Tempo di lettura stimato: 6 minuti
Fondazione Pietà de’ Turchini
presenta
“A corde spiegate”
Prima edizione del Festival di chitarra con la direzione artistica di Edoardo Catemario
14, 15 e 16 giugno 2019
Venerdì 14 Sabato 15 ore 20.30
Domenica 16 ore 18.30
Chiesa di San Rocco a Chiaia
Riviera di Chiaia 254, Napoli
Un intero fine settimana, quello compreso tra il 14 e il 16 giugno dedicato alla chitarra per il festival dal titolo “A corde spiegate” promosso e prodotto dalla Fondazione Pietà de’ Turchini con la direzione artistica di Edoardo Catemario.
Ospiti di respiro internazionale come Ezgi Anil “Paquito”, dalla Turchia, Edin Karamazov, Croazia, artista poliedrico che spazia dalla musica barocca a quella contemporanea, che ha registrato le songs di Dowland con Sting, Edoardo Catemario, concertista internazionale e Honorary Associate della Royal Academy di Londra, in trio con Daniele Sepe ed Ilaria Capalbo, ci porteranno per mano in un viaggio attraverso mondi variegati e diversi. Si parte con il flamenco di Paquito che ha saputo combinare il folklore più puramente spagnolo con quello della sua Anatolia per poi apprezzare un concerto inusuale che combina il repertorio di musica classica di Scarlatti, Handel e Chopin nelle mani di Catemario come solista con un diverso tipo di fusion, cross over in trio con l’eclettico Daniele Sepe e la giovane Ilaria Capalbo. Chiuderà la rassegna un altro artista eclettico, Edin Karamazov, grande interprete anche del liuto barocco con un programma che include Zamboni e l’immancabile Bach.
Biglietti € nelle prevendite abituali o mezz’ora prima del concerto al bottegnino
I protagonisti:
Ezgi Anil
nato in una famiglia di musicisti a Izmir nel 1975, ha iniziato a studiare la chitarra da solo quando aveva 12 anni. Nel 1990, iniziò la sua prima formazione ufficiale sotto la guida di Ahment Seyfi Erkan.
Nel 1992, entra al Dipartimento di musica presso la Buca Education Faculty dell’Università nella classe del maestro (chitarrista classico) Mehmet Gürgün.
Durante questo periodo, ha continuato a lavorare sul flamenco e l’improvvisazione e nel 1998 è andato a Madrid per studiare con Ramon Montoya, figlio del gran maestro Ramon Montoya. Paquito è uno dei più grandi fan di Paco De Lucia e per questo i gitani granadini gli hanno dato il soprannome di “Paquito”.
Nel 1999 è uscito il suo album “Invitacion Al Flamenco”, un album di pezzi tradizionali. Nel settembre 2000, ha vinto la borsa di studio per frequentare il master presso l’Estudio Flamenco Paco Serrano di Cordoba. Nei due anni successivi ha avuto l’opportunità di lavorare con Paco Serrano, uno dei più famosi chitarristi di flamenco. Nel 2005, ha realizzato il suo secondo album “El Flamenco Brujo”, che include tutti brani scritti da lui. Subito dopo, con le orchestrazioni del compositore Musa Göçmen e le opere di Asik Veysel, opera la sintesi tra il flamenco e la musica turca dando origine a un progetto che si chiama “Flamencotolia” che è stato prodotto da “Müzik Makinas?”. Paquito si esibisce in recital e programmi solisti e, con Dogay Sarihan e Tansel Ozalp, ha fondato il “Paquito Trio”
Edoardo Catemario
Napoletano, ha intrapreso lo studio della chitarra all’età di cinque anni. Ha studiato dapprima con Salvatore Canino, poi con Pedata, Tomàs, Aruta e Maria Luisa Anido. Pianoforte e analisi con Titina De Fazio a cui deve la sua adesione alla scuola napoletana.
Chitarrista, arrangiatore, compositore e didatta di rinomanza internazionale. Uomo di cultura, musicista estremamente versatile, passa con disinvoltura dal repertorio romantico (suonato su strumenti originali) a quello barocco, al novecento storico alla musica contemporanea e d’avanguardia. Il suo repertorio include una enorme quantità di pezzi solistici, oltre che la quasi totalità del repertorio da camera e 76 concerti per chitarra ed orchestra.
Vanta al suo attivo numerosi primi premi di concorsi nazionali ed internazionali. Ha vinto, tra l’altro, il primo premio dei prestigiosissimi concorsi “Andres Segovia” di Almuñecar (Granada) nel 1991 e di Alessandria nel 1992.
Catemario si è esibito in sale simbolo della musica classica mondiale come la Grosser Saal del Wiener Musikverein, l’Auditorio Nacional e il Teatro Real di Madrid, la Hercules Saal di Monaco, la Grosser Saal della Philharmonie di Berlino, la Wigmore Hall di Londra, Bolshoi Saal della Philharmonie di San Pietroburgo, la Tchaikovsky Saal di Mosca, Carnegie Hall di New York, (idney Meir Bowl e Town Hall di Melbourne e molte altre.
La sua produzione discografica include lavori per: DECCA records, ARTS Music e Koch Schwann. Le sue registrazioni hanno vinto numerosi premi della critica fra le quali: Cinque stelle di “Musica” (Italia), Scelta del mese di CD classica (Italia), Scelta dell’editore di Guitart (Italia), Joker di Crescendo (Belgio) fra le altre…Nel Gennaio 2004 la sua incisione del Concerto n1 di Giuliani è stata allegata al BBC Music Magazine.
Edoardo Catemario è Honorary Associate della Royal Academy di Londra, onorificenza attribuita solo due volte nella storia di questa prestigiosissima accademia.
Catemario è stato fra i primi chitarristi della generazione post Segovia a suonare con strumenti antichi di alta fattura. Suona una Francisco Simplicio del 1925.
Daniele Sepe
Nasce nel quartiere Posillipo di Napoli nel 1960. A soli sedici anni, nel 1976 partecipa allo storico disco “Tammurriata dell’Alfasud” dei Zezi, gruppo operaio di Pomigliano d’Arco.
Si diploma in flauto al Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli. Dopo alcuni anni di esperienza prima come flautista classico, poi come sassofonista turnista, nel 1990 realizza il suo primo album autoprodotto: Malamusica. Nel 1993 collabora con la band napoletana 99 Posse per l’album Curre curre guagliò venendo citato nella canzone “Ripetutamente”.
I suoi album incontrano subito il parere favorevole della critica, ma è soltanto col quarto, Vite perdute (1993), realizzato dalla Polosud Records e distribuito in tutto il mondo dall’etichetta tedesca Piranha, che le vendite decollano. Sepe suona anche il sax in alcune tracce del disco Otto Quarantotto & Ventisette de Il Giardino dei Semplici, pubblicato nel 1993.
Nel 1996 pubblica Viaggi fuori dai paraggi, la sua prima antologia, con la quale ha inizio una collaborazione con il manifesto che dura sino al 2007.
Nel 1998 l’album Lavorare stanca gli frutta la targa Tenco come migliore album in dialetto.
Nello stesso anno diventa maestro concertatore alla prima edizione del festival “La Notte della Taranta” a Melpignano
Nel 1999 partecipa al progetto La notte del Dio che balla con – tra gli altri – Teresa De Sio e Vinicio Capossela.
Nel 2015 fonda il collettivo “Capitan Capitone e i fratelli della Costa” con cui pubblica due album, contemporaneamente inizia la sua collaborazione live in Napoli Trip di Stefano Bollani.
Numerose sono le sue collaborazioni con altri musicisti (La Banda Improvvisa, Ensemble Micrologus), Stefano Bollani Roberto Gatto e con registi cinematografici e teatrali (Mario Martone, Davide Ferrario, Gabriele Salvatores – Amnèsia -, Enzo D’Alò, Renato Chiocca, Terry Gilliam- “The Wolly Family”), Gianfranco Pannone, Antonietta De Lillo.
Difficile definire la sua musica, sempre in bilico tra reggae, folk, world music, jazz, rock, fusion, blues, musica classica… una sua caratteristica costante è il modo quasi “zappiano” di affrontare la scrittura e l’arrangiamento. Daniele Sepe così definisce il proprio stile: La musica è fatta di tante cose molto diverse fra di loro, è così come un regista fra loro di genere, pensa a Kubrick dall’horror alla fantascienza ad un film storico tutti fatti bene, io spero di fare cose molto diverse fra di loro e tutte fatte bene.
Ilaria Capalbo
È una contrabbassista, violoncellista e compositrice italiana con base a Stoccolma. Gli ultimi anni l’hanno vista impegnata in un’intensa attività sia concertistica che di composizione, che l’ha portata a condividere palchi di prestigio con artisti internazionali come Norma Winstone e Chihiro Yamanaka e a comporre musica per progetti propri e per istituzioni come il KMH e il Museo Nobel. Le sue composizioni sono fortemente legate alle sue radici e riflettono la volontà di creare un ponte tra i due diversi mondi musicali che abita, quello d’origine della musica classica e quello d’arrivo, il jazz. È coautrice, insieme al pianista Stefano Falcone, del disco dal titolo Invisible Atlas uscito per la Skidoo Records nell’autunno 2017.
Edin Karamazov
Nato nel 1965 a Zenica, in Bosnia ed Erzegovina, protetto da Sergiu Celibidache, ha iniziato la sua carriera musicale come chitarrista classico prima di prendere il liuto barocco, che ha studiato con Hopkinson Smith alla Schola Cantorum Basiliensis a Basilea, in Svizzera.
Karamazov ha fatto il suo debutto da solista come liutista nel 1998, intervenendo all’ultimo minuto per il leggendario Julian Bream. Da allora si è affermato come uno degli esecutori più eccitanti e carismatici di oggi del liuto. Le sue elettrizzanti esibizioni virtuosistiche su liuto e chitarra, con un repertorio che spazia dai classici del XVI secolo alla musica di oggi, hanno raccolto recensioni entusiastiche e apprezzamenti senza precedenti in Europa e in America. Come solista ha suonato e registrato con importanti ensemble e artisti di musica antica internazionale tra cui l’Hilliard Ensemble, Hespèrion XX, Andreas Scholl e Sting. Interprete e maestro esperto in numerosi strumenti a corde precoce e contemporanei, l’eccezionale artista recital Edin Karamazov è apparso in numerosi luoghi importanti, tra cui l’Amsterdam Concertgebouw, la Wigmore Hall di Londra, la Philharmonie di Berlino e la Konzerthaus di Vienna, tra molti altri. Guardando indietro ai suoi primi giorni, continua a divertirsi con spettacoli estemporanei per la strada.
La sua discografia per Decca include i CD A Musicall Banquet – una raccolta di canzoni di liuto con Andreas Scholl e Wayfaring Stranger – canzoni popolari con Andreas Scholl. L’album di successo Songs from the Labyrinth with Sting, pubblicato su Deutsche Grammophon, non solo ha fatto di lui un nome familiare ben oltre i confini del mondo della musica antica, ma ha anche lanciato un nuovo “rinascimento dei liuto” per il 21 ° secolo. La sua ultima registrazione per Decca è stata rilasciata con grande successo: The Lute is a Song comprende opere soliste di JS Bach, Leo Brouwer, Zamboni e Domeniconi, nonché arie di Handel con Andreas Scholl, Purcell con Renée Fleming, una canzone tradizionale macedone con Il cantante e compositore macedone Kaliopi e un lavoro di e con Sting.
Edin Karamazov suona diversi strumenti a pizzico di varie culture ed epoche e rimane impegnato a esplorare l’uso dei liuti nella musica moderna e nei contesti di improvvisazione contemporanea. Oltre alla sua carriera da solista, si diverte ad accompagnare cantanti in diversi stili e sfondi.
Gran Galà del “Festival del Teatro Amatoriale”, dedicato alla memoria di Anna Campori, il 19 giugno 2019 al Teatro Totò di Napoli
Presentata la stagione teatrale 2019/2020 del Teatro Nuovo di Napoli