Di: Sergio Palumbo
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Scorrendo gli avvincenti cartelloni della stagione teatrale 2019-2020 del Teatro Bellini e del Piccolo Bellini di Napoli, spiccano ben tre spettacoli di Annibale Ruccello: un vero e proprio progetto dedicato alla figura del mai abbastanza compianto drammaturgo stabiese che, nel purtroppo troppo breve arco della propria carriera artistica, contribuì in modo decisivo a dare una svolta al teatro napoletano del dopo Eduardo, lasciandoci testi entrati, di diritto, nel novero dei “classici”. Oltre a “Le cinque rose di Jennifer” è andato in scena, al Piccolo Bellini, “Notturno di donna con ospiti”, con Arturo Cirillo, per la regia di Mario Scandale, e dal 26 dicembre 2019 al 5 gennaio 2020, sempre al Piccolo, andrà in scena, il capolavoro ruccelliano “Ferdinando”, con Gea Martire, per la regia di Nadia Baldi.
“Siamo soltanto degli esseri solitari / Cui qualcuno / Sarcasticamente / Dà il nome di persone”: questi versi, letti dal travestito Sonia a Radio Cuore Libero, sembrano condensare la disperata solitudine di Jennifer, che alla stessa radio affida da più di tre mesi la sua quotidiana dedica (“Se perdo te” di Patty Pravo) per il suo amato Franco, che “aspetta fidente”. Chiusa nella sua casa nel ghetto del nuovo “quartiere dei travestiti”, dove alberga un disordine esteriore che ne riflette uno interiore ben più angosciante, Jennifer attende speranzosa la telefonata di Franco, ma un guasto alle linee telefoniche della zona rimescola le telefonate in arrivo, mentre Radio Cuore Libero trasmette le canzoni degli idoli di Jennifer (Mina, Ornella Vanoni, la stessa Patty Pravo…) ed informa dei delitti seriali dei travestiti ad opera, si presume, di un maniaco.
Nonostante le didascalie quasi dittatoriali del copione di Ruccello, la regia di Gabriele Russo riesce a delineare nuove suggestioni per il personaggio di Jennifer, andandone a scavare con grande sensibilità la psicologia, la solitudine, la disperazione ed i fantasmi interiori: non è un caso che il regista preveda che Anna, il travestito alter ego di Jennifer, sia in scena per tutta la rappresentazione, come in una proiezione inconscia di Jennifer. L’emarginazione di Jennifer, uno dei personaggi deportati di Ruccello, è accentuata dalla scelta registica di farla entrare in scena vestita da uomo. Jennifer nasconde la propria identità all’esterno, potendo ritrovarla soltanto tra le mura domestiche, dopo essersi disfatta, non senza una palese insofferenza, degli abiti da uomo ed essersi truccata e vestita da donna (di grande impatto i costumi di Chiara Aversano). “La trasformazione è un tema centrale della nostra messinscena; il travestire più che il travestito”, scrive Gabriele Russo nelle proprie note di regia. In questo, il regista vuole valorizzare anche l’analogia, più volte riscontrata, tra Jennifer e la città di Napoli, come una città che si trasforma, si copre, si agghinda, in una continua stratificazione di contraddizioni ed afflizione. Complici, in tal senso, sono le scene di Lucia Imperato, ben valorizzate dal sapiente disegno luci di Salvatore Palladino, dove spicca il contrasto tra l’interno della casa di Jennifer, in cui il kitsch la fa da padrona, e un grigio fondale in cui la città sembra assistere indifferente alla disperazione di chi la abita. Contribuisce in modo determinante alla rappresentazione, soprattutto nei momenti più onirici, il progetto sonoro di Alessio Foglia.
In uno dei ruoli più impegnativi e faticosi, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico, Daniele Russo, con una prova attoriale di straordinaria intensità, riesce a rendere mirabilmente l’evoluzione dei variegati sentimenti di Jennifer, le sue nevrosi ed suoi tormenti interiori, la sua disperata solitudine, l’illusione e la conseguente disillusione della speranza di un riscatto che non avverrà mai, in un instabile equilibrio tra dramma e comicità, che si compenetrano e si nutrono l’uno dell’altro, in una vorticosa spirale che non può che degenerare nelle più estreme conseguenze, perché non c’è serial killer più spietato della solitudine. Ottima anche l’interpretazione di Sergio Del Prete nel ruolo di Anna, che colpisce sia per l’impressionante mimica come “doppio” di Jennifer che per l’impetuosità del delirio che precede il tragico finale. Da rimarcare anche la pregevole fattura delle registrazioni delle voci della radio, ad opera degli stessi Daniele e Gabriele Russo.
“Le cinque rose di Jennifer” sarà in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 10 novembre 2019.
Link: il sito del Teatro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it
“Ermione”, di Gioacchino Rossini, dal 7 al 10 novembre 2019 al Teatro San Carlo di Napoli
“Il tempo è veleno”, di Tony Laudadio, dal 6 al 10 novembre 2019 al Teatro Nuovo di Napoli