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Mercoledì 24 ottobre 2018, Teatro Nuovo di Napoli

Muhammad Ali di Pino Carbone e Francesco Di Leva

Attore e regista si confrontano, in scena, con il senso dell’impossibile

e della sfida, traendo ispirazione dal corpo dell’indimenticabile pugile

Dopo il debutto nella scorsa edizione del Napoli Teatro Festival, Francesco Di Leva torna a vestire i panni del celebre pugile statunitense Cassius Marcellus Clay Jr. nello spettacolo Muhammad Ali, ideato con Pino Carbone, che ne cura la regia, in scena da mercoledì 24 ottobre 2018 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 28) al Teatro Nuovo di Napoli.

Presentato da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, l’allestimento, con la drammaturgia di Linda Dalisi, nasce dalla passione per il pugile statunitense da parte dell’attore partenopeo, cui, spesso, si è ispirato per l’interpretazione dei suoi personaggi teatrali.

“Ho lottato contro un coccodrillo, ho lottato con una balena, ho ammanettato i lampi, sbattuto in galera i tuoni. L’altra settimana ho ammazzato una roccia, ferito una pietra, spedito all’ospedale un mattone. Io mando in tilt la medicina”.

Parole di Muhammad Ali, il più grande boxeur della storia. Un uomo che si fece cambiare il nome, “perché Cassius Clay è un nome da schiavo”, e, come Ali, conquistò il mondo, vincendo sul ring tutto quello che c’era da vincere.

Un ragazzo dalla pelle nera che si rifiutò di andare a combattere in Vietnam, e che per questo finì in prigione. Un attivista che, nel suo un inglese strano, imperfetto, magnifico, difese fino all’ultimo giorno della sua vita i diritti dei black.

Lo spettacolo prova a portare in scena le sue parole, mai dette a caso, veloci, pesanti, leggere, fondamentali, così come si “analizza” ogni aspetto della sua vita: il privato, il pubblico, la sicurezza, il carisma.

“Abbiamo immaginato – chiariscono Francesco Di leva e Pino Carbone – di scomporre il suo corpo, pezzo per pezzo, con la stessa attenzione che richiede l’osservazione dell’avversario prima di un incontro. Con lo stesso interesse che merita il vincitore dopo un incontro, accostando a ogni pezzo del suo corpo un aspetto della sua personalità, a ogni pezzo del suo corpo una sfida”.

Frammenti dell’autobiografia, cronache di giornale, discorsi pubblici, poesie, vanno a comporre il puzzle di un uomo che, sulle orme di Malcolm X, fino all’ultimo momento, anche quando ormai soffriva di Parkinson, ha saputo usare la sua popolarità per dire ‘basta’ al razzismo.

Chi non conosce la sua storia, le sue origini, resterà sopraffatto dalla potenza fisica, ma soprattutto umana, di questa figura “mitologica”.

Allenamento, costanza e forza di volontà, queste le costanti della vita del pugile che – secondo Di Leva e Carbone – dovrebbero essere fonte d’ispirazione per tutti.

Muhammad Ali di Pino Carbone e Francesco Di Leva

Napoli, Teatro Nuovo – da mercoledì 24 a domenica 28 ottobre 2018

Inizio spettacoli ore 21.00 (mercoledì e giovedì), ore 18.30 (venerdì e domenica), ore 19.00 (sabato)

Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it

Da mercoledì 24 a domenica 28 ottobre 2018

Napoli, Teatro Nuovo

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro

presenta

Muhammad Ali

uno spettacolo di Pino Carbone e Francesco Di Leva

drammaturgia Linda Dalisi

con Francesco Di Leva

scene Mimmo Paladino, costumi Ursula Patzak

musiche Marco Messina e Sacha Ricci, luci Cesare Accetta

ricerche e consulenza Anna Maria Di Luca e Fausto Narducci

assistente scenografo Mauro Rea

collaborazione alla scenografia

Vincenzo Aquilone, Mariateresa D’Alessio, Michele Lubrano Lavadera

aiuto regia Riccardo Pisani

assistente costumista Giovanna Napolitano produzione

regia Pino Carbone

durata della rappresentazione 60’ circa, senza intervallo

L’ispirazione nasce concretamente dal corpo di Muhammad Ali, un corpo allenato, messo in gioco, sfidato, osannato, osservato, acclamato; un corpo astuto che sa come attutire un colpo, un corpo pronto, forte, nero, in ebollizione. Un corpo che fa delle differenze una forza, un vanto, una battaglia. Un attore e un regista, traendo ispirazione dal corpo del indimenticabile pugile, metafora della forza che supera ogni limite, si confrontano, sotto gli occhi del pubblico, con il senso dell’impossibile e della sfida.

“Impossibile è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo. Impossibile non è un dato di fatto, è un’opinione. Impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è uguale per tutti. Impossibile non è per sempre.” Incontrare Muhammad Ali, la nostra prima sfida, il nostro primo desiderio. Far avvenire questo incontro in uno spazio, in scena, con il pubblico che ci guarda, con le luci che ci illuminano.

Un incontro da costruire, da immaginare come momento meraviglioso, perché impossibile. “Ho lottato contro un coccodrillo, ho lottato con una balena, ho ammanettato i lampi, sbattuto in galera i tuoni. L’altra settimana ho ammazzato una roccia, ferito una pietra, spedito all’ospedale un mattone. Io mando in tilt la medicina.”

In scena proviamo a rincorrerlo, rincorrere lui, il suo personaggio, la sua importanza, le sue parole irriverenti, veloci, in rima, pesanti, leggere, fondamentali. Rincorrere la sua vita, il suo carisma, la sua sicurezza. Rincorrere la sua velocità con la nostra velocità, la sua forza con la nostra forza, la sua infantilità con il nostro essere bambini, la sua icona con la nostra volontà.

Rincorrerlo per affrontarlo, affrontare ogni suo aspetto: quello sportivo, quello politico e quello privato. “Cassius Clay è un nome da schiavo. Io non l’ho scelto e non lo voglio. Io sono Muhammad Ali, un nome libero. Vuol dire amato da Dio. Voglio che la gente lo usi quando mi parla e parla di me.”

In scena un attore e un regista, che sotto gli occhi del pubblico costruiscono emotivamente, poeticamente e artisticamente lo spettacolo. La nostra ispirazione nasce concretamente dal suo corpo, il corpo di Muhammad Ali, un corpo allenato, messo in gioco, sfidato, osannato, osservato, acclamato, un corpo astuto, che sa come attutire un colpo, un corpo pronto, forte, nero, un corpo in ebollizione. Un corpo che fa delle differenze una forza, un vanto, una battaglia. “Se la mia mente può concepirlo e il mio cuore può crederlo, allora io posso compierlo.”

Abbiamo immaginato di scomporlo il suo corpo, pezzo per pezzo, con la stessa attenzione che richiede l’osservazione dell’avversario prima di un incontro. Con lo stesso interesse che merita il vincitore dopo un incontro, accostando ad ogni pezzo del suo corpo un aspetto della sua personalità. Ad ogni pezzo del suo corpo una sfida. “Sono il re del mondo, sono carino, sono cattivo. Ho scosso il mondo, ho scosso il mondo, ho scosso il mondo!”

Francesco Di Leva e Pino Carbone