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Giovedì 15 marzo 2018, Teatro Elicantropo di Napoli

Aiace di Ghiannis Ritsos

Viola Graziosi dà vita, in scena, a una versione del tutto nuova del dramma,

in cui le vicende dell’eroe sono evocate attraverso la voce di una donna

Sarà in scena al Teatro Elicantropo di Napoli, da giovedì 15 marzo 2018 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 18), Aiace di Ghiannis Ritsos nella traduzione di Nicola Crocetti, interpretato da Viola Graziosi, con la regia di Graziano Piazza, la scenografia musicale di Arturo Annecchino e i costumi di Valentina Territo.

L’Aiace di Ritsos, scritto tra il 1967 e il 1969, è una rilettura della tragedia di Sofocle, attraverso la quale il poeta, considerato tra i più grandi del 900, offre una visione lucida e cruda della sua contemporaneità, umana e politica.

E’ un eroe per forza, umiliato dall’impotenza della ‘normalità’, di ciò che gli altri gli impongono di essere, ma, in quest’allestimento presentato da Sycamore T Company di Roma, è celebrato e interpretato al femminile.

La rilettura del poeta greco Ritsos, nella traduzione di Nicola Crocetti, è quella che ha ispirato il regista Graziano Piazza. Continua a emozionare e a far riflettere il pubblico su quanto quest’uomo, tenace eppure deluso, imponente e al tempo stesso fragilissimo, possa essere non più l’eroe ma ognuno di noi, incapace di scendere a patti per continuare a vivere.

“Nel mettere in scena oggi questo testo – spiega il regista – ho voluto capovolgerne le parti per interrogare il lato femminile, sensibile dell’eroe, quella voce muta che finalmente arriva al centro della scena e prende parte alla battaglia del vivere. Combatte le sue vicende quotidiane, teso verso un percorso mitico, cui il destino fa compiere azioni ridicole, che, infine, scopre la liberazione di perdere ogni cosa”.

Aiace ricorda e si strugge, fino a rinascere al ricordo del giorno di sole, passato a Salamina. Questo personaggio, a metà tra l’eroe e l’eroina nei giorni nostri, scende le scale del passato, lacrimando e smarrendosi, per poi sbocciare come i fiori cresciuti sulle armature dei soldati sconfitti.

La voce maschile che si ode in scena ricorda che “in ogni pozzo e dentro di noi c’è una bella donna annegata, una donna annegata che non vuole morire”. Quella donna, poco amata e rispettata dallo stesso Aiace, diventa la protagonista di questo spettacolo, che negli anni si è caricato di pathos e di significato, fino a mostrare quanto siamo piccoli di fronte al fluire della vita.

“Dramma interiore – conclude il regista – di quanto, al di là del genere, il mito ci abita, ci muove, ci sorprende nelle piccole pieghe quotidiane della nostra esistenza contemporanea, ci permea di grandezza e d’impotenza nello stesso tempo”.

Aiace di Ghiannis Ritsos

Napoli, Teatro Elicantropo – dal 15 al 18 marzo 2018

Inizio spettacoli ore 21.00 (dal giovedì al sabato), ore 18.00 (domenica)

Info al 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio)

Da giovedì 15 a domenica 18 marzo 2018

Napoli, Teatro Elicantropo

Sycamore T Company

presenta

Aiace

di Ghiannis Ritsos,

traduzione di Nicola Crocetti

con Viola Graziosi

voce Graziano Piazza

scenografie musicali Arturo Annecchino,

costumi Valentina Territo

registrazioni e mix David Benella,

assistente alla regia Ester Tatangelo

regia di Graziano Piazza

Durata della rappresentazione 55’ circa, senza intervallo

Chi sono? Dove vado? Che cosa voglio? Contro cosa combatto?

Nell’antica Grecia l’Eroe rispondeva al bisogno di concretizzare nella figura di un essere, che racchiudeva in sé attributi divini e umani, la storia, la vita e le aspirazioni sociali e morali del gruppo umano al quale apparteneva.

Oggi non abbiamo più “Eroi”, Aiace si è suicidato. Nell’assenza di riferimenti, aspirazioni, ideali in cui viviamo, c’è una donna che fino ad ora è rimasta a guardare sulla porta. Lei, seppur attraversata dal dolore della perdita, è anche l’unica testimone, superstite, dalla quale tentare di ripartire.

Sarà quindi lei a ripercorrere la vicenda di questo anti-eroe moderno del poema di Ritsos, il quale ha dissipato tutte le sue energie per combattere contro i suoi stessi fantasmi alla ricerca di riconoscimento, fama, gloria, celebrità.

Metafora della lotta contro il proprio ego, contro i propri nemici e mostri interiori, la voce e il corpo della donna/Aiace dovranno fare strage di questi “animali” che ognuno di noi si porta dentro, per potersi finalmente abbandonare alla libertà dell’essere, al di-là del genere maschile o femminile, eroe o antieroe, vivo o morto.

L’ultima battaglia per conoscere se stessi e liberarsi dalla prigionia dei propri bisogni viene messa in atto in questi versi. Oggi solo la liquidità femminile che si adatta alle forme può condurre fino in fondo l’esperienza del “perdere ogni cosa”, per riconoscerci parte di un Tutto.

Alle Donne il compito di incarnare il Mito. Gli Uomini intanto fuggono nel Fato. Resta il suono della loro assenza…