Di: Sergio Palumbo
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“Un luogo così vero da essere tutti i luoghi. Un tempo così preciso da essere sempre”: così scrive Edoardo De Angelis nelle note di regia di questa Tosca, sold out in tutte le repliche, che apre il 2020 operistico del Teatro San Carlo di Napoli. Il problema è che basare l’impianto registico sull’universalità della vicenda, che potrebbe quindi essere accaduta in qualunque luogo e in qualunque tempo, è pratica ormai sempre più usata e abusata e sembra più che altro un pretesto per giustificare scelte che lasciano intravedere principalmente un intento provocatorio finalizzato a far discutere dell’allestimento.
De Angelis deporta la vicenda di Tosca dalla Roma ottocentesca ad una non precisata periferia, che potrebbe essere la Castel Volturno in cui il regista ha ambientato i suoi pregevoli lavori cinematografici, in un periodo altrettanto non ben specificato, che le pellicce leopardate fanno comunque immaginare non sia molto lontano dalla nostra contemporaneità da “Boss delle Cerimonie”. Il ritratto della Marchesa Attavanti (che nel libretto è cinta di chiome bionde e che azzurro ha l’occhio) è qui materializzato in carne ed ossa in una bellissima modella di colore a seno nudo, mentre Scarpia entra in scena con un pitbull al guinzaglio, liberato da Tosca dopo la scena dell’uccisione di Scarpia (diverte il pubblico il fatto che il cane, prima di uscire di scena, vada ad annusare la mano di Scarpia, facendolo sussultare seppur morto). Se l’alba romana è un cielo nero stellato sul quale appaiono incomprensibili numeri, nell’ufficio di Scarpia campeggia un altrettanto incomprensibile coccodrillo a testa in giù, mentre la Chiesa di Sant’Andrea della Valle è simboleggiata da tre pietre, rovine di qualche terremoto o di qualche altro evento disastroso. Nel Te Deum, oltre alle pellicce leopardate e a sgherri che sembrano usciti da Gomorra, il regista fa apparire i battenti di Guardia Sanframondi, mentre l’uccisione di Cavaradossi non è una fucilazione ad opera di un plotone, ma è un’esecuzione in stile camorristico, messa in atto da Spoletta e Sciarrone.
Il risultato è un allestimento che non convince, sia per le scelte registiche che per le scene, che, pur portando la firma dell’artista Mimmo Paladino, sono penalizzate da una lettura poco condivisibile dell’opera. Peccato perché la regia di De Angelis, presa al netto delle scelte provocatorie, può giovarsi di una indiscutibile esperienza cinematografica, apportando un prezioso valore aggiunto alla recitazione, che soprattutto nel secondo atto è di considerevole livello, mentre nel terzo atto la scena di Paladino, ove campeggia la bellissima statua dell’angelo decapitato, è particolarmente suggestiva. Non basta, però, a riscattare un allestimento dove sono predominanti gli aspetti poco condivisibili.
Per fortuna, c’è la musica di Giacomo Puccini e la direzione di Donato Renzetti, all’insegna di un profondo rispetto della partitura, è una garanzia. L’equilibrio tra palco e buca è sempre ben conseguito e tutte le sfumature della partitura pucciniana vengono restituite dall’ottima Orchestra del San Carlo anche nei momenti di maggior tensione drammatica, che Renzetti è abile ad esaltare con saggezza.
Monica Zanettin, già apprezzata al San Carlo nello stesso ruolo nel 2018, è una Tosca dalla recitazione intensa e dalla voce pregevole, dal bel colore, omogenea in tutti i registri, sicura nell’emissione ed agile negli acuti. Meritatissima l’ovazione personale che riscuote sia al termine della rappresentazione che a scena aperta, dopo una magistrale “Vissi d’arte”. Non indimenticabile il Cavaradossi di Arsen Soghomonyan, la cui prova vocale è penalizzata da una pronuncia difettosa, pur apprezzandone il timbro generoso e il buono squillo. Lo Scarpia di George Gagnidze è notevole per pertinenza teatrale e potenza d’emissione. Nel resto del cast spiccano le ottime prove di Matteo Peirone (Sagrestano) e di Francesco Pittari (Spoletta). Perfetto il Coro del San Carlo, preparato da Gea Garatti Ansini, soprattutto nel Te Deum che chiude il primo atto.
“Tosca”, di Giacomo Puccini, per la regia di Edoardo De Angelis, sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 29 gennaio 2020.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
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