Di: Maresa Galli
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Ha conquistato il pubblico del Teatro Diana “Amadeus”, di Peter Shaffer (traduzione di Masolino D’Amico), per la regia di Andreij Konchalovskij (produzione Gitiesse e Teatro della Toscana). A mettere in scena il rapporto distruttivo tra Salieri e Mozart, immaginato originariamente dal genio di Puskin (che Nikolaj Rimskij-Korsakov trasformò in opera), Geppy e Lorenzo Gleijeses, nei panni, rispettivamente, di Salieri e Mozart. Peter Shaffer, brillante autore e sceneggiatore inglese, ne ha tratto nel 1978 una pièce teatrale, che Milos Forman ha trasformato nell’omonimo, splendido, film del 1984.
La vicenda è nota: Antonio Salieri, compositore di corte nella Vienna del ‘700, promette a Dio una vita devota, moralmente irreprensibile, purché gli consenta di raggiungere alte vette con la sua musica.
In realtà, Dio non ha esaudito la sua richiesta, dal momento che il grande dono è concesso, invece, a un giovane capriccioso, volubile, infantile, anche volgare nell’eloquio ma di certo toccato dalla grazia, con la sua musica sublime, perfetta. L’odio di Salieri verso Mozart diventerà l’odio per Dio che ha consentito questa atrocità.
“Mediocri di tutto il mondo- ora e sempre – vi assolvo tutti. Amen”, concluderà Salieri dopo aver ostacolato l’ascesa del rivale con tutti i suoi mezzi, lasciandolo ad un destino di miseria e di stenti.
Per essere ricordato in eterno, Salieri dovrà avvelenare Wolfgang, raggiungendo la fama almeno in questo modo. La brillante regia di Konchalovskij consente ai due uomini di rispecchiarsi uno nell’altro, uniti solo dalla passione divorante per la creazione musicale, destinati a distruggersi a vicenda per conquistare l’immortalità.
Geppy Gleijeses e Lorenzo Gleijeses sono strepitosi nell’incarnare Salieri e Mozart, così come bravi sono Roberta Lucca (Constanze Weber) e Giulio Farnese (l’imperatore Giuseppe II). Completano il cast: Gianluca Ferrato, Giuseppe Bisogno, Anita Pititto, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Brunella De Feudis e Dario Vandelli. Belli i costumi di Luigi Perego, le scene di Roberto Crea e le luci di Luigi Ascione, che fanno rivivere allo spettatore l’atmosfera e lo splendore della corte asburgica, ricreando la levità ma anche le ombre di un periodo ricco di fascino e di suggestioni. Lunghi, meritati applausi ad ogni replica.
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