Di: Maresa Galli
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Al teatro Augusteo di Napoli lo spettacolo “Palcoscenico”, con protagonista Massimo Masiello, scritto e diretto da Gianni Conte, per la direzione musicale e gli arrangiamenti di Lino Pariota e le coreografie di Roberto D’Urso, ha riscosso un grandissimo e meritato successo. Spettacolo di teatro-canzone, ideato e prodotto da Francesco Scarano, direttore e produttore artistico del teatro Lendi di Sant’Arpino, è un grande viaggio nelle canzoni scolpite nella memoria collettiva, motivi celebri che vanno dagli anni ’60 ai ’90, dal boom economico all’era di tangentopoli. Massimo Masiello è fantastico one man show che tra un brano e l’altro dialoga con il pubblico, raccontando momenti felici e ingiustizie che dovrebbero farci rabbia, il rifiuto della guerra e dell’egoismo, e insieme invita a lasciarsi cullare da dolci memorie evocate da motivi e sigle di celebri programmi televisivi che hanno accompagnato i nostri anni giovanili. Il poliedrico artista, ugola d’oro e straordinario attore, invita a compiere un grande viaggio nel blu, iniziando a sognare sulle note di un fantastico motivo di Adamo, “La notte”, con gli splendidi arrangiamenti di Lino Pariota alle tastiere, band leader di un ensemble che accompagna il viaggio sonoro e poetico di Masiello. “Un mondo d’amore”, “La banda”, “Bandiera gialla”, “La pelle nera”, sono intercalate dalle divertenti coreografie di un affiatato corpo di ballo che si scatena sulle musiche di sigle di film e programmi televisivi di varietà, Carosello e cartoni animati: chi non ricorda “Lady Oscar” e “Jeeg Robot”? O le “Cicale” di Heather Parisi e “Tanti auguri” di Raffaella Carrà? Masiello cesella, con la sua potente, vibrante e duttile voce “L’immensità”, “Viva la mamma”, “Un’emozione da poco”, “Sempre”, “Viva la Rai” e “La favola mia”, “Minuetto”, “Erba di casa mia”, “Un’estate al mare” e ancora grandi successi di Pino Daniele, Modugno, Nek, Zucchero, Nannini. Un grande canzoniere che ha scandito “i migliori anni della nostra vita”, oggi che dovremmo sentire la responsabilità verso il prossimo e avere qualche goccia di ego in meno. Elegante l’interpretazione che Masiello dà di “Gastone”, così come eleganti, moderni, ricercati e irresistibili sono gli arrangiamenti di Lino Pariota. Belli i testi di Gianni Conte, piccoli grandi spunti di riflessione, per l’emozionante spettacolo di Masiello che si riconferma interprete e attore di razza che si commuove con la sorpresa a fine spettacolo, quando riceve, da un erede di Nino Taranto, il costume di Pulcinella appartenuto al grande attore. Tutte e due le sere di spettacolo, tanti artisti in platea a rendere omaggio al collega ed amico.
Premesso che adoro Massimo Masiello che ho applaudito con molto calore in tanti suoi spettacoli (da quello dedicato ad Aznavour a quello a Bindi, da Viviani, di cui è grande interprete, a Sfogliatelle e altre storie, Io agata e tu, al Totò con la splendida Francesca Marini nello spettacolo dedicato a Edith Piaf, ne L’attore), ma in questo show no. Non è teatro-canzone, non è un onemanshow, non è un musical, ma cos’è? Manca completamente la regia, le parti recitate sono di una banalità e una retorica senza fine e non si legano affatto con le canzoni. Gli arrangiamenti di Lino Pariota, poveri, senza un guizzo di genialità e, soprattutto, non modulati sulla vocalità di Masiello. In un viaggio tra le canzoni che hanno segnato un’epoca tra gli anni 60 e 90 non c’è spazio per il cantautorato, non un pezzo di De Andrè, Gaber, De gregori, Vecchioni e tanti altri. Troppo colti? Il pubblico non avrebbe gradito? Preferisce Adamo? Bha! Scenografia assente, le proiezioni su wall non sono scenografia, soprattutto quando includono e annullano i professori d’orchestra. A me è sembrata una serata di intrattenimento del tipo “a gentile richiesta”, dove la cronologia delle canzoni non ha un filo logico, non ha un’anima, non vuol dire proprio nulla. Dieci a Massimo, anche se qualche toppata l’ha presa, ma zero a autore, regista, scenografo e consulente musicale. Appena la sufficienza ai ballerini.