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Alla rassegna POMPEII THEATRUM MUNDI 2019
debutta
lo spettacolo EDIPO A COLONO
scrittura
di Ruggero Cappuccio dall’opera
di Sofocle
con la regia di Rimas Tuminas
la prima regia italiana e con attori italiani del maestro lituano
al Teatro Grande di Pompei il 27, 28 e 29 giugno alle 21.00
Secondo appuntamento con il grande teatro quello proposto il 27, 28 e 29 giugno alle 21.00 al Teatro Grande di Pompei nell’ambito della rassegna del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale e Parco Archeologico di Pompei, POMPEII THEATRUM MUNDI, realizzata in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia 2019.
Si tratta dell’Edipo a Colono nella riscrittura firmata da Ruggero Cappuccio dall’opera di Sofocle, con la regia del lituano Rimas Tuminas.
Diretti dal 67enne regista recitano Claudio Di Palma (nel ruolo di Edipo), Marina Sorrenti (in quello di Antigone), Fulvio Cauteruccio (è Creonte) Franca Abategiovanni (il Capo
Coro), Giulio Cancelli (è Polinice),
Davide Paciolla (è Teseo), Rossella Pugliese (Ismene).
Il coro è formato da Nicolò Battista,
Martina Carpino, Cinzia Cordella, Simona Fredella, Gianluca Merolli, Enzo
Mirone, Francesca Morgante, Erika Pagan, Alessandra Roca, Piera Russo, Lorenzo
Scalzo. Le scene e i costumi
dello spettacolo sono di Adomas
Jacovskis; le musiche di Faustas Latenas;
assistente alla regia è Gabriele
Tuminaite. La produzione è del Teatro
Stabile Napoli-Teatro Nazionale e Fondazione
Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival Italia 2019.
«L’Edipo a Colono di Sofocle – annota Ruggero Cappuccio – è forse il più alto paradigma del dolore. In esso risplendono le radici delle energie misteriose che il genere umano è stato chiamato a sfidare nell’arco di migliaia di anni. La trasmissione transgenerazionale del male brilla in una forma poetica in cui filosofia, ritualità e libero arbitrio si danno un appuntamento fatale». Nella riscrittura di Ruggero Cappuccio approdiamo in un luogo della memoria sospeso nel tempo, in cui i segni incancellabili della classicità si specchiano con il clima novecentesco della psicanalisi, delle guerre, delle lotte tra popoli per il raggiungimento del potere.
Per il regista lituano: «L’opera di Edipo a Colono di Ruggero Cappuccio potrebbe essere descritta in due parole: “disperata euforia”. Abbiamo lavorato su un testo scritto secondo i dettami del genere narrativo-poetico. Attraverso il caos, la sofferenza umana cresce fino a diventare dramma delle emozioni. Questo è il percorso della nostra performance. Colui che nega a se stesso qualsiasi inutile superficialità è un uomo libero. La storia di Edipo-padre e di Ismene è un trionfo di giovinezza, di gloria dell’essere al mondo. La morte del padre è una cerimonia di cui tutti siamo testimoni. La cosa più importante, nella vita, è riuscire a vedere ciò che abbiamo intorno. Un attore sale sul palcoscenico per trovare la verità di un personaggio ed accompagnarlo sul sentiero della percezione».
Dopo Pompei lo spettacolo andrà in scena l’8 luglio 2019 al Teatro Alighieri di Ravenna.
Tutte le informazioni su: www. teatrostabilenapoli.it | www. napoliteatrofestival.it
POMPEII THEATRUM MUNDI 2019
Teatro Grande di Pompei
27, 28 e 29 giugno | ore 21.00
EDIPO A
COLONO
scrittura di Ruggero Cappuccio
dall’opera di Sofocle
regia Rimas Tuminas
con
Claudio Di Palma (Edipo), Marina Sorrenti (Antigone), Fulvio Cauteruccio (Creonte) Franca Abategiovanni (Capo Coro), Giulio Cancelli (Polinice)
Davide Paciolla (Teseo), Rossella Pugliese (Ismene)
Coro
Nicolò Battista, Martina Carpino, Cinzia Cordella, Simona Fredella
Gianluca Merolli, Enzo Mirone, Francesca Morgante, Erika Pagan, Alessandra Roca
Piera Russo, Lorenzo Scalzo
scene
e costumi Adomas Jacovskis
disegno luci Eugenius Sabaliauskas
musiche
Faustas Latenas
aiuto regia Gabriele Tuminaite
direzione del coro Tadas Sumskas
coreografie Andzelica Cholina
foto di scena Ivan Nocera
produzione
Teatro Stabile Napoli-Teatro Nazionale
Fondazione Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival Italia
prima assoluta
prima regia italiana e con attori italiani di Rimas Tuminas
Dopo Pompei lo spettacolo andrà in scena l’8 luglio 2019 al Teatro Alighieri di Ravenna.
L’Edipo a Colono, scrive Cappuccio nelle sue note,di Sofocle è forse il più alto paradigma del dolore. In esso risplendono le radici delle energie misteriose che il genere umano è stato chiamato a sfidare nell’arco di migliaia di anni. La trasmissione transgenerazionale del male brilla in una forma poetica in cui filosofia, ritualità e libero arbitrio si danno un appuntamento fatale.
Nella riscrittura di Ruggero Cappuccio approdiamo in un luogo della memoria sospeso nel tempo, in cui i segni incancellabili della classicità si specchiano con il clima novecentesco della psicanalisi, delle guerre, delle lotte tra popoli per il raggiungimento del potere.
La lingua che riaccende le luci dell’istinto e della ragione dei personaggi, è un italiano eroso al suo interno dal vitalismo ellenico della Sicilia e di Napoli. Gli endecasillabi e i settenari che compongono la partitura di questo Edipo, liberano una polifonia ancestrale di suoni tesi ad illuminare il dramma del re cieco attraverso una potenza sensuale oltre che cerebrale.
Il processo di conoscenza del sé racconta come tra sofferenza e bellezza esista una relazione strettissima e dice che l’arte non è fatta per guarire le ferite. Il percorso di purificazione di Edipo svela che la natura dei rapporti che l’uomo intrattiene con il proprio io, non sono di ieri o di oggi, ma di sempre.
«L’opera di Edipo a Colono di Ruggero Cappuccio potrebbe essere descritta in due parole: “disperata euforia”. Stiamo lavorando su un testo scritto secondo i dettami del genere narrativo-poetico. Attraverso il caos, la sofferenza umana cresce fino a diventare dramma delle emozioni. Questo è il percorso della nostra performance. Colui che nega a se stesso qualsiasi inutile superficialità è un uomo libero. La storia di Edipo-padre e di Ismene è un trionfo di giovinezza, di gloria dell’essere al mondo. La morte del padre è una cerimonia di cui tutti siamo testimoni. La cosa più importante, nella vita, è riuscire a vedere ciò che abbiamo intorno. Un attore sale sul palcoscenico per trovare la verità di un personaggio ed accompagnarlo sul sentiero della percezione». (Rimas Tuminas)
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