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Un satanico Riondino tra colli recisi e musiche allo zolfo
Al Teatro Mercadante dal 10 al 15 dicembre
l’imperdibile, acclamata versione scenica de
Il Maestro e Margherita
di Michail Bulgakov
nella riscrittura curata da Letizia Russo
e la regia di Andrea Baracco
con Michele Riondino nel ruolo di Woland
e Francesco Bonomo (Maestro/Ponzio Pilato)
Federica Rossellini (Margherita)
Tre meritatissime ore per una potente e suggestiva versione
di uno dei capolavori della letteratura russa del ‘900
Approda a Napoli, forte di un successo straordinario registrato fin dal debutto nel 2018 e lungo tutta la tournée nei teatri italiani, la versione scenica de Il Maestro e Margherita, il capolavoro dello scrittore russo Michail Bulgakov, nella riscrittura di Letizia Russo e la regia di Andrea Baracco, al Teatro Mercadante dal 10 al 15 dicembre.
Nelle scene e i costumi di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Simone De Angelis e con le musiche originali di Giacomo Vezzani, in scena una straordinaria compagnia di interpreti capitanata da Michele Riondino, a ricoprire il ruolo di Woland, Francesco Bonomo nel ruolo del Maestro/Ponzio Pilato, Federica Rosselini in quello di Margherita, e con Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti, Michele Nani, Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini, Diego Sepe, Oskar Winiarski.
La produzione dello spettacolo è del Teatro Stabile dell’Umbria, con il contributo speciale della Brunello Cucinelli Spa in occasione dei 40 anni di attività dell’impresa.
Il Maestro e Margherita si apre con l’arrivo di Satana (Woland) e della sua bizzarra cricca (il valletto Korov’ev, il gatto Behemot e la strega Hella) nella Mosca degli anni Trenta. La vicenda ha inizio quando Woland, intromettendosi nella conversazione tra il poeta Ivan e l’intellettuale Berlioz, presagisce la vicina morte dello stesso Berlioz; morte che, poco dopo, accadrà proprio sotto gli occhi di Ivan. Il poeta, sconvolto dall’accaduto e in preda ad una crisi di follia, viene portato in una clinica psichiatrica. Lì incontra il Maestro, uno scrittore condotto alla disperazione dal rifiuto dei critici letterari nei confronti del suo romanzo su Ponzio Pilato e sugli avvenimenti accaduti a Gerusalemme durante il processo di Jeshua e nei giorni successivi alla sua morte. Nel frattempo, Woland e la sua cricca prendono possesso dell’appartamento del defunto Berlioz e portano scompiglio tra i dipendenti del Teatro di Varietà, dove metteranno in scena uno sconvolgente spettacolo di magia nera. Durante lo spettacolo Margherita, l’amante segreta del Maestro, da lui poi abbandonata, ha il suo primo incontro con Woland.
Il giorno dopo viene poi invitata ad andare a casa sua, in quanto prescelta per essere la regina del sabba, il gran ballo demoniaco da lui organizzato. Margherita accetta e Woland, in cambio, le dà la possibilità di ricongiungersi con il Maestro. Intanto Jeshua invia il suo discepolo Levi Matteo da Woland, per chiedergli di dare al Maestro e Margherita la pace, non potendo essi meritare la luce. Woland raggiunge i due amanti e offre loro, invece, la possibilità di andare agli inferi. Margherita accetta e, dopo aver ucciso il Maestro, si uccide lei stessa. Insieme, i due amanti si dirigono verso gli inferi, dove Woland e la sua cricca hanno già fatto ritorno.
Info e orario rappresentazioni su: www. teatrostabilenapoli.it
Durata spettacolo 3 ore compreso intervallo
IL MAESTRO E MARGHERITA
di Michail Bulgakov
riscrittura Letizia Russo
regia Andrea Baracco
con Michele Riondino nel
ruolo di Woland
e Francesco Bonomo (Maestro/Ponzio
Pilato), Federica Rosellini (Margherita)
e con (in o.a.)
Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti, Michele Nani, Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini, Diego Sepe, Oskar Winiarski
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Simone
De Angelis
musiche originali Giacomo Vezzani
foto di scena Guido Mencari
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
con il contributo speciale della Brunello Cucinelli Spa in occasione dei 40 anni di attività dell’impresa
Note di Andrea Baracco
Liberati dal Maligno, gli uomini, sono rimasti maligni. Mefistofele (“Faust” di Goethe)
Cercare di dare vita alle magiche e perturbanti pagine de Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, è forse una delle cose più eccitanti che possa accadere a chi si occupa di teatro.
Il Maestro e Margherita è un romanzo pieno di colori potenti e assoluti, tutti febbrilmente accesi, quasi allucinanti. E’ un romanzo perturbante, complesso e articolato come il costume di Arlecchino, in cui si intrecciano numerose linee narrative, e dentro il quale prendono vita un numero infinito di personaggi (se ne contano circa 146), che costituiscono una sorta di panorama dell’umano e del sovraumano. Dal diavolo, nella figura seduttiva e mondana di Woland, una sorta di clown feroce che dirige una sarabanda demoniaca, a personaggi che rimandano all’universo grottesco di uno dei maestri di Bulgakov, Nikolaj Gogol. In questo romanzo, si passa dal registro comico alla tirata tragica, dal varietà più spinto all’ interrogarsi su quale sia la natura dell’uomo e dell’amore. Basso e alto convivono costantemente creando un gioco quasi funambolico, pirotecnico, in cui ci si muove sempre sulla soglia dell’impossibile, del grottesco, della miseria e del sublime. A volte si ride, a volte si piange, spesso si ride e piange nello stesso momento. Insomma, in questo romanzo, si vive, sempre.
Il Maestro (personaggio che ha più di una somiglianza con Bulgakov stesso) e Margherita (da molti riconosciuta come moglie dell’autore, Elena Sergeevna), rimangono fatalmente impigliati, imprigionati quasi, l’uno nel corpo e nella mente dell’altra, più nella mente che nel corpo, forse. Perdescrivere l’inizio del loro amore il Maestro pronuncia una delle frasi memorabili del romanzo: “l’amore è balzato davanti a noi dal nulla, come un assassino in un vicolo, e ci ha colpito entrambi, nello stesso istante”.
Bulgakov pone all’interno delle maglie della propria scrittura delle vere e proprie bombe ad orologeria, e le lascia poi esplodere, d’improvviso, mostrandoci cosa accade quando una struttura estremamente severa e ordinata entra in contraddizione, e non può più, mai più, nascondersi dietro la sola ragione: “Che cosa sarebbe il tuo bene, se non esistesse il male, e che aspetto avrebbe la terra se le ombre sparissero, perché sono gli oggetti e gli uomini a dare l’ombra. Vorresti scorticare tutto il globo terrestre, portandogli via tutti gli alberi, e tutto ciò che è vivente, solo per la tua fantasia di godere della nuda luce? Tu sei stupido”, dice Woland/Satana ad un emissario di Gesù. (Andrea Baracco)
Note di Letizia Russo
Quello che rende l’uomo veramente diverso da qualsiasi altro animale è la sua capacità di immaginare e credere in cose che non esistono. Divinità, valori, ideologie, saldano i rapporti tra gli uomini e danno forma alle società, permettendo a migliaia, milioni di persone, di muoversi nella stessa direzione. Condividere questi pilastri immateriali è un atto di fede involontario che garantisce la sopravvivenza delle comunità umane. E assegna un ruolo a ogni individuo, che nelle circostanze specifiche del sistema immaginato dalla sua comunità può ritrovarsi vittima o carnefice, dalla parte della ragione o da quella del torto. Ma cosa succede se qualcosa, o qualcuno, arriva ad inoculare i semi del caos nelle maglie di una struttura umana formata e solida? Succede che la natura del singolo e, a cascata, la struttura sociale, rivelano le loro parti più nascoste, le loro possibilità inaspettate, le loro contraddizioni impresentabili. Il Maestro e Margherita, tra i tanti temi che affronta, ci parla anche di questo, di come l’immaginazione umana sia un’arma potente e fragile, in grado di erigere strutture grandiose ma incapace di contenere davvero il Mistero. Nella versione teatrale che proponiamo, le tre linee narrative su cui si muove il racconto di Bulgakov (l’irruzione a Mosca del Diavolo e dei suoi aiutanti, la tormentata storia d’amore tra il Maestro e Margherita, e la vicenda umana del governatore di Palestina, Ponzio Pilato, che dovrà decidere delle sorti di un innocente) saranno lette e restituite attraverso un meccanismo di moltiplicazione dei registri e dei ruoli, facendo dell’evocazione e dell’immaginazione le chiavi per immergersi in un racconto complesso e tragicomico come la vita. Ma a quella forza in grado di sovvertire l’ordine e di abbattere confini reali e immateriali, all’amore tra due esseri umani e alla sua capacità di sopravvivere anche alla morte, sarà affidato il compito di tenerci per mano e domandarci, insieme al Maestro e alla sua Margherita: cos’è la verità? (Letizia Russo)
Andrea Baracco
Regista e docente di recitazione e regia. Tra le sue regie shakespeariane più note, quella del Giulio Cesare – ospitato nel 2012 al Globe Theatre a Londra e per la quale ha ricevuto il Certamen Almagr-Off, Festival Internacional del Teatro Clasico di Almagro – quella di Hamlet per il Teatro di Roma e Romaeuropa Festival 2014 – spettacolo allestito presso il Palazzo di Bellas Artes di Città del Messico – e quella di Romeo e Giulietta prodotto per la 68ª Estate Teatrale Veronese. Tra le opere di Shakespeare firma inoltre le regie di Troilo e Cressida e Sogno di una notte di mezza estate. Ha debuttato nella regia cinematografica con il film La logica delle cose. Ha firmato la regia di Madame Bovary di Flaubert con Lucia Lavia su adattamento di Letizia Russo, diretto Glauco Mauri nell’Edipo re di Sofocle e in Finale di partita di Samuel Beckett e la produzione del Teatro Stabile dell’Umbria Il Racconto D’inverno di William Shakespeare.
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