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Giovedì 5 settembre 2019

Nel Giardino di Wagner

Sala dei Cavalieri di Villa Rufolo, ore 23.00

Quintetto Fiati Teatro San Carlo

Luca Sartori clarinetto

Hernan Garreffa oboe

Bernard Labiausse flauto

Maddalena Gubert fagotto

Francesco Mattioli corno

Giuseppe Albanese pianoforte

Programma

Jacques Ibert

Trois pièces brèves per quintetto di fiati

Assez lent – Allegro scherzando – Vivo

Paul Hindemith

Kleine Kammermusik per quintetto di fiati, Op.24/2

Allegro: moderatamente vivo – Valzer – Tranquillo e semplice – Molto vivo

György Ligeti

Sei Bagatelleper quintetto di fiati

1.Allegro con spirito. 2.Rubato. Lamentoso 3.Allegro grazioso. 4.Presto ruvido. 5.(Béla Bartok in memoriam) Aldagio. Mesto. 6.Molto vivace. Capriccioso

Wolfgang Amadeus Mozart

Quintetto per pianoforte e fiati in mi bemolle maggiore K. 452

Largo-Allegro moderato – Larghetto – Rondò: allegretto

I Fiati del San Carlo prima di chiudere la serata in compagnia del pianista Giuseppe Albanese con un capolavoro, il Quintetto per pianoforte e fiati in mi bemolle maggiore, che lo stesso Autore, Wolfgang Amadeus Mozart, teneva come la “la cosa migliore che io abbia mai scritto” alla data di composizione (1784), hanno scelto raffinati lavori moderni, fra i più idiomatici per la loro formazione. Si parte con il parigino Jaques Ibert (1890-1962), il quale sempre nutrito una netta passione per gli strumenti a fiato, a cui ha dedicato alcune composizioni cameristiche che sembrano uscite da un giardino segreto. I Tre pezzi brevi per quintetto di fiati (1930), ondeggiano fra sonorità agresti e giochi politonali semplici. Al contrario, il suo contemporaneo tedesco, Paul Hindemith (1895-1963), ha scritto abbondantemente per tutte le formazioni cameristiche compreso il quintetto di fiati. Nella Piccola musica da camera per fiati (1921) il tono dei quattro brani è leggermente acidulo, e soprattutto nell’ultimo movimento, è molto vicino allo spirito francese del Gruppo dei Sei. Le Sei bagatelle di György Ligeti (1923-2006) «derivano da una serie di pezzi pianistici (Musica ricercata), scritti fra il 1951 e il 1953, periodo del mio isolamento artistico», come ha scritto Ligeti. «Il mio scopo era allontanarmi da Bartók e Stravinskij e definire uno stile personale, ma l’impronta di Stravinskij è evidente come nel quinto pezzo i gesti musicali di Bartók. Il terzo mi pare il più originale: una combinazione melodiosa di flauto e oboe, col flauto al registro grave e l’oboe un’ottava sopra.»

Sabato,7 settembre 2019

Nel Giardino di Wagner

Sala dei Cavalieri di Villa Rufolo, ore 23.00

Quartetto d’archi del Teatro San Carlo

Cecilia Laca, Luigi Bonomo violino

Antonio Bossone viola

Luca Signorini violoncello

Giuseppe Albanese pianoforte

Programma

Giacomo Puccini

Crisantemi per quartetto d’archi

Andante mesto

Giuseppe Verdi

Quartetto in mi minoreper archi

Allegro – Andantino – Prestissimo – Scherzo Fuga: allegro assai mosso

Ermanno Wolf-Ferrari

Quintetto per pianoforte e archi in re bemolle maggiore op.6

I.Tranquillo ed espressivo. II.Canzone. Adagio III.Capriccio. Gagliardo e vivace assai. IV.Finale. Sostenuto molto.

Come è noto la composizione dell’unico Quartetto per archi di Giuseppe Verdi (1913-1901) è legata a Napoli. Mentre attendeva alla ripresa di Aida al San Carlo (la prima venne rimandata per indisposizione del soprano Teresa Stolz), Verdi ‘oziò’ scrivendo il Quartetto in mi minore (1873) all’albergo della Crocella. Considerando il genere quartettistico una “pianta fuori clima” in Italia, Verdi fu guardingo nel concedere ulteriori esecuzioni, ma si lasciò poi convincere dal franco successo che arrideva alla sua composizione in terra straniera, eseguita pur senza il suo consenso. Al suo editore Giulio Ricordi si raccomandò che la fuga finale fosse suonata con la massima leggerezza, staccando bene i temi. Una fuga che può essere considerata come una sinopia di quelle grandiose contenute nella Messa da Requiem e nel Falstaff. Giacomo Puccini (1858-1924) scrisse la sua elegia Crisantemi (1890), in morte del duca Amedeo di Savoia, “in una sola notte”, nel complesso periodo in cui Manon Lescaut prendeva forma. I due pregnanti temi principali di Crisantemi saranno riutilizzati da Puccini nel tragico ultimo atto di Manon. Alla lezione del Falstaff di Verdi si ispirò il teatro musicale di maggior successo di Ermanno Wolf-Ferrari (1876-1948), trionfante a partire da Monaco di Baviera e dai teatri della Germania. Il compositore veneziano di padre tedesco, si era segnalato con una Cenerentola l’anno prima di pubblicare il Quintetto per pianoforte e archi op. 6 (1901), immerso in un melodioso clima neo-romantico. Una lirica cantabilità permea questa composizione, che nei paesi ‘del Nord’ ebbe sempre un certo fascino, come testimonia l’interesse per il Quintetto (e la musica da camera) di Wolf-Ferrari da parte di un musicista come Wolfgang Sawallisch che lo eseguì con il Leopolder-Quartett.