interessante e meritevole è rimasto fuori.
Spesso pensiamo di aumentare il numero di repliche, la cosiddetta tenitura ma poi toccherebbe ridurre il numero degli spettacoli e aumentare il numero dei no.
Siamo però certi che quel che vi proponiamo rappresenti parte di tutto il meglio della drammaturgia contemporanea e delle nuove o già consolidate compagnie o artisti che si stanno mettendo in luce in questi anni.
Infine un ringraziamento speciale va a chi con noi si impegna e si dedica a far sì che tutto questo accada, a tutto lo staff, alle nostre collaboratrici e ai nostri collaboratori, al reparto creativo e di promozione, a quello tecnico, a quello amministrativo, alla produzione, al botteghino, alla portineria, alle maschere, alla direzione di sala ed organizzativa, all’ufficio stampa, ai collaboratori della nostra Bellini Teatro Factory e della Baby Factory, a Patrizia Natale che lavora con noi alla creazione della stagione. A chi c’è e a chi c’è stato, grazie.
Per chiudere, pur consapevoli dei tanti segnali critici che arrivano dal nostro presente, della difficoltà di proiettarsi ed immaginarsi nel futuro il nostro invito è quello di… ritornare a guardar le stelle!
Grazie.
Gabriele Russo
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