Di: Maresa Galli

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In scena al Piccolo Bellini, da martedì 25 a domenica 30 aprile, “Trilogia dell’Indignazione” dell’autore catalano Esteve Soler, spettacolo già presentato al Napoli Teatro Festival Italia nel 2018. Giovanni Meola firma riduzione, adattamento e regia del lavoro, una produzione di Virus Teatrali. Soler è uno degli autori più tradotti e rappresentati al mondo, forte di una scrittura spiazzante, cinica, paradossale, che pone l’uomo di fronte al cambiamento epocale di codici, relazioni, assetti geopolitici, che Meola sente vicina alla propria sensibilità tanto da rappresentare un altro drammaturgo “per consonanza di temi, umori, scarti di scrittura”, come afferma il pluripremiato autore, drammaturgo, scrittore, sceneggiatore e regista de “L’infame”, “Io so e ho le prove”, “Tre. Le sorelle Prozorov”, “Il bambino con la bicicletta rossa” e altri preziosi lavori. Meola mette insieme sette brevi atti unici, strettamente connessi, della Trilogia – Contra el Progreso (2008), Contra l’Amor (2009), Contra la Democracia (2010). I quattro interpreti, Roberta Astuti, Sara Missaglia, Chiara Vitiello e Vincenzo Coppola, si muovono in una struttura di ferro ideata e realizzata da Flaviano Barbarisi, una sorta di gabbia apribile/componibile. Vicini-lontani, legati-distanti, i protagonisti delle storie costruiscono dialoghi serrati, spiazzanti, si rivolgono al pubblico, coinvolgendolo nei loro improbabili rapporti tragici, raggelanti. Le colleghe di lavoro discutono della nuova religione volta ad incrementare la produttività e ad annientare i meno bravi: anche il Cristianesimo, in fondo, è iniziato così… Entra in gioco una coppia, discutendo del contratto di matrimonio ormai in scadenza… Sui cittadini si abbatte la stessa scure: occorre tenere lontani quelli che la pensano diversamente e il pensiero indipendente è proibito. Impietosa immagine di politici che lottano per mantenere immobili le cose a loro esclusivo vantaggio. E surreale è l’incontro di Capelli Rossi e Capelli Biondi, due donne alle prese con un corpo estraneo… Cosa rimane tra marito e moglie se non cocci da pulire? Autentici brividi quando una coppia di genitori rivelerà alla figlia, ormai maggiorenne, di non averla mai desiderata. Violenze reiterate, fisiche e psicologiche, nel nucleo che la società vorrebbe accogliente, protettivo, da troppo tempo imploso a causa dell’ipocrisia. Per ricostruire occorre che deflagrino le false certezze, che il mondo trovi risposte differenti alle crisi politiche, ambientali, relazionali – il grido deve essere “contro”, per tentare di riconnettersi alla vita. Bella la scrittura di Soler ottimamente restituita nella sua profondità dalla regia di Meola, dai bravi attori a lungo applauditi dal pubblico assieme a Soler, presente alla prima. Il Teatro deve porre domande, spiazzare, tra un sorriso e una lacrima.