Di: Sergio Palumbo

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Il tour teatrale di Geppi Cucciari fa tappa al Teatro Diana di Napoli, dove il pubblico gremito l’accoglie con grande calore. “Perfetta” è il titolo del monologo scritto per lei da Mattia Torre e racconta un mese di vita di una donna. Più precisamente, racconta di quattro martedì della vita di una donna, madre di due figli, venditrice di auto. Quattro martedì scanditi dalle quattro fasi del ciclo femminile: fase mestruale, fase follicolare, ovulazione e fase premestruale. Mentre le giornate si ripetono secondo la solita routine, tra un marito apatico e una colf scansafatiche, le auto da vendere per vincere la competizione con un collega di Frosinone, un fioraio troppo lento e i sensori dei rubinetti dei ristoranti che non vogliono saperne di azionarsi, è la percezione del mondo della protagonista a cambiare, il suo umore, i suoi stati d’animo, tutti scanditi dalle quattro fasi, perché “l’uomo è lineare, la donna è ciclica”.

Un testo esilarante e sagace, con sprazzi poetici e spunti satirici e dove non mancano riflessioni profonde, che la Cucciari recita con una verve davvero “perfetta”, rendendo irresistibile l’umorismo pungente a tratti cinico del monologo, ma valorizzandone anche i brani più delicati, dove il tagliente sarcasmo lascia spazio a un lirismo più dolce ma mai dolciastro.

La scena completamente vuota focalizza l’attenzione del pubblico sulla forza del testo e sulla bravura da fuoriclasse della Cucciari: non servono fronzoli, ma per rendere ancora più suggestivo il monologo basta uno sfondo su cui si alternano i colori che descrivono le quattro fasi e gli stati d’animo della protagonista, con giochi di luce e di ombre molto efficaci e un indovinato commento musicale, appositamente composto da Paolo Fresu.

L’ora e un quarto del monologo scorre velocemente, il tempo letteralmente vola via mentre Geppi Cucciari declama questo inno alle donne divertente ma al tempo stesso toccante, che lascia agli spettatori con un sorriso ma anche con diversi spunti di riflessione, offerti con grazia e gentilezza, perché “la gentilezza è l’unico atto politico che ci è rimasto”.