Di: Rosa Carandente
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“Accarezzami, amore,
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all’alba
se io sarò tra le tue braccia”
Quanta umanità ed intensità in queste poche righe?
È così che può essere descritta in due parole, la rappresentazione di Alda Merini nello spettacolo scritto e diretto dal poeta Antonio Nobili “Dio arriverà all’alba”.
La scenografia è popolare e disordinata, come il periodo di vita della Merini, che vive in una piccola casa sui Navigli a Milano tra il suo disordine poetico, ma sono i personaggi ad allestirla con la loro presenza scenica.
Alda Merini è reale e fantastica nella rappresentazione e nella fisicità di Antonella Petrone.
Paolo, interpretato da Valerio Villa è giovane e bello come tutti gli amori nascenti, mentre l’ anima di Alda è rimasta una bambina, incarnata da Sharon Orlandini.
Lo spettacolo si sviluppa nella vita quotidiana di Alda, circondata da amici, dottori e dalla sua anima bambina.
Alda incontra Paolo, uno studente incaricato da un suo amico professore di scrivere sulla poesia contemporanea, ed incontra l’amore, quello semplice e pieno di poesia, a cui doni tutto senza chiedere nulla in cambio.
La poetessa si racconta in tutte le sue sfaccettature; nella sua solitudine e malattia del periodo milanese, nella sofferenza di una madre che abbandona, di una figlia mai capita, e nelle vesti di moglie di un panettiere che ha forse troppo amato.
Durante lo spettacolo non mancano l’ironia e le battute pungenti di Alda, rivolte soprattutto al dottore e alla coppia Arnoldo e Anna, giovani innamorati e imbranati, che bilanciano una narrazione densa ed emozionante con momenti di vibrante leggerezza .
I dialoghi della poetessa, protetta da un corpo diventato sempre più ingombrante, con la sua anima bambina, danno tutta l’idea della dicotomia vissuta dalla Merini tra sofferenza e voglia di lottare e vivere per la sua poesia, capace di riportarla alla luce anche dopo gli anni bui del manicomio.
La bellezza di questo spettacolo sta tutta lì: una narrazione realistica ed emozionante della donna Alda Merini che non può prescindere dalla sua poetica, e dalla sua semplice ed umana anima ancora bambina; ed Antonio Nobili è perfetto nella sua stesura teatrale a delinearne le sfumature, non facendo mancare nessun tipo di emozione allo spettatore.
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