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Mercoledì 20 marzo 2019, Teatro Nuovo di Napoli

Regina Madre di Manlio Santanelli

Carlo Cerciello porta in scena la sua lettura di un autentico gioiello di Manlio Santanelli, opera del 1984, definita al suo debutto da Eugène Ionesco ‘éxtraordinaire’

Sarà in scena al Teatro Nuovo di Napoli, da mercoledì 20 marzo 2019 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 24), Regina Madre, tra i testi più importanti di Manlio Santanelli, proposto nella lettura di Carlo Cerciello, che interviene in parte anche nell’adattamento del testo, e interpretato da Fausto Russo Alesi e Imma Villa.

Con questo allestimento, che arriva dopo la positiva accoglienza di critica e pubblico ottenuta per Scannasurice e Bordello di mare con città di Enzo Moscato, la Elledieffe e Carlo Cercielloproseguono il lavoro dedicato alla drammaturgia contemporanea italiana con la messa in scena di un altro gioiello.

Regina Madre prende le mosse da un classico ‘ritorno a casa’. Alfredo, grigio cinquantenne segnato dal fallimento si presenta a casa della madre, Regina, dichiarandosi deciso a rimanervi, per assisterla o morire ai suoi piedi. Ma la vecchia signora, seppure affetta da ogni specie d’infermità, appartiene alla categoria delle matriarche indistruttibili. Tra i due personaggi in scena s’instaura così un teso duello, condotto mediante uno scambio ininterrotto di ricatti e ritorsioni, di menzogne e affabulazioni da cui scaturisce un duello psicologico combattuto con l’arma micidiale della parola.

Un dramma profondamente ambiguo, ambientato in un luogo della mente dove prende vita un vero e proprio scontro generazionale.

Il continuo ricorrere dei personaggi alla bugia, il continuo oscillare tra verità e finzione, sono segni inconfondibili del testo sviluppati nella messinscena, per dichiarare da un lato il fascino dell’esercizio del potere e, dall’altro, l’incapacità di crescere, di diventare adulti e di liberarsi definitivamente della figura materna.

“In Regina Madre – così il regista in una nota – si ha subito l’impressione che il personaggio della Madre sia in realtà lo specchio, o meglio, la proiezione della sofferenza che attanaglia il Figlio, condizionandone profondamente l’esistenza; Santanelli, accomuna al medesimo destino fallimentare Alfredo e la sorella Lisa, assente nell’opera, ma continuamente citata. Questo gioco al massacro, dunque, infantilmente agito e subìto, mi ha suggerito di mettere in scena il testo, dando concretezza al rituale onirico e psicologico di due fratelli alle prese con il fantasma della Madre”.

Regina Madre è un progetto di messa in scena fortemente voluto e condiviso da Cerciello, Russo Alesi e Villa che, dopo aver lavorato insieme, due anni fa, nella fortunata edizione della Fedra di Seneca al Teatro Greco di Siracusa, si sono ritrovati, oggi, nuovamente impegnati in una prova complessa.

L’allestimento si avvale delle scene a cura di Roberto Crea, le musiche di Paolo Coletta, i costumi di Daniela Ciancio, le luci di Cesare Accetta.

Regina Madre di Manlio Santanelli

20>24 marzo 2019 @ Teatro Nuovo Napoli

Inizio spettacoli ore 21.00 (mercoledì, giovedì), ore 18.30 (venerdì e domenica), ore 19.00 (sabato)

Info e prenotazioni al numero 0814976267email botteghino@teatronuovonapoli.it

Da mercoledì 20 a domenica 24 marzo 2019

Napoli, Teatro Nuovo

Elledieffe e Teatro Elicantropo

presentano

Regina Madre

di Manlio Santanelli

con

Fausto Russo Alesi, Imma Villa

scene Roberto Crea

costumi Daniela Ciancio

musiche Paolo Coletta

luci Cesare Accetta

aiuto regia Walter Cerrotta

regia Carlo Cerciello

durata della rappresentazione 90’, senza intervallo

“Una commedia di volta in volta avvincente, tragica, divertente e acuta”, secondo il giudizio che sul testo Eugène Ionesco espresse trent’anni fa in un suo articolo su Le Figaro, definendola alfine ‘éxtraordinaire’. Scritta nel 1984 può essere considerata oggi, a tutti gli effetti, un classico e come tale viene riletta da Carlo Cerciello, che interviene in parte anche nell’adattamento del testo.

CARLO CERCIELLO

Regista e attore di teatro, cinema, televisione, radio. È stato diretto – tra gli altri – da Francesco Rosi, Francesca Comencini e Armando Pugliese. Attivo dagli anni ’70, ha dedicato gran parte del suo lavoro di regista alla drammaturgia contemporanea italiana ed europea, mettendo in scena – solo per fare alcuni esempi – testi di Enzo Moscato, Mimmo Borrelli, Fausto Paravidino, Bertold Brecht, Heiner Müller, Thomas Bernhard. Ha ottenuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti, tra i quali ricordiamo il Premio Giuseppe Bartolucci nel 2001 per l’attività creativa e pedagogica che svolge al Teatro Elicantropo, piccolo ma combattivo spazio nel cuore del centro storico napoletano che, da oltre vent’anni, anima e dirige con passione, il Premio Eti nel 2008 per Nzularchia di Borrelli e il Premio della Critica ANCT 2015 per Scannasurice di Moscato. All’Elicantropo conduce inoltre un laboratorio teatrale rivolto a giovani attori, proponendo loro un articolato percorso artistico-formativo, arricchito da esperienze seminariali e pratiche sul palcoscenico.

FAUSTO RUSSO ALESI

Diplomato alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, è oggi uno degli attori più interessanti della sua generazione. Più volte protagonista di spettacoli con Luca Ronconi, ha lavorato tra gli altri, con Roberto Andò, Carlo Cerciello, Gigi Dall’Aglio, Martin Kusej, Valter Malosti, Eimuntas Nekrosius, Peter Stein, Carmelo Rifici, Serena Sinigaglia, Gabriele Vacis. Tanti i ruoli nei quali si è distinto per le notevoli capacità interpretative grazie alle quali ha ottenuto numerosi premi. Per citarne solo alcuni, il Premio della Critica Italiana, il Premio E.T.I. per il Grigio di Giorgio Gaber e i tre Premi Ubu ottenuti per l’interpretazione di Kostja ne Il Gabbiano diretto da Nekrosius e Natura morta in un fosso diretto dalla Sinigaglia, per quella di Bottom ne Il Sogno di una notte di mezza estate per la regia di Ronconi e Kirillov nei Demoni regia di Stein e, infine, per Santa Giovanna dei Macelli sempre regia di Ronconi. Nel 2012 ha realizzato, diretto e adattato un’originale e apprezzata versione di Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo, della quale era l’unico interprete. Tra le sue regie ancora come unico interprete: 20 Novembre di Lars Noren e Cuore di Cactus di Antonio Calabrò. Al cinema è stato diretto, oltre che da Marco Bellocchio, tra gli altri, da Roberto Andò, Sergio Castellitto, Saverio Costanzo, Marco Tullio Giordana, Carlo Mazzacurati, Mario Monicelli, Andrea Segre, Silvio Soldini e Marco Turco.

IMMA VILLA

Attrice eclettica di indiscusso talento. Fondatrice, insieme al regista Carlo Cerciello, del Teatro Elicantropo di Napoli. È stata diretta, tra gli altri, da Carlo Cerciello, Walter Manfrè, Enzo Moscato, Armando Pugliese, Antonio Sinagra. Ha ricevuto, per le sue interpretazioni, numerosi premi: nel 2017 il Premio le Maschere del Teatro come miglior interprete di monologo in Scannasurice di Enzo Moscato, regia di Carlo Cerciello; nel 2013 il Premio della Critica Italiana per il suo percorso artistico e l’interpretazione in La Madre di Bertolt Brecht e nel 2015 il Premio della Critica Italiana ancora per Scannasurice, diventato ormai un vero e proprio cult teatrale. Nel 2016, sempre diretta da Cerciello, ha interpretato una lodatissima Fedra in scena al Teatro Antico di Siracusa. Al cinema ha lavorato con Antonio Capuano, Saverio Costanzo, Antonietta De Lillo, i fratelli Frazzi.

Dalla rassegna stampa

Al Nuovo, il testo di Santanelli viene ben considerato un classico, e il confronto alienato tra una matriarca e un figlio fallimentare che torna a farla compagnia dopo insuccessi coniugali e professionali, è inizialmente rispettato da Cerciello che apporta poi un bel contemporaneo spostamento della visuale. In una scena che colloca la regressione dell’uomo in un’enorme stanza da letto per bambini, con culla in cima alla quale agiscono un perfettamente introverso Fausto Russo Alesi e un’anagraficamente eclettica Imma Villa, si frappongono le novità.

Rodolfo di Giammarco, La Repubblica

Al Teatro Nuovo nei quartieri spagnoli l’allestimento estroso e innovativo di Carlo Cerciello accentua il lato simbolico, onirico della partitura, a partire dall’aspetto della madre, una energica Imma Villa che richiamando la Madonna nella più celebre pietà di Michelangelo appare più giovane dell’amaro appassionato Fausto Russo Alesi come suo figlio. I due si scontrano su un alto ring rettangolare (scene di Roberto Crea) che riproduce un gigantesco lettuccio da bambino, le cui sbarre gli stessi belligeranti aggiungono durante le schermaglie, completando l’aspetto di cella di carcere che il giaciglio forse aveva per il suo piccolo ospite.

Masolino D’Amico, La Stampa

Uno dei testi più rappresentati di Manlio Santanelli; l’abbiamo incontrato con differenti regie e temperature d’emozione. La “Regina Madre” affidata ad Imma Villa ancora una volta in bella prova d’attrice ed a Fausto Russo Alesi, sempre d’intelligente acutezza d’attore, raddoppia non senza audacia d’invenzione gli spazi fisici e metafisici dilatando le ansie di un gioco incattivito di affetti e dispetti domestici.

Giulio Baffi, La Repubblica.it

Ecco un grande letto che occupa quasi per intero il palcoscenico. Lì sopra sembrano naturalmente piccini i due protagonisti, impegnati all’apparenza in una battaglia per la propria sopravvivenza. La madre del titolo, regina di nome e di fatto del mondo fittizio costruito intorno al ricordo del marito morto. E il figlio cinquantenne che nel fallimento personale ha costruito la propria forse inconsapevole ribellione alla matriarca. E sono bravissimi Fausto Russo Alesi e Imma Villa in quel loro giocare di velocità fra la tenerezza repressa e una comicità atroce, mentre vanno piantando tutt’intorno un poco per volta le sponde fragorose che li imprigionano.

Gianni Manzella, Il Manifesto

La scelta di Cerciello è dunque dichiaratamente antinaturalistica: anche gli oggetti di scena sono immaginari oppure svolgono funzioni diverse (la penna di Alfredo che diventa siringhe e contagocce), e gli stessi personaggi finiscono per cambiare i ruoli, per cui l’Alfredo prende le sembianze della madre e la madre quelle della figlia, in un fluido scambio identitario che vuole sottolineare la dimensione tutta mentale, perfino allucinatoria, di questo confronto con il materno. (…) Bravissimi i due attori: Russo Alesi tratteggia un personaggio nevrotico fin quasi alla schizofrenia e la Villa impersona con energico mimetismo una madre grottesca e implacabile.

Fabrizio Coscia, Il Mattino