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Piccolo Bellini, dal 26 al 31 marzo
Ritratto di donna araba che guarda il mare
di Davide Carnevali
regia Claudio Autellitesto vincitore del 52° Premio Riccione per il Teatro
con Alice Conti, Michele Di Giacomo, Giacomo Ferraù, Giulia Viana
scene e costumi Maria Paola Di Francesco
suono Gianluca Agostini
luci Marco D’Andreaproduzione LAB121 in coproduzione con Riccione Teatro
con il sostegno di Next/laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo
in collaborazione con Teatro San Teodoro Cantu’spettacolo selezionato L’Italia dei Visionari – Teatro Faraggiana di Novara
Ritratto di donna araba che guarda il mare è un testo sulla condizione della donna e sul potere dell’uomo. Una lotta verbale che genera distanza e alimenta incomprensioni. Una riflessione non scontata su migrazione e scontri tra culture, e allo stesso tempo un’esplorazione della possibilità del tragico nella contemporaneità.
Davide Carnevali, autore teatrale tra i più apprezzati, specialmente all’estero, con Ritratto di donna araba che guarda il mare vince nel 2013 il Premio Riccione per il Teatro. Quello di Carnevali è un testo fortemente allegorico. L’uomo europeo e la donna araba portano con loro i valori di culture differenti, di popoli per sensibilità lontani tra loro, ma accomunati dal fatto di affacciarsi sul Mediterraneo. Culla dell’Europa e allo stesso tempo campo di conquista: militare, politica ed economica da parte dell’occidente.
Un europeo, un turista, in una città senza nome del Nordafrica incontra una giovane donna una sera al tramonto davanti al mare. Questa fotografia o meglio questo disegno tratteggiato in fretta, è il principio della storia. Dieci frammenti, dieci istantanee che, nella loro sospensione, ricordano certe visioni del pittore Edward Hopper. Attraverso il susseguirsi degli incontri di queste due figure tra le strade della vecchia città, permane la sensazione di una sospensione del tempo. Esso è scandito non dall’orologio ma dai movimenti della parola. Una parola sempre sfuggente, precaria, ambigua che tenta di farsi ponte tra culture tra loro lontane. Si procede per associazioni, contrasti e come un puzzle, pezzo dopo pezzo si intravede il disegno finale.
Per l’autore, la parola teatrale non soggiace all’interpretazione quotidiana. La parola contiene diverse possibilità, diverse interpretazioni. Lo spazio ideato dal regista Claudio Autelli crea un alfabeto originale dove far risuonare in tutta la sua ambiguità la storia tra l’uomo e la donna, tra l’uomo e la gente della città vecchia. Esiste un quinto personaggio che contiene tutti gli altri: la città. Essa è la piattaforma sulla quale costruire il loro gioco, dentro la quale, l’europeo intraprenderà un viaggio che lo costringerà a ingaggiare un corpo a corpo con la propria coscienza.Piccolo Bellini, dal 26 al 31 marzo
Orari: feriali ore 21:15, giovedì ore 19:00, domenica ore 18:30
Prezzi: 18€ intero, 15€ ridotto, 10€ Under29 Durata: 85 min
RITRATTO DI DONNA ARABA CHE GUARDA IL MARE
testo vincitore del 52° Premio Riccione per il Teatro
di Davide Carnevali
regia Claudio Autelli
con Alice Conti, Michele Di Giacomo, Giacomo Ferraù, Giulia Viana
scene e costumi Maria Paola Di Francesco
suono Gianluca Agostini
luci Marco D’Andrea
responsabile tecnico Stefano Capra
organizzazione Camilla Galloni e Carolina Pedrizzetti
distribuzione Monica Giacchetto
ufficio stampa e comunicazione Cristina Pileggi
assistente alla regia Marco Fragnelli
produzione LAB121
in coproduzione con Riccione Teatro
con il sostegno di Next/laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo
in collaborazione con Teatro San Teodoro Cantù
Ritratto di donna araba che guarda il mare è un testo sulla condizione della donna e sul potere dell’uomo. Una lotta verbale che genera distanza e alimenta incomprensioni. Una riflessione non scontata su migrazione e scontri tra culture, e allo stesso tempo un’esplorazione della possibilità del tragico nella contemporaneità.
Davide Carnevali, autore teatrale tra i più apprezzati, specialmente all’estero, con Ritratto di donna araba che guarda il mare vince nel 2013 il Premio Riccione per il Teatro.
Quello di Carnevali è un testo fortemente allegorico.
L’uomo europeo e la donna araba portano con loro i valori di culture differenti, di popoli per sensibilità lontani tra loro, ma accomunati dal fatto di affacciarsi sul Mediterraneo.
Culla dell’Europa e allo stesso tempo campo di conquista: militare, politica ed economica da parte dell’occidente.
Un europeo, un turista, in una città senza nome del Nordafrica incontra una giovane donna una sera al tramonto davanti al mare. Questa fotografia o meglio questo disegno tratteggiato in fretta, è il principio della storia. Dieci frammenti, dieci istantanee che, nella loro sospensione, ricordano certe visioni del pittore Edward Hopper.
Attraverso il susseguirsi degli incontri di queste due figure tra le strade della vecchia città, permane la sensazione di una sospensione del tempo. Esso è scandito non dall’orologio ma dai movimenti della parola. Una parola sempre sfuggente, precaria, ambigua che tenta di farsi ponte tra culture tra loro lontane. Si procede per associazioni, contrasti e come un puzzle, pezzo dopo pezzo si intravede il disegno finale.
Per l’autore, la parola teatrale non soggiace all’interpretazione quotidiana. La parola contiene diverse possibilità, diverse interpretazioni.
Lo spazio crea un alfabeto originale dove far risuonare in tutta la sua ambiguità la storia tra l’uomo e la donna, tra l’uomo e la gente della città vecchia. Esiste un quinto personaggio che contiene tutti gli altri: la città.
Essa è la piattaforma sulla quale costruire il loro gioco, dentro la quale, l’europeo intraprenderà un viaggio che lo costringerà a ingaggiare un corpo a corpo con la propria coscienza.
durata dello spettacolo: 85 minuti
promo al link
www.vimeo.com/208526287
ESTRATTI DALLA RASSEGNA STAMPA
[…] Impastato di freddezza e sensualità, nutrito di un sentimento tragico del reale e percorso da un linguaggio dalla elegante e tersa geometria (con evocative ripetizioni stilistiche, variazioni e nuance), il raffinato e personalissimo sguardo dell’autore, che si serve di una visionarietà vivida e capace di dare consistenza teatrale alla narrazione, si posa sull’immedicabile distanza che ostacola ogni possibilità d’incontro tra esseri umani, per poi raggelarsi in un finale dalla apparente quiete, insieme funerea e rassicurante («Niente. Non è successo niente»).
Dalla motivazione della giuria del Premio Riccione
Il testo, intelligente e ben scritto, pone l’accento sulla diversità di culture e la difficoltà di comunicazione, nessuno sembra in grado di spostare se stesso dalle proprie certezze, dalla propria visione del mondo. […] Autelli pone gli attori seduti intorno a un plastico di una città mediorientale che ripreso da una telecamera da angolazioni diverse, prietta su uno schermo sul fondo ambienti differenti popolati dai personaggi. Una buona scelta che sembra catturare l’immobilismo nascosto di questa corsa verso l’altro. Una corsa sul posto.
Magda Poli – Corriere della Sera
[…] L’ambiguità permea in profondità la scrittura di questa pièce di Davide Carnevali, ne riflette la sostanza più autentica. Quelle situazioni dai contorni indefiniti, quelle conversazioni che assumono di continuo contenuti diversi a seconda di chi parla e di chi ascolta, sono per l’autore la metafora di una distanza più assoluta: sono la cifra di un’incapacità di comunicare fra popoli diversi […]
La raffinata regia di Claudio Autelli prolunga questa dimensione mentale del testo ambientandone gli sviluppi in una sorta di città-miraggio, un ambiente urbano in miniatura ricostruito su un tavolino al centro della ribalta, con modellini di edifici che vengono ripresi da una videocamera e proiettati su uno schermo. […] Gli attori, disposti attorno al tavolino, danno vita con bella intensità a un’azione immobile, che si sviluppa unicamente attraverso il concatenarsi evocativo delle parole.
Ne deriva una parabola tesa, inquietante, uno spietato teorema esistenziale che si trasforma in un pungente monito a guardarsi da generalizzazioni e luoghi comuni.
[…] Lo spettacolo mi è piaciuto per l’atmosfera sospesa, per l’abile tecnica compositiva che alterna di continuo la forma drammatica a quella narrativa, lo scambio verbale fra i personaggi e la mera descrizione di ciò che fanno o intendono fare..
[…] colpiscono il dosaggio sapiente di pause, ripetizioni, prospettive incrociate, la non indulgenza al sentimentalismo, la dimensione mediterranea ma come raggelata a temperature nordiche. La regia di Autelli ne asseconda la struttura formale con un impianto volutamente statico. A muoversi sono soprattutto le parole e le loro traiettorie ambigue dentro geometrie impreviste dove la stessa frase cambia di segno a seconda del personaggio che la pronuncia. Misurati e consapevoli, gli attori dicono battute e didascalie, mentre il modellino in scala della città ripreso da una telecamera precipita lo spettatore in un’ipnotica illusione visiva. Tutto tenuto a distanza, eppure perturbante..
Sara Chiappori – La Repubblica
[…] Prima che sui dissapori politici, e sulle retoriche della migrazione, il testo è una riflessione sulle aporie della comunicazione. E allora eccola, la novità del testo: non la frantumazione della scrittura come negli altri lavori di Carnevali, ma la dissezione del segno linguistico, la relazione ondivaga tra il significato e il significante e tra questi e l’azione.
Giallo epistemologico, il Ritratto vive nella valenza polisemica della parola. Nella versione scenica, Claudio Autelli è abile a cogliere questo elemento. A isolarlo e a restituirlo moltiplicato. Perché, come la parola, anche la scena è giocata sull’ambiguità: è realtà, il modellino di un’indefinita città nordafricana, ma è anche mistificazione, si manifesta per il tramite della telecamera, principio linguistico, in cui l’inquadratura stabilisce gerarchie, giustapposizioni, censure. Lo stesso per la luce: il principio dialettico luce/ombra assolve a una funzione politica, soggettivizza ciò che decreta il potere e, nel finale, addirittura riduce a silhouette il momento dello scontro, lasciandolo all’immaginazione. In questo universo magmatico, che certo risente di Koltès e Camus, sono bravi gli attori a muoversi. Restituiscono quella giusta dose di carnalità, verità, che impedisce al gioco intellettuale di avvitarsi su se stesso, orientando la pièce su di un giusto equilibrio, che seduce e affascina. Un piccolo, interessante miracolo, che vale la pena seguire.
[…] uno spettacolo di originale fattura, che ti apre dubbi e domande che hai dentro e allo stesso tempo sono il fulcro di un mondo in continua ebollizione. […] La bella regia di Claudio Autelli porta in scena questo testo di Carnevali, per nulla buonista, che scava in mondi in cui ognuno coltiva i propri desideri e le rispettive incontrovertibili ragioni. E lo fa in maniera semplice e complessa allo stesso tempo, attraverso un raffinato continuo gioco a rimpiattino tra luce e attori. […] Aiutato in modo perfetto da Alice Conti, Michele Di Giacomo, Giacomo Ferraù e Giulia Viana, lo spettacolo afferra per la mente e per il cuore lo spettatore e lo porta a considerare in modo diverso una realtà che invece pareva di conoscere alla perfezione.
Convince senza riserve Ritratto di donna araba che guarda il mare. […] ll cast diretto in modo saldo e creativo da Claudio Autelli, che ha concepito la messinscena come un sovrapporsi di piani, un continuo entrare e uscire labirintico dalle menti dei personaggi, dagli ambienti in cui si svolgono i fatti. La narrazione si snoda infatti tra dialoghi e didascalie, con l’imprescindibile ausilio di un plastico in scala che, ripreso da una telecamera, offre a chi guarda l’illusione di entrare nella scena, di poter scrutare le stanze chiuse o di spingere lo sguardo, a volo d’uccello, lungo una spiaggia battuta dal vento e dal mare. […] Molti e meritati gli applausi, per un bell’esempio di nuova drammaturgia, capace di analizzare temi dell’oggi, ma anche di trovare efficaci e originali soluzioni formali, tra tradizione e innovazione.
Al via “Quelli che la Danza 2019”, dal 27 marzo 2019 al Teatro Nuovo di Napoli
Dal 27 marzo la XXI edizione dei Concerti di Primavera alla Chiesa Luterana di Napoli