Di: Maresa Galli
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“Per me è un sogno che si avvera. Inseguivo questo momento dal 1980, quando uscì il mio LP su Peter, o forse ancora prima, da quando avevo sei anni e i miei genitori mi portarono a vedere il film della Disney. Quando misi in musica la fiaba di Pinocchio, parlo del 1977, e di “Burattino senza fili”, credevo che sarebbe stato facile trasformarlo in Musical. Lo credevo anche con la favola inglese “Sono solo canzonette”, poi con la favola tedesca del pifferaio magico di “È arrivato un bastimento. Oggi “Peter Pan il Musical” è una realtà, continua con successo le sue repliche nei teatri Italiani. Io però, che non smetto mai di sognare, insieme a Jono Manson (cantautore americano) ho adattato le canzoni alla lingua inglese e sono al lavoro per portare il mio Peter Pan in giro per il mondo.” Così dice Edoardo Bennato a proposito di “Peter Pan forever”, il musical approdato con successo all’Augusteo, in scena fino a domenica 17 febbraio, e costruito intorno alle canzoni del concept-album “Sono solo canzonette”, che ha debuttato in Italia nel 2006 e continua a riscuotere ampi consensi. Lo spettacolo, prodotto da Show Bees e NewStep, si avvale dell’ottima regia di Maurizio Colombi e di un affiatato cast: Carlotta Sibilla nel ruolo di Peter Pan, Martha Rossi interpreta Wendy, Emiliano Geppetti Capitan Uncino e Jacopo Pelliccia Spugna. Da “Peter e Wendy”, romanzo scritto da James Matthew Barrie nel 1911 ai testi fiabeschi e poetici di Edoardo Bennato c’è un unico leit motiv: la magia dei sogni intatti dell’infanzia destinati a sgretolarsi nell’età adulta. Una grande metafora, un lavoro che offre diversi piani di lettura. Uniscono i momenti ormai celebri della storia i capolavori rock di Bennato, da “Sono solo canzonette” e “Abbi dubbi”: “Il rock di Capitan Uncino”; “Ma che sarà…”, “Rockoccodrillo”, “La fata”; “L’isola che non c’è”, “Viva la mamma”. Lo spettacolo, dalle scene capaci di riprodurre le magiche atmosfere del romanzo, è intercalato da videoproiezioni. I personaggi Wendy, Trilly e Giglio Tigrato incantano con la loro bontà e generosità, mentre Capitan Uncino e Spugna sono i cattivi (ma non troppo) della storia, destinati a scontrarsi con il mondo di Peter, eterno fanciullo che si rifiuta di diventare adulto. Attraversa il teatro anche il coccodrillo che un giorno divorò la mano di Uncino nello stupore dei piccini che partecipano alla fiaba. Bravi tutti i “lost children”, i bambini sperduti, i genitori di Wendy, la ciurma di Capitan Uncino, tutto il cast che canta, danza, diverte il pubblico lasciando tutti con la riflessione che solo chi crede nella magia dell’infanzia potrà trovare l’isola che non c’è. Gran finale con il ritorno a casa di Wendy e dei fratelli con i genitori che adottano tutti i “lost children”. Uno spettacolo entusiasmante, ben costruito sul magnifico rock di Bennato che con le sue favole in musica esorta a lottare contro il potere e affinché ciascuno possa sempre realizzare i propri sogni. È da apprezzare che i bambini oggi possano godere di un musical costruito sulle canzoni di un grande cantautore. Anticipatore, visionario, dalla verve incontenibile, irriguardoso, Bennato ha messo, con il suo solido ‘n’r, le sue ballate e la bella melodia, alla berlina il potere e le sue manifestazioni. Grandi metafore, oggi ancora valide. E intanto fervono i preparativi del nuovo musical “Burattino senza fili”, dal titolo dell’album del ’77 del cantautore che per l’occasione ha immaginato anche brani inediti.
“A Number”, di Caryl Churchill, dal 14 al 17 febbraio 2019 al Teatro Elicantropo di Napoli
Recensione di “Pagliacci”, di Ruggiero Leoncavallo, al Teatro San Carlo di Napoli