Di: Sergio Palumbo
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Sono passati settant’anni da quando George Orwell scrisse 1984, profetizzando un universo distopico in cui la Terra era divisa in tre grandi potenze totalitarie in perenne guerra tra loro ed una di esse, l’Oceania, era governata da un partito unico con a capo il Grande Fratello. I dissidenti erano scovati e convertiti dalla Psicopolizia e l’unica forma di pensiero ammissibile era il “bipensiero” (meccanismo psicologico che consente di credere sia in un’idea che nel suo opposto), mentre la lingua di trasformava in una “neolingua”, con pochi concetti elementari in modo da rendere impossibile il pensiero critico.
Nella nostra epoca, in cui i social media influenzano sempre più il modo di pensare e perfino i sentimenti delle persone, in cui l’hate speech è sempre più diffuso (come non pensare ai “Due Minuti d’Odio” orwelliani) e le persone tendono sempre più ad unirsi solo con coloro i quali la pensano al loro stesso modo, in cui la diffidenza e la paura dello straniero diventa slogan politico, l’attualità del romanzo di Orwell si avverte in tutta la sua potenza profetica.
L’adattamento del testo di Orwell, a cura del regista Matthew Lenton e di Martina Folena, estrae dal romanzo gli elementi più significativi per ricalcare con buona fedeltà la trama. La saggia scelta di introdurre la figura del narratore, affidato ad una magistrale Nicole Guerzoni, consente di ottenere una sostanziale continuità nell’alternarsi dei diversi piani temporali e spaziali, scenicamente rappresentato con l’attivazione di cornici luminose a diverse profondità e segnalati con l’accensione di accecanti neon e suoni di grande impatto (un plauso particolare va alle luci curate da Orlando Bolognesi ed all’ottimo disegno sonoro di Mark Melville). Lenton non risparmia allo spettatore nulla dell’orrore delle torture inflitte a Winston dopo la cattura da parte della Psicopolizia e lascia ad un sonoro agghiacciante, tra le urla raccapriccianti di Winston, la descrizione di ciò che accade nella stanza 101. La regia di Lenton è abilissima nel mettere in risalto gli elementi di più sconcertante attualità del romanzo di Orwell e proprio per questo sembra pleonastico il prologo costituito da un finto dibattito iniziale in cui gli attori discutono tra loro degli elementi del libro riscontrabili nella società odierna.
Lenton può contare su un cast di attori giovani e talentuosi, dove spiccano le ottime prove attoriali di Luca Carboni nel ruolo di Winston e di Mariano Pirrello (O’Brien). Efficaci anche Stefano Agostino Moretti (Parsons), Aurora Peres (Julia), Andrea Volpetti (Syme) ed Eleonora Giovanardi, che interpreta il ruolo di Charrington (qui trasposto al femminile, ma senza impatti sensibili sulla narrazione).
“1984” sarà in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 2 dicembre 2018.
Link: il sito del Teatro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it
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