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Le Cinque Rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
con
Daniele Russo Jennifer
Sergio Del Prete Anna
scene Lucia Imperato
costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino
progetto sonoro Alessio Foglia
regia Gabriele Russo
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Torna la versione de Le cinque rose di Jennifer che la scorsa stagione ha conquistato pubblico e critica. Un lavoro intenso ed esteticamente dirompente, per realizzare il quale Gabriele Russo ha scavato in profondità nel testo e nelle precise indicazioni dell’autore, tirando fuori sottotesti, possibilità, suggestioni e dubbi. Il risultato è uno spettacolo dall’atmosfera onirica e sospesa in cui Jennifer e Anna (la sua vicina? Il suo alter ego? Una proiezione della sua mente?), nell’eccezionale interpretazione di Daniele Russo e Sergio del Prete, esprimono con energia la loro febbrile umanità.
durata 80 minuti
Teatro Bellini
dal 22 al 25 ottobre
dal 12 al 15 novembre
Prezzo
20€ intero
15€ under29
Note di regia
Se ci si ferma a pensare, l’unica scelta sensata è quella di non azzardarsi a toccare un testo come Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello. È
una pietra miliare del teatro, un testo che quanto più lo si legge e approfondisce tanto più ti penetra, ti entra nell’immaginario, si cristallizza nei pensieri e si deposita nell’inconscio.
Anche solo dopo averlo letto (caso raro poiché sappiamo che “il teatro non si legge”) Jennifer smette di essere il personaggio di un testo teatrale per farsi carne e ossa, sangue e sentimenti. Una persona viva, sempre esistita. Qualcosa che ti appartiene, che è dentro di te, nei tuoi sentimenti, nella tua cultura, nei tuoi suoni, nel tuo immaginario. Qualcosa di ancestrale, di antico e moderno, che risuona tutti i giorni dentro di noi, su un palcoscenico, nei vicoli della città o nelle pagine di un libro. Jennifer è il diavolo e l’acqua santa. Eterna contraddizione. Paradigma dell’ambiguità napoletana.
Questa sensazione di appartenenza è quella che soltanto i personaggi dei grandi classici riescono a restituire, quelli che, come fantasmi, si aggirano quotidianamente nelle segrete di tutti i teatri, anche quando in scena si recitano testi contemporanei.
È un testo che è Napoli stessa e dunque punto di riferimento, mito e desiderio di tutta la Napoli teatrale che ne conosce le battute a memoria. È un testo che, come tutti i classici ma in modo forse ancor più radicale, vediamo anche attraverso quello che è già stato, nella voce e nei corpi di chi già lo ha interpretato, primo fra tutti Ruccello stesso.
Questi elementi, però, sono anche quelli che ci spingono a rimetterlo in scena, ad accostarci al suo mito, al suo fantasma, con rispetto ma anche liberi da sovrastrutture, poiché apparteniamo alla generazione che non ha vissuto Ruccello negli anni in cui era in vita, non abbiamo vissuto il lutto della sua prematura scomparsa: pertanto, scriviamo su di noi attraverso di lui. Per farlo, ci atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni che ci dà l’autore stesso, cercando di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla propria personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare, per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi. Ad esempio, Anna, il travestito che va a trovarla a casa, chi è? Una proiezione di Jennifer? Il suo inconscio? L’assassino del quartiere?
Gli omicidi stanno accadendo realmente? Le telefonate sono vere o inventate?
Quel che accade è vero o è tutto nell’immaginario di Jennifer?
Ecco perché nella nostra messinscena Anna è presente sul palco tutto il tempo dello spettacolo, osserva Jennifer dall’esterno, si aggira come uno spettro intorno alla casa (l’isola) su cui Jennifer galleggia e vive la sua intimità. È il suo specchio.
Queste domande, queste sospensioni sostengono l’atmosfera fra il thriller ed il noir tanto cara a Ruccello, che noi cercheremo di amplificare al fine di creare quella tensione che richiede un testo fatto di telefonate e attese. Un testo che “rimanda” a Pinter o a Beckett…Confesso di aver immaginato anche di metterlo in scena come Giorni Felici, con la sola testa di Jennifer che fuoriusciva da un telo che avrebbe rappresentato il Vesuvio. Ma poi… perché?
I temi e i livelli di lettura non sono univoci, non possono essere ingabbiati ed intellettualizzati. Le cinque rose di Jennifer racconta di due travestiti napoletani ma racconta anche e soprattutto la solitudine, la solitudine che è il rovescio della medaglia della speranza che Jennifer mantiene dentro di sè fino alla fine e, dal mio punto di vista, oggi racconta con forza anche la condizione dell’emarginato, quella di chi si deve nascondere.
Ecco perché in questa nostra messinscena Jennifer al suo ingresso in casa non vestirà panni che dichiarano la sua condizione femminile ma si nasconderà in abiti apparentemente maschili, trasformandosi solo nell’intimità casalinga, in cui è libera di essere o di provare a essere. La trasformazione è un tema centrale della nostra messinscena: il travestire più che il travestito, il che ci lega anche alla città ed ai mille modi in cui essa si “copre” e “agghinda”.
Jennifer si traveste, come un attore, come Napoli.
Jennifer si trasforma, come un attore, come Napoli.
È fragile, come un attore, come Napoli.
Prova, come un attore, non come Napoli, che non ci prova nemmeno.
L’estetica della messinscena, sarà nel segno del kitsch, un aspetto che Ruccello tiene ad evidenziare fin dalle prime didascalie, che rimanda a uno stile e a un linguaggio specifici. Per spiegarmi meglio, prendo a prestito le parole di Kundera, secondo il quale «Nel regno del kitsch impera la dittatura del cuore. […] Il Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che nell’esistenza umana è essenzialmente inaccettabile.» è un mondo di sentimenti, dove vige la dittatura del cuore e, nel caso di Jennifer, la solitudine. Le restano solo gli oggetti e le fantasie a cui aggrapparsi per non sprofondare nel vuoto, nelle mancanze, nelle ansie, nelle angoscia. L’estetica del Kitsch è finzione, così Jennifer finge con gli altri e con se stessa fino alle estreme conseguenze: respinge dal proprio campo visivo ciò che è essenzialmente inaccettabile. Intal senso è una vera attrice, perché finge talmente bene da essere vera.
Gabriele Russo
Casting
per un film dal Woyzeck
drammaturgia Maurizio Braucci
con Valeria Apicella, Andrea de Goyzueta,
Antonin Stahly, Daniele Vicorito
con i giovani attori Sara Caiazzo, Luigi Cardone,
Adriano Cinquegrana, Sara Gentile, Francesco Rescigno, Emanuele Palumbo, Luigi
Palumbo(1), Luigi Palumbo(2), Gianluigi Signoriello
regia Annalisa
D’Amato
produzione D’Amato Stahly in collaborazione con Associazione Arrevuoto Teatro e Pedagogia – Teatro Stabile di
Napoli Teatro Nazionale, l’Asilo- ex AsiloFilangieri
Nato dall’incontro di Annalisa D’Amato e Antonin Stahly con lo scrittore e sceneggiatore Maurizio Braucci, Casting affida ad un gruppo trasversale di attori professionisti e giovani in formazione un racconto a più livelli, in cui si osserva come un provino per un film, a partire dal Woyzeck di Büchner, diventi il luogo, oggi sempre più cercato e diffuso, in cui ‘apparire’, trasformare le proprie vite, i bisogni, le aspirazioni, i talenti in una ‘forma di spettacolo’, come intuiva Mark Fisher nel suo Realismo Capitalista. Il lavoro si arricchisce dello sguardo fotografico di Thierry Arensma, autore di foto di scena e ritratti.
Durata 60 minuti
Teatro Bellini
dal 22 al 25 ottobre
Prezzo
20€ intero
15€ under29
All’ombra di un grosso naso
con Sebastiano Coticelli, Simona Di Maio, Dimitri Tetta
regia Sebastiano Coticelli e Simona Di Maio
produzione Il Teatro nel Baule
Due
attori per tanti personaggi. La storia di un amore impossibile, di una guerra,
di un attore svampito e di un uomo coraggioso.
Chi non conosce il grande
Cyrano? Un eroe romantico ma allo stesso tempo un personaggio
straordinariamente moderno.
Cyrano grande poeta e spadaccino è innamorato della bella cugina Rossana, la
quale a sua volta è innamorata di Cristiano, un giovane bello ma un po’
ignorante. Cyrano non osa svelare il suo amore perché sa che a causa del suo
grosso naso non può essere corrisposto, ma si offre di aiutare Cristiano,
incapace di dichiararsi a Rossana, nella scrittura delle più belle lettere
d’amore. Ma l’arrivo improvviso di una guerra cambia tutti i destini…
La storia di Cyrano, scritta da Rostand, è un mito senza tempo, che ribalta il mondo dell’apparenza; è un inno al valore, al romanticismo, alla poesia. Una pièce molto ironica e allo stesso tempo commovente, scritta con un linguaggio che affascina grandi e piccini. Una storia in cui l’amore vince e la vera bellezza è nascosta dietro l’ombra di un grosso naso.
Età consigliata dai 6 anni
Durata 60 min
Teatro Bellini
24 ottobre ore 11:30
Prezzo
12€ adulti
8€ bambini (fino a 13 anni)
Palchi per tutta la famiglia
palco da 4 posti: 30€
palco da 5 posti 35€
palco da 6 posti 40€
(Promo valida solo al botteghino)
Trapanaterra
Spettacolo Semifinalista premio In-Box 2020
ideato da Dino Lopardo
con Dino Lopardo e Mario Russo
musiche originali Mario Russo
Trapanaterra è una ricerca profonda sulla realtà del mezzogiorno intesa come un costante ossimoro. Un viaggio di rimpatrio, resoconto di una famiglia del Sud distrutta da un destino ineluttabile, dove lavoro, corruzione, potere, tradizione, familismo amorale, abbandono e identità culturale sono elementi che fanno staffetta. Due i personaggi, due fratelli che si incontrano e scontrano. C’è chi è partito alla ricerca di un futuro migliore, chi è costretto a rimanere. Dover fuggire e dover restare sono sostanzialmente cause di un’unica condizione: il sacrificio. Arena della vicenda un Sud maledetto e il caso Eni; l’elemento trainante è la nostalgia, mondo d’origine degli emigrati. Com’era prima questa regione e com’è poi diventata? Com’erano i rapporti tra persone che la abitavano? Si stava meglio oppure peggio? I protagonisti sono due vittime del sistema collocate in una dimensione insolita. Due marionette, in sostanza due esseri. Pupazzi che parlano, si agitano, agiscono in modo inverosimile, ma più vero del vero.
Dino Lopardo drammaturgo, sceneggiatore e attore si forma all’Accademia d’Arte drammatica Silvio d’Amico e all’Accademia d’Arte Drammatica del Teatro Quirino. Contemporaneamente si laurea all’UNIBAS con una tesi sul radiodramma. Nel 2017 scrive e porta in scena Trapanaterra, vincitore del bando cura 2017 e semifinalista al premio InBox 2020; successivamente lavora al secondo progetto, Attesa, premiato (premio miglior drammaturgia Indivenire 2018 di Roma e miglior regia, attore e attrice al Roma Fringe Festival 2018). Con il Collettivo ITACA scrive e dirige Ion (miglior spettacolo al festival INdivenire 2019 di Roma). Come assistente alla regia ha lavorato con Alvaro Piccardi per Il codice di Perelà. Firma la sceneggiatura per lungometraggio Batacatash e nel 2020 realizza NessunoEscluso, esperimento di drammaturgia sonora e video promosso da Amnesty International.
Mario Russo attore musicista e acrobata, si diploma nel 2014 all’Accademia Q Accademy del Quirino di Roma. È allievo di Francis Pardeilhan, Rosa Masciopinto, Sergio Basile, Ugo Maria Morosi, Carlo Boso, Graziano Piazza e diplomarsi poi con lo spettacolo Così fan tutte diretto da Gabriele Lavia. Neodiplomato debutta al Quirino con lo Don Juan club diretto da Francesco Bonomo. Nel 2016 è attore in Altrove con la regia di Paola Ponti. Nel 2017 è attore e musicista di Trapanaterra. Nel 2018 prende parte allo spettacolo Cose così diretto da Danilo Nigrelli. Nel 2019 è in scena al Roma Europa Festival con lo spettacolo Atto di adorazione di Dante Antonelli. Attualmente studia Violino al conservatorio Santa Cecilia di Roma.
Durata 60 minuti
Piccolo Bellini
dal 22 al 25 ottobre
Prezzo 15€ intero – 10€ under29
Adiacente Possibile
il progetto che unisce attivismo e arte, società e teatro
27 appuntamenti dal 22 ottobre al 19 dicembre al Teatro Bellini
Adiacente Possibile è il progetto sperimentale curato da Agostino Riitano, prodotto dal Teatro Bellini di Napoli nell’ambito del Piano_BE, che si ispira alle teorie del biologo Stuart Kauffmann, a cui si deve il concetto di “adiacente possibile” come spazio di potenzialità e co-evoluzione.
Il progetto si svolgerà dal 22 ottobre al 19 dicembre, ogni giovedì, venerdì e sabato dopo la recita pomeridiana: 27 appuntamenti per dar vita ad un viaggio senza filtri nei conflitti del contemporaneo.
– giovedì 22 ottobre 2020
Le cinque rose di Jennifer/Adiacente Possibile ore 17:30
Casting ore 20:30
Trapanaterra ore 21:00
– venerdì 23 ottobre 2020
Casting/Adiacente Possibile ore 18:30
Trapanaterra ore 21:00
Le cinque rose di Jennifer ore 21:30
– sabato 24 ottobre 2020
All’ombra di un grosso naso ore 11:30
Le cinque rose di Jennifer/Adiacente Possibile ore 17:30
Casting ore 20:30
Trapanaterra ore 21:00
– domenica 25 ottobre 2020
Le cinque rose di Jennifer ore 11:30
Trapanaterra ore 18:30
Casting ore 21:00
Confini Aperti 2020/21 – “Padre Nostro” di Babilonia Teatri 17 e 18 ottobre 2020 al Teatro Area Nord di Napoli
Alessandro Benvenuti in “Chi è di scena”, dal 16 ottobre al 1° novembre 2020 al Teatro Tor Bella Monaca di Roma