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Al via, giovedì 20 gennaio 2022, la Prima stagione teatrale del Cinema Teatro Acacia con il graditissimo ritorno di uno straordinario successo delle passate stagioni, “Così parlo Bellavista”, adattamento teatrale di Alessandro Siani e Geppy Gleijeses del indimenticabile affresco corale sugli “uomini d’amore” e “gli uomini di libertà” di Luciano de Crescenzo. Interpreti principali Geppy Gleijeses, Marisa Laurito e Benedetto Casillo.
DA GIOVEDI’ 20 GENNAIO A DOMENICA 23 GENNAIO
PRESENTANO
GEPPY GLEIJESES
MARISA LAURITO BENEDETTO CASILLO
Così parlò Bellavista
Gold Edition
Adattamento teatrale di Geppy Gleijeses
dal film e dal romanzo di Luciano De Crescenzo
con
ANTONELLA CIOLI GIGI DE LUCA VITTORIO CIORCALO
e
GIANLUCA FERRATO
(Cazzaniga)
e con
ELISABETTA MIRRA GREGORIO DE PAOLA AGOSTINO PANNONE WALTER CERROTTA BRUNELLA DE FEUDIS
Regia
GEPPY GLEIJESES
Personaggi e interpreti
Bellavista Geppy Gleijeses Maria Bellavista Marisa Laurito
Salvatore, vice sostituto portiere Benedetto Casillo Rachelina, signora banco lotto Antonella Cioli
Cavaliere, avvocato Russo, Core ‘ngrato, Gigi De Luca signore cavalluccio rosso, Giggino,
chitarrista
Saverio, il tassista Vittorio Ciorcalo Dott. Cazzaniga Gianluca Ferrato
Signora con spazzino, Brunella De Feudis signora della veglia funebre,
signora banco lotto
Luigino, guappo, vigile, colonnello, Walter Cerrotta impiegato banco lotto
Patrizia Bellavista Ludovica Turrini Giorgio Gregorio Maria De Paola
Ragazzo caffè, cameriere, convenuto, Agostino Pannone
giornalista
Donna Amalia, la signora del taxi, Brunella De Feudis
la commerciante La signora del cavalluccio, la signora dell’ascensore
Scene ROBERTO CREA Musiche CLAUDIO MATTONE Costumi GABRIELLA CAMPAGNA Luci LUIGI ASCIONE
Regista assistente ROBERTA LUCCA
Direttore di Scena FRANCO GRIECO Macchinista LUIGI GRIECO Elettricista LUIGI LUONGO Sarta ROSA PERILLO
Aiuto regia LORENZO VENTURINI aiuto scenografo MICHELE GIGI Attrezzista BARBARA SANFELICE Scenografia F.LLI GIUSTINIANI Luci e Fonica ME.TA. srl Trasporti LIBERATO NAPOLI
Foto di scena TOMMASO LEPERA Ufficio Stampa PAOLA ROTUNNO
Segretaria di compagnia MARIA
LATTANZIO Direzione amministrativa
LUDOVICA PAGANO distribuzione MARIANGELA DE RICCARDIS consulenza generale MARIANO ANAGNI
Note sullo spettacolo … e altro
Il dibattito che si è sviluppato per merito de “il Mattino” sull’opera e la figura di Luciano De Crescenzo, ha un leggero sapore “d’antan”, un po’ da cenacolo culturale anni ‘50, stile Giovannino Guareschi ,quando si discuteva sul livello di fascismo del “Bertoldo” e di questo suo illustre collaboratore. Luciano De Crescenzo (che ha un vantaggio su Guareschi di circa 5 milioni di copie, avendo venduto 25 milioni di copie delle sue opere in 42 Paesi), ha però incontrato, per altri versi, un destino analogo, a cui, se vogliamo essere onesti, ancora non sfugge. ”Che cos’ è” Luciano De Crescenzo è la domanda più pertinente, non “chi è”. Una strana e anomala figura nel mondo della letteratura, della filosofia, del cinema, della poesia; una figura che ha avuto ed ha troppo successo per essere perdonata. Eppure lui, già nella prefazione alla prima edizione di “Così parlò Bellavista”, forse presago dell’anatema di certa “intellighenzia”, così scriveva: “guai a parlare di mare, di sole, e di cuore napoletano! Cominciando da Malaparte e finendo a Luigi Compagnone, Anna Maria Ortese, Domenico Rea, Raffaele La Capria, Vittorio Viviani e compagnia cantando, il desiderio di togliere il trucco con il quale per tanti anni era stato imbellettato il volto della nostra città ha fatto sì che insieme ai cosmetici è stata tolta forse anche la pelle del viso di un popolo che, pur senza mandolini e chitarre continuava in ogni caso ad avere una propria fisionomia caratteristica. “Quanto sono vere queste parole e quanto poco gli sono state perdonate! Io sono cresciuto leggendo “Ferito a morte” di La Capria e “Il mare non bagna Napoli” della Ortese, la prima parte che ho interpretato in una commedia in TV a 23 anni con Lilla Brignone, Massimo Ranieri e Pupella Maggio in “In memoria di una signora amica” è stata quella scritta pensando ad Antonio Ghirelli da Patroni Griffi… Ma poi ho imparato che esistono altri grandi che hanno ritratto più bonariamente delizie e vizi del nostro popolo, come Giuseppe Marotta, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo e, per certi versi la Matilde Serao, de “Il ventre di Napoli”.
E sono allievo di Eduardo De Filippo e Peppino
Patroni Griffi, ma non sono cieco. E, nel mio piccolo, so leggere e guardare.
E dalle parole profetiche della prefazione a Bellavista, passai
poi a interpretare Giorgio, il protagonista giovane di quel film, ma poi ho letto e
approfondito l’opera di Luciano. Egli si definiva
un divulgatore, nelle ultime interviste dice: “Io non sono un filosofo, io ho copiato!” e nel nostro ultimo
incontro, mentre voleva inginocchiarsi perché portavamo
“Bellavista” al San Carlo, mi disse: “No Geppy, io non sono un
poeta, sono un quasi poeta”. Non è vero. Consiglio a tutti di leggere o rileggere “il nano e l’infanta”, scritto e
disegnato per conquistare una donna quando
aveva vent’ anni, opera di pura poesia, “Raffaele”, “il Dubbio” che forse Luciano considerava la sua opera più
amata, in cui tenta di dare una risposta
alle “grandi domande” sul Caso, la Necessità, l’ Entropia, il Tempo e lo Spazio (e quasi ci riesce), “Oi
dialogoi” in cui, tra sacro e profano, contamina,
con metodo platoniano, la speculazione filosofica con i “fattarielli napoletani”, il capitolo dedicato
per esempio a Cartesio, al Dubbio e al “cogito
ergo sum” nella sua splendida “Storia della filosofia moderna” e infine
(ma si potrebbe continuare a lungo) ripensate
alla sua fondamentale teoria
dell’uomo d’amore e dell’uomo di libertà, elaborata in Così parlò Bellavista. Luciano, e mi perdonerà chi ha più titolo di me, per quanto mi riguarda, e non credo di sbagliare, non è stato solo un divulgatore: È stato filosofo sui generis, poeta, romanziere, regista, sceneggiatore, umorista, attore, eccetera eccetera… Troppa roba per essere perdonati. O, come avrebbe detto lui, “Troppa grazia Sant’Antonio!! Sinceramente non pensavo ad adattare, produrre (con Best Live di Alessandro Siani e Sonia Mormone), mettere in scena e interpretare “Così parlò Bellavista”. Il ricordo di quel film è nella memoria mia, e soprattutto della gente napoletana, indelebile e forse intangibile. C’era un solo modo limpido e affascinante per portarlo in teatro. Distaccarsi dal film e creare un’opera autonoma, specificamente teatrale. E così nell’ adattamento ci sono varie citazioni del romanzo, come ad esempio il secondo “cenacolo” che si conclude con un concetto poetico e geniale, degno del miglior Salvatore Di Giacomo. Parlando delle case di Napoli legate l’una all’altra dalle corde tese da palazzo a palazzo per stendere i panni ad asciugare, scrive così: “Immaginate per un momento che il Padreterno volesse portarsi in cielo una casa di Napoli. Con sua grande meraviglia si accorgerebbe che piano piano tutte le altre case di Napoli, come se fossero
un enorme Gran pavese, se ne verrebbero dietro alla prima, una dietro l’altra, case, corde e panni, canzone ‘e femmene e allucche ‘e guagliune…”
L’adattamento teatrale che ho scritto, come dicevo, non è affatto una pedestre sbobinatura del film. Chi sa di cinema e di teatro ci insegna che sono necessari codici di comunicazione molto diversi. Lo spazio scenico a cui ho pensato e che Roberto Crea ha splendidamente realizzato, ritrae il Palazzo dello Spagnolo, che con i suoi incroci di scale e le sue prospettive diventa un luogo della mente.
Nella corte del palazzo, suddividendo a volte la scena in settori, si svolge tutto il racconto, con il cenacolo, il tavolo dei pomodori, la trattoria, il negozio di arredi sacri e via dicendo. Non avrei potuto condurre in porto questa impresa senza attori straordinari come Marisa Laurito, deliziosa interprete che è stata la migliore amica di Luciano (a questo fatto ci tiene assai!), Benedetto Casillo, mitico Salvatore vice sostituto portiere. E delle musiche in parte originali e in parte nuove del maestro Claudio Mattone.
Ah, dimenticavo: Bellavista sarò io, perdonate l’ardire.
Abbiamo voluto ambientare lo spettacolo negli stessi anni del film e in realtà non abbiamo dovuto adeguare all’oggi nemmeno una battuta. Come ci ha insegnato Luciano, dobbiamo avere fede: “Napoli, con il suo spirito d’adattamento, è forse l’ultima speranza che ha il genere umano per sopravvivere “.
I sentimenti nostri, quelli veri, quelli che Luciano ha descritto, non sono cambiati e non cambieranno mai.
Geppy Gleijeses
CALENDARIO SPETTACOLI
GIOVEDI’ 20 GENNAIO ORE 21.00
VENERDI’ 21 GENNAIO ORE 21.00
SABATO 22 GENNAIO ORE 21.00
DOMENICA 23 GENNAIO ORE 18.00
VENDITA ON LINE SUL SITO WWW.TEATRODIANA.IT HOME – PROGRAMMA – TEATRO ACACIA
“L’Oreste. quando i morti uccidono i vivi”, di Francesco Niccolini, dal 21 al 23 gennaio 2022 al Teatro Sannazaro di Napoli
“Lucia di Lammermoor”, di Gaetano Donizetti, dal 18 al 29 gennaio 2022 al Teatro San Carlo di Napoli