Di: Sergio Palumbo
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Alzi la mano chi non conosce “La banda degli onesti”, il celebre film con Totò e Peppino De Filippo che, per le ristrettezze economiche, si improvvisavano falsari. Gli adattamenti teatrali di film famosi sono sempre più all’ordine del giorno nei teatri italiani, ma “Gli onesti della banda” più che un adattamento è una vera e propria riscrittura: della sceneggiatura originaria di Age e Scarpelli restano solo lo spunto di partenza ed i personaggi principali, ma per il resto il testo di Diego De Silva e Giuseppe Miale Di Mauro (che ne firma anche la regia) è qualcosa di completamente nuovo.
Le ristrettezze economiche ci sono sempre, ma i tempi sono profondamente mutati ed oggi in portineria ci troviamo un laureato in Filosofia, Tonino (Adriano Pantaleo), con il sogno di completare e pubblicare il suo “romanzo di introspezione”, con la conturbante moglie Angela (Maria Chiara Centorami) sempre più insofferente e distante. In un’epoca in cui si può stampare tutto comodamente a casa o dove su Internet si trovano biglietti da visita a prezzi stracciati, per portare avanti la tipografia ereditata dal padre, il povero Peppino (Giuseppe Gaudino) deve indebitarsi per comprare nuovi macchinari e pensare a rinnovare la propria offerta di servizi con consulenze di marketing (peccato, però, che non conosca neanche la parola). Ad aiutarlo in tipografia, la sorella Giulia (Luana Pantaleo), sull’orlo di una crisi di nervi e promessa sposa del fratello di Tonino, Michele (Ivan Castiglione), di professione finanziere. Ai nostri tempi non stupisce, poi, che il ragioniere Casoria (Francesco Di Leva), sia un intrallazzatore sgrammaticato conciato come Cetto Laqualunque, né che Peppino sia taglieggiato da un usuraio falso invalido, interpretato con esperienza da Ernesto Mahieux.
Coerenti con il testo sono le scene di Luigi Ferrigno, che mostrano l’interno della portineria e della tipografia, realizzate come due gabbie metalliche arrugginite, a voler rimarcare una decadenza dei tempi che corrode e imprigiona chi vive in quest’epoca.
Uno spettacolo gustoso ed esilarante, messo in scena da un ottimo cast perfettamente affiatato e con una regia dai ritmi serrati, in un susseguirsi di situazioni comiche, fino ad arrivare ad un finale più serio, che, se da un lato lascia intravedere degli spiragli di speranza nelle ultime battute dei due protagonisti, dall’altro lascia l’amaro in bocca per i giudizi su loro espressi dai restanti personaggi, specchio di una corruzione morale e materiale che dilaga e di marciume che sempre più pervade la società odierna.
“Gli onesti della banda” sarà in scena al Teatro Diana di Napoli fino al 3 marzo 2019.
Link: il sito del Teatro Diana di Napoli – www.teatrodiana.it
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