Di: Sergio Palumbo
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Il secondo titolo in cartellone del San Carlo Opera Festival 2018, dopo Tosca, è Rigoletto di Giuseppe Verdi, che torna sulle scene del Massimo napoletano dopo appena un anno, in un nuovo allestimento, a cura della stessa compagine che ha curato quello di Tosca. Con un’operazione di riciclo creativo, un po’ per contenimento di budget, un po’ per l’alternarsi delle due opere di sera in sera nelle diverse rappresentazioni in programma, le scene di Francesco Zito recuperano diversi elementi già visti in Tosca, come le colonne della Chiesa di Sant’Andrea della Valle o gli spalti di Castel Sant’Angelo, qui richiamati quasi integralmente, al netto dello stemma pontificio, nel terzo atto. Bisogna cancellare dalla memoria Tosca per poter apprezzare questo allestimento (altrimenti si può pensare che la locanda di Sparafucile sia un improbabile bar all’aperto sul Mausoleo di Adriano), ma anche in questo caso le scene di Francesco Zito hanno indubbiamente un gran fascino, con elementi notevoli come le bellissime sculture equestri nel primo atto, ma alcune scelte possono essere discutibili, come quella di mantenere le colonne del Palazzo Ducale anche nella seconda parte del primo atto (sicuramente per motivi di velocità nel cambio scena, ma la scelta appare comunque poco convincente), così come il fondale di uno statico cielo nuvoloso nel terzo atto, che poco fa pensare ad una tempesta. Proprio a proposito della tempesta, non si può non rilevare come il disegno luci di Bruno Ciulli, fino a quel punto di ottimo livello, sia in quella scena decisamente perfettibile, anche in virtù del fatto che solo ad esso è delegata la resa visiva dell’evento meteorologico. Sempre pregevoli i costumi di Giusi Giustino.
Pier Giorgio Morandi, già sul podio del San Carlo per il Rigoletto di cinque anni or sono, pone l’orchestra al servizio del racconto, talvolta penalizzando leggermente il volume della buca, ma con tempi e dinamiche che esaltano la forza drammatica dell’opera. Molto bene il coro, preparato per l’ultima volta da Marco Faelli.
George Petean, già nel ruolo del titolo al San Carlo lo scorso anno, si fa apprezzare per la voce potente e dalla ricca e variopinta gamma espressiva. A patto di perdonargli una certa goffaggine dal punto di vista recitativo nella scena della maledizione, la prova del baritono rumeno merita pienamente l’ovazione del pubblico, sia al termine della rappresentazione che a scena aperta, soprattutto dopo la perfetta ed intensa esecuzione dell’aria “Cortigiani, vil razza dannata”. Arturo Chacón-Cruz è un Duca di Mantova spavaldo, di sicuro fascino e dal timbro brillante, con buono squillo e buone doti recitative e conquista il pubblico sin da “Questa o quella per me pari sono” fino a “La donna è mobile” ed al quartetto dell’ultimo atto, ma è nell’aria “Parmi veder le lagrime” che il tenore messicano tocca la punta più alta della sua interpretazione. La giovane quanto talentuosa Marina Monzò colpisce per la voce pregevole per colore, volume ed emissione, oltre ad una notevole pertinenza scenica nel ruolo di Gilda. La sua “Caro nome” è esemplare. Nino Surguladze conferisce avvenenza e carisma alla sua Maddalena, mentre George Andguladze è uno Sparafucile poco convincente, soprattutto nei registri più gravi. Nel resto del cast, completato con decoro da Donato di Gioia (Marullo), Cristiano Olivieri (Borsa), Enrico Di Geronimo (Conte di Ceprano), Angela Fagnano (Contessa di Ceprano), Rosario Natale (Usciere) e Silvana Nardiello (Paggio), spicca Gianfranco Montresor nel ruolo del Conte di Monterone.
Rigoletto sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 21 luglio 2018.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
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