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Piccolo Bellini
Le funambole
di Rosario Sparno
liberamente tratto dal romanzo “Maruzza Musumeci” di Andrea Camilleri.
con Antonella Romano e Rosario Sparno
installazioni Antonella Romano
costumi Alessandra Gaudioso
luci Riccardo Cominotto
un progetto di Bottega Bombardini
si ringrazia la Compagnia Lunaria Teatro
produzione Associazione Casa del Contemporaneo – Centro di produzione teatrale
Sicilia, 1930. Un piccolo paesino sul mare, sta per essere sconvolto da un terremoto; poco prima, però, un altro evento altrettanto sconvolgente turberà la quiete del luogo: l’arrivo delle funambole.
A raccontarci la storia che ha il sapore di un antico “cunto” siciliano, un uomo e una donna; lo condividono con noi sussurrandolo in una lingua incantevole, l’una, ricamando il ferro a mani nude, l’altro, lucidandolo con l’acqua di mare. Insieme, ci portano in un un mondo dove il caso, le catastrofi naturali e quelle provocate dall’uomo vanno di pari passo, creando situazioni surreali, divertenti e paradossali. Rosario Sparno e Antonella Romano portano in scena un racconto ispirato all’opera di Andrea Camilleri, su un palcoscenico abitato dalle suggestive installazioni realizzate dalla stessa Romano: figure mitiche, leggere e trasparenti, forgiate con il ferro, il piperno; materiali che con la loro forza sottolineano, per contrasto, l’anelito di affrancamento e il desiderio di volare via.
Info spettacolo:
Piccolo Bellini, dal 9 al 14 gennaio 2018
Orari: feriali ore 21:15 – domenica ore 18:30
Prezzi: intero euro 18,00, ridotto euro 15,00 – Under29 euro 10,00
Le funambole
di Rosario Sparno
liberamente tratto dal romanzo “Maruzza Musumeci” di Andrea Camilleri.
con Antonella Romano e Rosario Sparno
installazioni Antonella Romano
costumi Alessandra Gaudioso
luci Riccardo Cominotto
un progetto di Bottega Bombardini
si ringrazia la Compagnia Lunaria Teatro
produzione Associazione Casa del Contemporaneo – Centro di produzione teatrale
Un “cunto”.
Quello che viene presentato è un “cunto” della tradizione siciliana.
Un racconto, che si svolge su un’ isola abitata da sirene e uomini forti, che richiama i personaggi dell’Odissea di Omero, e si snoda tra magia, fantasia e realtà sullo sfondo di leggende arcaiche e superstizioni della Sicilia di fine ‘800 e inizio ‘900.
Tratto dal racconto di Andrea Camilleri “Maruzza Musumeci”, quella che viene proposta è una storia mostruosa e seducente come lo sono le storie antiche dove cielo e mare si incontrano.
Una donna ricama con le sue mani sculture di ferro; Un uomo dona lucentezza a quelle sculture con acqua di mare.
Due fratelli, due artigiani, si fanno compagnia, mentre lavorano alla loro opera più magica, una lunga coda di sirena.
“Il cunto” è condiviso, sussurrato, nella lingua incantevole di Camilleri, che è musica per chi vuole raccontare, per chi desidera ascoltare e farsi compagnia.
Attenti a non tagliarsi con quel filo che cuce, che fila e che sfila ed ha sapore di ferro, di mare e di vendetta.
Le istallazioni di Antonella Romano
Antonella Romano, è un’artista a tutto tondo, proviene, infatti, dal teatro.
Antonella ricama a mani nude. Intreccia chilometri di fil di ferro in un minuzioso e certosino lavoro che forgia figure mitiche e straordinarie. Immagini delicate, leggere, dense di significati e significanti.
Uno stile unico, il suo.
Un lavoro femminile e al femminile. In scena una bellissima Sirena a rappresentare la libertà, l’istinto, la fluidità, il femmineo, figura carica di simbologia: la summa dell’indagine poetica dell’artista partenopea.
Istallazioni, scenografia, sculture di trame contenenti profonde riflessioni che, seppur composte da un materiale forte quale il ferro, anelano a dare l’impressione di trasparenza, di effimero.
Come la stessa Maruzza, una roccia che abita una marea di fragilità e debolezze, dalle quali, trae potenza e bellezza.
Leggere e pregne di significato, le sue installazioni, sono veri e propri ricami in ferro. Figure leggere, trasparenti, ma forgiate con elementi duri quali il ferro, il piperno, a sottolineare la forza dei materiali, delle radici e per contrasto, l’anelito di affrancamento e il desiderio di volare via. Nel suo operato si evidenza il grande amore per la natura, per la vita, ma prepotente è anche il rapporto con la morte, col dolore.
Lello Arena in “Parenti serpenti”, di Carmine Amoroso, dal 12 al 18 gennaio 2018 al Teatro Augusteo di Napoli
“Questi fantasmi!”, di Eduardo De Filippo, regia di Marco Tullio Giordana , dal 9 al 21 gennaio 2018 al Teatro Bellini di Napoli