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Al Teatro Mercadante da martedì 28 marzo a domenica 2 aprile
lo spettacolo LA GIOIA di Pippo Delbono
Immersi nelle splendide creazioni floreali di Thierry Boutemy
sull’onda di una colonna sonora potente ed evocativa
lo spettacolo di Delbono e della sua compagnia di attori/performer
è un viaggio verso la gioia da condividere con il pubblico
Sarà in scena al Teatro Mercadante dal 28 marzo al 2 aprile La gioia, il commovente, acclamato spettacolo di Pippo Delbono andato in scena la prima volta l’1 marzo del 2018 all’Arena del Sole di Bologna.
Forte di uno straordinario successo di pubblico e unanimi consensi di critica, La gioia giunge a Napoli atteso dal numeroso pubblico di estimatori del 64enne regista e attore ligure.
Capitanata da Pippo Delbono – una sorta di Orfeo che ci accompagna nel viaggio – in scena una straordinaria compagnia di interpreti composta da Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella, e con la voce di Bobò.La composizione floreale è di Thierry Boutemy;le musiche sono di Pippo Delbono, Antoine Bataille, Nicola Toscano e autori vari;le luci di Orlando Bolognesi;i costumi di Elena Giampaoli;il suono di Giulio Antognini; le foto di Luca Del Pia.
Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione – Teatro Nazionale, coproduzione Théâtre de Liège, Le Manège Maubeuge – Scène Nationale.
Durata dello spettacolo 1h e 20’ senza intervallo.
Lo spettacolo
Ogni spettacolo può essere un viaggio, un attraversamento di situazioni, stati d’animo, intuizioni diverse, che ti colgono di sorpresa. La recita di ogni sera non è più recita, ma è un rito, è un apparire e un gesto unico che lega chi agisce a chi guarda, in un comune respiro. Fare uno spettacolo sulla gioia vuol dire cercare quella circostanza unica, vuol dire attraversare i sentimenti più estremi, angoscia, felicità, dolore, entusiasmo, per provare a scovare, infine, in un istante, l’esplodere di questa gioia. Invece di fissarsi in delle immagini, dei suoni, dei movimenti sul palcoscenico, Pippo Delbono e gli attori della sua compagnia cercano di compiere ogni giorno un passo in più verso questa esaltazione assoluta, questa bruciante intuizione. Ecco allora il circo, coi suoi clown e i suoi balli. Ecco pure il ricordo di uno sciamano che con la follia libera le anime. Ecco quindi malinconie di tango e grida soffocate in mezzo al pubblico.
Ecco una pienezza di visioni, che si susseguono, si formano, si confondono e si perdono una via l’altra, centinaia di barchette di carta, sacchi di panni colorati a comporre, sembra, quel «mare nostro che non sei nel cielo» della laica preghiera di Erri De Luca, fino all’esplosione floreale, creata da Pippo assieme a Thierry Boutemy, il fleuriste normanno di stanza a Bruxelles e abituato a lavorare in lungo e in largo per il mondo.
Gli attori di Delbono salgono così sul palcoscenico uno dopo l’altro e prendono, ognuno con il suo diverso sentire, il pubblico per mano e ne fanno un compagno di viaggio, parte di una comune ricerca inesauribile. Storie personali, maschere, danze, clownerie, memorie sono tutte sfuggenti immagini di persone alla ricerca della gioia. Ogni replica regala una sorpresa, a chi decide di mettersi in cammino e seguire il ritmo della compagnia e di questa ricerca infinita della gioia.
Ne La Gioia Pippo Delbono costruisce il suo canto di dolore, porta in scena il faccia a faccia con la morte, quella di Bobò, l’attore scomparso a febbraio del 2019 a 82 anni, liberato dal manicomio di Aversa nel 1995 dove era stato rinchiuso dalla famiglia perché microcefalo e sordomuto. Per 22 anni protagonista degli spettacoli del regista ligure, icona poetica e anima del suo teatro, Bobò continuerà ad essere una presenza-assenza dentro e fuori la scena.
Note
«Ho scelto di intitolare questo spettacolo La Gioia, una parola che mi fa paura, che mi evoca immagini di famiglie felici, di bambini felici, di paesaggi felici. Tutto morto, tutto falso. Mi ha colpito “La morte di Ivan Il’ič” di Tolstoj, in cui il protagonista, nei suoi ultimi giorni di vita, si riconcilia con tutta la sua esistenza, anche con i momenti più tristi e grigi.
E da qui mi era venuto in mente come possibile titolo La morte gioiosa. Ma poi un amico mi disse: “Ma chi viene a teatro a vedere uno spettacolo in cui c’è la parola morte? In questi tempi dove la gente va a teatro per rilassarsi anche con opere impegnate culturalmente, ma che li riconcilia.”
Quanta paura c’è a pronunciare la parola morte. Va bene se si tratta di una morte spettacolare, patetica, ma quanta paura c’è nell’accettare la parola morte con serena lucidità. Mi ricordo quando a Manila sono entrato in un luogo che si trovava totalmente dentro una discarica di immondizia, dove vivevano moltissime persone. C’era un odore insopportabile di fogna. Ovunque c’erano spazzatura, topi, uccelli, insetti. Mi ricordo di queste donne che lavavano i loro vestiti, si profumavano, si truccavano, e ridevano moltissimo tra di loro.
E poi mi ricordo tanti anni fa in India, a
Varanasi, la città dove vanno a morire gli Indiani, mi ha avvicinato un folto
gruppo di bambini che saltavano, ridevano come animali impazziti. I loro piedi
erano grandi, deformi, gonfi come palloni. Ma i loro visi, i loro occhi,
trasmettevano un senso di verità, di lucidità, di vitalità, di gioia.
Tante cose ho visto e vissuto in questi anni, spesso dimenticate, ma
quegli occhi gioiosi nella discarica di Manila e sulla riva del Gange, li
porterò con me per tutta la vita. Penso a questo spettacolo La
Gioia come ad un racconto semplice, essenziale.
Penso alla gioia come a qualcosa che c’entra con l’uscita dalla lotta, dal
dolore, dal nero, dal buio. Penso ai deserti, penso alle prigioni, penso alle
persone che scappano da quelle prigioni, penso ai fiori».
Pippo Delbono
Teatro Mercadante | 28 marzo > 2 aprile
LA GIOIA
Compagnia Pippo Delbono
uno spettacolo di Pippo Delbono
con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente
Pippo Delbono, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia
Gianni Parenti, Pepe Robledo,
Grazia Spinella
e
con la voce di Bobò
composizione floreale Thierry
Boutemy
musiche Pippo Delbono, Antoine Bataille, Nicola Toscano e autori
vari
luci Orlando Bolognesi
costumi Elena Giampaoli
suono Giulio Antognini
foto Luca Del Pia
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione – Teatro Nazionale
coproduzione Théâtre de Liège, Le Manège Maubeuge – Scène Nationale
si ringraziano: Enrico Bagnoli, Jean Michel Ribes, Alessia Guidoboni assistente di Thierry Boutemy e Théâtre de Liège per i costumi
AVVISO AL PUBBLICO
Durante lo spettacolo saranno utilizzate luci stroboscopiche per qualche minuto
Info: www. teatrodinapoli.it
Biglietteria: tel. 081.5513396 | e.mail: biglietteria@ teatrodinapoli.it
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“Napoli, 11 luglio 1982”, il 25 ed il 26 marzo 2023 al Teatro Tram di Napoli