Di: Sergio Palumbo
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Dopo “La fanciulla del west”, la stagione lirica del Teatro San Carlo di Napoli prosegue con un’altra opera di Giacomo Puccini, ma questa volta si tratta di un titolo molto più rappresentato, rispetto al precedente, sulla scena napoletana e decisamente tra i più amati dal pubblico partenopeo: la Bohème. Con l’apertura al pubblico della prova generale, il San Carlo rinnova il proprio impegno per il sociale, devolvendo parte del ricavato alla Fondazione Pascale di Napoli ed in particolare al progetto di ricerca clinica e biomolecolare E.C.Co. (Endometrial Cancer Conservative treatment) del Dipartimento di Ginecologia Oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale.
L’allestimento del Teatro Massimo di Palermo è di stampo tradizionale e non tradisce le aspettative del pubblico. Le scene ed i costumi di Francesco Zito portano il pubblico nelle atmosfere della Parigi di fine ‘800 e ricalcano bene le descrizioni del libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Di grande impatto visivo, in particolare, il secondo quadro, con un quartiere latino vivace (anche grazie all’ottimo coro diretto da Marco Faelli ed all’allegro e festante coro delle voci bianche diretto da Stefania Rinaldi) ed un elegante Momus in stile liberty, ed il terzo quadro, alla barriera d’Enfer, dove il mirabile disegno luci di Bruno Ciulli contribuisce a rendere ancor più suggestiva una scena dal notevole naturalismo. La regia di Mario Pontiggia si attiene piuttosto scrupolosamente alle indicazioni del libretto, non rinunciando però ad introdurre qualche simpatica trovata nelle scene giocose dei quattro amici nella soffitta (molto divertente l’idea di simulare, nel quadro quarto, una lotta di sumo come finto duello tra Colline e Schaunard, resa ancor più spassosa dal contestuale secondo ingresso di Benoît, cacciato a cuscinate mentre prova a reclamare nuovamente i soldi dell’affitto).
Sul podio dell’Orchestra del Teatro San Carlo, Stefano Ranzani stacca tempi molto briosi nei primi due quadri, che virano, con spiccata sensibilità, verso una dimensione più intima nell’ultimo, anche attraverso un sapiente utilizzo delle pause che vanno quasi a creare degli efficaci “fermo immagine” sulla scena, ben sottolineando la dicotomia tra vita e morte che pervade l’opera pucciniana.
Massimiliano Pisapia, (che si alternerà nelle recite con Jean-François Borras) è un Rodolfo sicuro di sé, dalla voce generosa e dagli acuti squillanti. Più che meritati gli applausi per lui al termine della celebre aria “Che gelida manina”. Parte invece con qualche incertezza, nella sua successiva aria, la Mimì di Elena Mosuc (che si alternerà con Eleonora Buratto), ma il soprano rumeno si riscatta nei successivi quadri, ed in particolare nell’ultimo, conferendo al suo “Sono andati? Fingevo di dormire” accenti teneri ed appassionati di grande intensità. Gladys Rossi, che si alternerà nel ruolo di Musetta con Francesca Dotto, colpisce per le doti attoriali, ma la voce, seppur dal bel colore, difetta leggermente di volume. All’altezza dei rispettivi ruoli Vincenzo Nizzardo (un Marcello dalla gradevole presenza scenica), Alessio Verna (un brillante Schaunard) e Laurence Meikle (Colline), che però risulta un po’ troppo cavernoso nella sua “Vecchia zimarra”. Molto bene anche Matteo Ferrara nel doppio ruolo Benoît/Alcindoro ed il Parpignol di Stefano Pisani.
La Bohème di Giacomo Puccini sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 16 gennaio 2018.
Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it
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