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Giovedì 8 febbraio 2018, Teatro Nuovo di Napoli
Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill
Dopo Tennessee Williams e Edward Albee, Arturo Cirillo, regista e interprete di
grande sensibilità, conclude la sua trilogia americana con la celebre pièce di O’Neill
Dopo aver messo in scena Zoo di vetro di Tennessee Williams e Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee, il regista Arturo Cirillo conclude la trilogia con la drammaturgia statunitense contemporanea, ideata e prodotta da Tieffe Teatro Milano, scegliendo Lunga giornata verso la notte del premio Pulitzer Eugene O’Neill, in scena, da giovedì 8 febbraio 2018 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 11), al Teatro Nuovo di Napoli.
E’ la più autobiografica delle opere di O’Neill, e debuttò sulle scene nel 1956 tre anni dopo la sua morte. Vinse il Premio Pulitzer per la drammaturgia, il quarto per O’Neill e il primo postumo nella storia del premio.
Interpretato da Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Rosario Lisma e Riccardo Buffonini, Lunga giornata verso la notte è una sorta di metronomo del dolore, che, nell’arco di un giorno, scandisce la crisi della famiglia Tyrone, mettendo a confronto quattro diversi fallimenti esistenziali.
Il padre James è un attore sul viale del tramonto, la moglie Mary una donna rovinata dall’abuso di morfina, il figlio James Jr. un alcolista disadattato. La famiglia si sgretola sotto gli occhi del figlio minore Edmund, tornato a casa dopo un’esperienza da marinaio con l’ambizione di diventare scrittore.
È sempre la famiglia quella che si mette in scena, come se il grande sogno americano non potesse non partire da lì, dove tutto ha inizio e dove tutto, a volte, finisce. E’ una lunga notte, ancora in compagnia di un fiume di alcol, questa volta con il senso di una malattia e la dipendenza da droghe.
“Come nei due testi già portati in scena – chiarisce il regista – anche qui ciò che m’interessa non è tanto uno spaccato americano, per di più in questo caso con personaggi d’origine irlandese, ma la forza dei dialoghi e la possibilità di costruire quattro grandi interpretazioni. E se negli spettacoli precedenti avevo usato un impianto volutamente non naturalistico per uscire dal melò e da una certa convenzionalità, qui è il teatro nel suo chiaro essere ad apparirmi alla mente”.
Per quest’allestimento, Arturo Cirillo ha compattato il dramma, portandolo dagli originali quattro atti a un tempo unico, ed eliminando il personaggio di Cathleen, perché non è più necessaria la figura della cameriera con cui la madre dialoga per capire che è ricaduta nella droga. Anche l’epoca è cambiata, perché dall’originale 1912 siamo ora negli anni ’50, quando il dramma è andato in scena per la prima volta.
Il dramma passa dal mattino alla notte, un percorso che corrisponde a quello delle loro vite, dalla speranza alle aspirazioni, fino al crollo e al buio della notte, appunto, in cui tutti sembrano voler chiudere gli occhi sul proprio fallimento e sulla condizione degli altri.
Lunga giornata verso la notte di Eugene O’Neill
Napoli, Teatro Nuovo – da giovedì 8 a domenica 11 febbraio 2018
Inizio spettacoli ore 21.00 (giovedì e sabato), ore 18.30 (venerdì e domenica)
Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it
Da giovedì 8 a domenica 11 febbraio 2018
Napoli, Teatro Nuovo
Tieffe Teatro Milano
presenta
Lunga giornata verso la notte
di Eugene O’Neill
traduzione Bruno Fonzi
con
Milvia Marigliano, Mary
Arturo Cirillo, James
Rosario Lisma, James Jr.
Riccardo Buffonini, Edmund
scene Dario Gessati
costumi Tommaso Lagattolla
luci Mario Loprevite
assistente alla regia Mario Scandale
assistente alle scene Maddalena Moretti
assistente ai costumi Donato Di Donna
regia Arturo Cirillo
Un ringraziamento per la collaborazione a Lucia Rho
Durata della rappresentazione 120’ circa, senza intervallo
Per concludere la trilogia americana affrontata con il Teatro Menotti di Milano, e nata qualche anno fa da un desiderio di un incontro scenico tra me e Milvia Marigliano, ho scelto “Lunga giornata verso la notte” di Eugene O’Neill.
Dopo i fortunati “Zoo di vetro” di Wiiliams e “Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Albee, ci confrontiamo con un altro grande drammaturgo statunitense.
È sempre la famiglia quella che si mette in scena, come se il grande sogno americano non potesse se non partire da lì, dove tutto ha inizio e dove tutto a volte si conclude.
Una lunga notte, ancora in compagnia di un fiume di alcol, questa volta con in più anche il senso di una malattia (nel testo era tubercolosi, oggi potrebbe essere cancro), e la dipendenza da droghe (nel testo era morfina oggi potrebbe essere anfetamina, cocaina o altro).
Come nei due testi già portati in scena, anche qui ciò che m’interessa non è tanto uno spaccato americano, per di più in questo caso con personaggi d’origine irlandese, ma la forza dei dialoghi e la possibilità di costruire quattro grandi interpretazioni.
Con dei dovuti tagli essendo il testo di O’Neill, come quello di Albee, molto prolisso, difetto ricorrente negli autori statunitensi. E se negli spettacoli precedenti avevo usato un impianto volutamente non naturalistico per uscire dal melò e da una certa convenzionalità, qui è il teatro nel suo chiaro essere ad apparirmi alla mente.
Il capofamiglia è un attore, dalla carriera incerta, il suo primogenito è stato un attore senza motivazioni ma costretto a recitare dal padre, desideroso di vederlo in qualche modo sistemato.
Ma attori li possiamo considerare tutti e quattro i protagonisti di questa rappresentazione di una lunga nottata, dove la nebbia è data dalla macchina del fumo, dove gli attori/personaggi escono e rientrano nel proprio camerino, come nella propria solitudine.
Il testo di O’Neill mi si è rivelato come un enorme celebrazione dell’immaginazione, dove i personaggi hanno continuamente un doppio binario di menzogna e verità, ma per citare il titolo di un libro di Elsa Morante, a vincere è il sortilegio: della droga, dell’alcol, ma soprattutto del teatro.
Arturo Cirillo
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